Pagine di Maura Del Serra





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        Se è vero che "il sogno della città ideale è la forza trainante della storia", in quanto la città utopica e perfetta, la Gerusalemme celeste, è posta all'omega della storia stessa, come sua culminazione e consumazione ("fine" nel doppio senso del sostantivo), è altrettanto certo che questa apocalittica ed apocatastatica civitas Dei, quale suprema architettura etica e spirituale dell'uomo, contiene sempre in sé, come nocciolo prezioso o perla-cuore incastonata nella conchiglia, il suo giardino edenico, il paradiso dell'anima o, tout-court, "il giardino-anima". Da sempre, nei miti di creazione delle culture occidentali ed orientali, e nella congenere poesia antica e moderna, l'immagine edenica per eccellenza del paradiso primigenio, sempre perduto e sempre inseguito, è quella di un'intatta ed intangibile, liberatrice ma cintata conchiglia verde di pienezza significante e di fervida quiete, "serbatoio di contenuti ideali" e "laboratorio di segni", specchio degli elementi naturali che riflettono ed alimentano le potenze dell'anima umana, giacché la città comprende i suoi giardini come il corpo comprende e abbraccia - spesso non senza spine - la sua anima.

Dalla quarta di copertina