Banca Dati "Nuovo Rinascimento" LETTURE DEL SONETTO RISCONTRI NICCOLÒ MACHIAVELLI, Sonetti a Giuliano di Lorenzo de' Medici, in NICCOLÒ MACHIAVELLI, Tutte le opere, a cura di MARIO MARTELLI, Firenze, Sansoni Editore («Le voci del mondo»), 1971, pp. 1003-1004 I Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti con sei tratti di fune in su le spalle; l'altre miserie mie non vo' contalle, poiché così si trattano e' poeti! 4 Menon pidocchi queste parieti bolsi spaccati che paion farfalle, né fu mai tanto puzzo in Roncisvalle o in Sardigna fra quegli alboreti, 8 quanto nel mio sì delicato ostello. Con un romor, che proprio par che 'n terra fúlgori Giove e tutto Mongibello, 11 l'un si incatena e l'altro si disferra con batter toppe, chiavi e chiavistello: un altro grida: «È troppo alto da terra!» 14 Quel che mi fe' più guerra fu che, dormendo presso a la aurora, cantando sentii dire: «Per voi s'òra». 17 Or vadin in buona ora, purché vostra pietà ver me si voglia, buon padre, e questi rei lacciuol ne scioglia. 20 II In questa notte, pregando le Muse che con lor dolce cetra e dolci carmi dovesser visitar, per consolarmi, Vostra Magnificenzia e far mie scuse, 4 una comparse a me, che mi confuse, dicendo: «Chi se' tu ch'osi chiamarmi?» Dissigli il nome; e lei per straziarmi mi batté al volto e la bocca mi chiuse, 8 dicendo: «Niccolò non se' ma il Dazzo poiché ha' legato le gambe e i talloni, e sta' ci incatenato come un pazzo». 11 Io gli volevo dir le mie ragioni; lei mi rispose e disse: «Va' al barlazzo con quella tua commedia in guazzeroni». 14 Dàtegli testimoni, Magnifico Giulian, per l'alto Iddio, come io non sono il Dazzo ma sono io. 17 immesso in rete il 20 dicembre 1995 |