Pagine di Maura Del Serra






Dalla prefazione a L'albero delle parole

Con L'albero delle parole il Concorso "Giangurgolo" [...] entra nel vivo dei grandi valori che sorreggono e motivano l'esistenza umana. L'amore, la libertà, la giustizia, la solidarietà umana - che è poi una variante dell'amore stesso - trovano concreta espressione in figure e azioni proposte in armonica sinergia per motivare una proposta di ecumenismo, che ha un senso certamente valido nella realtà sociale del mondo contemporaneo.
Si può anche dire che l'opera illustri le strategie di realizzazione concrete di tali valori ed insieme il cammino travagliato dello spirito umano [...].
I grandi valori della fede cristiana si fondono, dunque, con le aspirazioni morali da sempre espresse dalla fede nell'uomo: nella visione dell'Autrice le grandi barriere dei dogmi sociali vengono abbattute dalla forza creativa dello spirito, tutto teso a realizzare una città dell'uomo libera da ipocrisia e da infingimenti.
La comunità di don Fausto Romani, che è punto di riferimento centrale dell'opera, somiglia a volte a quella di don Lorenzo Milani, il prete scomodo di Barbiana; ma in fondo essa parte dalle conquiste di quella. La coscienza dei giovani di don Fausto è quella di don Lorenzo, ma in essa vi è anche il fondamento di un'idea nuova, che solo in embrione è presente nei ragazzi di Barbiana: un impegno ben più ampio ed universale che si volge al mondo, rifutando le strumentalizzazioni intriganti e i compromessi propri del banalismo politico.
"è la lingua che fa uguali" era uno dei messaggi vissuti e proposti dalla Comunità di don Milani; nella comunità di don Fausto questa verità si arricchisce della ancor più viva tematica della parola intesa sì come messaggio, ma anche come strumento indispensabile per la rivoluzione delle coscienze; così infatti, la Del Serra fa dire ad uno dei giovani della comunità: "le parole muovono le braccia nostre e quelle degli altri: anche le parole scavano come vanghe, picchiano come pietre e filano come aquiloni o cascano come mosche morte. Dipende da come e perché si usano".
L'albero delle parole è, dunque, quello che cresce dal diario della comunità, dalle storie di tutti i giovani, dai memoriali di don Fausto e da esso - al di là della verifica degli altri - traggono nutrimento i giovani di don Fausto: maturità è scoprire i frutti della propria coscienza, nutrirsene vuol dire, poi, penetrare nella coscienza degli altri attraverso le scelte di vita, che si aprono alla luce dei valori conquistati. Amore è, perciò, questa storia di osmosi spirituale, che si ha con gli altri e che riesce a dare certezza e fede, indipendentemente da ciò che la realtà è in quel momento storico: certezza e fede, dunque, nelle scelte che si operano e perciò nel messaggio che si esprime, in vista di un futuro del quale protagonista è l'uomo, rinnovato nella sua saggezza dalla prospettiva ecumenica.
Il valore dell'opera è, dunque, sostanzialmente affidato alla parola; e ciò le dona una vasta gamma di possiblità espressive: in campo letterario e altresì - a maggior ragione - in campo teatrale, poiché la poliedricità delle possibili letture consegna all'attore un patrimonio espressivo che è tanto più grande, quanto più la sensibilità dell'interprete s'avvicina al messaggio dell'Autrice.

NINO SAMMARCO
Catanzaro, Rubbettino-Calabria Letteraria Editrice, 1990