Pagine di Maura Del Serra


La fonte ardente
Due atti per Simone Weil




MAURA DEL SERRA, La fonte ardente. Due atti per Simone Weil, "Hystrio", n. 4, 1991

Di Maura Del Serra, poetessa e studiosa, si sa, in quel circoscritto campo di Agramante che sono le nostre lettere, quel tanto che basta a distinguerla per rigore e per assolutezza di postulati. Proprio l'altezza della sua posta e la tensione interna conveniente a raggiungerla e a tentare l'ascesa intellettuale e spirituale tengono in una sorta di soggezione il suo lettore. L'intellettuale accompagna fino a un certo punto il suo movimento, fino a quando cioè non trasale intuitivamente e appassionatamente a tutt'altro regime che resta però ineccepibilmente intellettivo. Mi pare quasi inevitabile che l'incontro con Simone Weil dovesse accadere. Nell'itinerario di Maura Del Serra la pietra miliare di Simone era ben ferma e visibile, attendeva: come era stato per altre donne d'eccezione forse anche per lei doveva rivelarsi decisiva. Non sarà sorpreso allora il lettore de La fonte ardente di trovarvi una pienezza di adesione che, pure nella compostezza del testo, avvicina l'opera a certe classiche agiografie. In sostanza è un tribolato e tragico appressamento a una sempre meno controversa santità che Maura voleva riconoscere e celebrare. Esso passa per esperienze capitali; tutte le stazioni del nostro angoscioso ed esaltante agonismo tra speranza e rimorso sono toccate: il secolo è un grembo di morte e di sofferenza trapassato dal duro anelito di vita e di verità di una martyr [...]. Drammaturgia singolare, questa; la immagino tradotta nelle sobrie ed efficaci tarsie di Rossellini didascalico, efficacissimo, come ricorderete. Infatti è una sostanziale e chiara lezione che ci viene fervorosamente proiettata, fitta di flash backs, ripresa dalla disputa dei sopravvissuti che si ostinano nel laborioso tormento di una sua definizione postuma.
Nel secondo atto Simone emerge dalle ambiguità della reminiscenza all'inferno presente. Ma non muta l'alta ed equilibrata chiaroveggenza del verso che assimila nella sua spaziata campitura, appunto un po' au dessous , ogni disparità. Il verso, o meglio la stesura ritmica ampia e sapiente sostiene la materia; nello stesso tempo la sovrasta: il suo senno è più alto delle oscurità del momento e delle incognite della ricerca. [...] Per noi, uomini dell'ascolto, il teatro di questo testo è nel suo evento; nel suo stesso proporsi asseverando, nel suo lucido proporsi contrastato e rilanciato dai suoi opposti. Ed è nella convinzione dell'argomentare e del dire di Maura. Non possiamo, questa volta, non fondere la persona dell'autore nella tempra dell'opera.

MARIO LUZI
"Hystrio", n. 4, 1991






Su "La fonte ardente" di Maura Del Serra

La fonte ardente è il frutto di un lungo e intenso periodo di studio e di confronto che Maura Del Serra ha avuto con il pensiero e soprattutto, con la personalità di Simone Weil. Le pagine di questo dramma sono infatti sostenute da una profonda conoscenza delle vicende della Weil e da un'accurata documentazione sull'ambiente e sugli incontri che hanno accompagnato la sua vita. I personaggi che incontriamo nel dramma, perciò, sono personaggi realmente esistiti, e molti degli eventi che vengono riportati sono effettivamente accaduti. Tuttavia, su questo materiale storico la Del Serra compie un'opera di decisa trasfigurazione poetica. Ciò si verifica non soltanto perché, come avverte l'Autrice, questi personaggi debbono essere intesi nel loro senso "esemplare", cioè "simbolico", ma soprattutto perché attraverso questi "simboli", fatti rivivere e interagire nel dramma, si cerca di penetrare il segreto cui già accenna l'immagine paradossale, di derivazione alchemica, scelta come titolo.
In che cosa consiste il segreto espresso dalla "fonte ardente"? Anzitutto, se vogliamo rifarci ad un concetto weiliano che la Del Serra richiama, esso consiste in una specie di forza, una forza interiore che sostiene e struttura la personalità di Simone, che le permette di agire costantemente senza mediazioni e compromessi, assumendosi ogni rischio in prima persona. Una tale forza è fatta emergere dalla Del Serra attraverso la messa in scena dei confronti e dei conflitti tra la Weil e le diverse figure che animano il dramma, amici avversari che non si sanno spiegare i motivi di certe scelte weiliane e che spesso vi si contrappongono in maniera immediata o finiscono, altrettanto immediatamente, per esserne conquistati.
È in dubbio, nel corso del dramma, se la forza interiore della Weil, il nocciolo della sua personalità, sia effettivamente compresa anche dalle persone a lei più vicine e più care: nel primo atto troviamo riuniti gli amici, il maestro Alain, la madre Selma, e tutti, ricordando Simone dopo la sua morte, continuano a interrogarsi sul suo essere. Vengono a galla ancora piccole invidie, lacerazioni, reazioni allo scandalo che lei ha suscitato. E soprattutto, attraverso questi ricordi, si delineano i conflitti che sono esplosi nei rapporti tra la Weil e alcuni suoi interlocutori, figure che la Del Serra ci descrive come meno originali, meno spontanee nelle loro già definite scelte ideologiche: la giovane Simone de Beauvoir ad esempio e, in modo diverso, l'esule Trotskij.
Ecco allora che, nell'azione drammatica, il tentativo di comprendere Simone, che accomuna le persone riunite per commemorarla, sfocia sempre più decisamente in una contrapposizione fra tesi, o meglio, nella contrapposizione di alcune tesi e di alcuni princípi - che sono volta a volta rappresentati da un personaggio del dramma - alla incessante ricerca weiliana, che mai trova uno sbocco definitivo, e che raramente accetta il rischio, dal canto suo, di farsi tesi. Nel primo atto, ed anche in gran parte del secondo, assistiamo percò ad una sorta di processo, dove pubblici accusatori, non sempre disinteressati, condannano l'intransigenza di Simone, la sua concezione del marxismo che, nonostante i disperati sforzi di "pensare e sentire con le masse" finisce sempre per porsi al di sopra di esse (come afferma Trotskij), la sua astrattezza intellettuale (che le viene rimproverata da Jöe Bousquet). Si tratta di un processo accusatorio che è reazione all'incomprensibile, allo scandaloso, che raggiunge addirittura i toni dell'insulto nella discussione con Bataille e in cui soltanto René Daumal non viene coinvolto, l'unico personaggio che è raffigurato davvero in sintonia con la Weil.
È nella tensione che scaturisce da questa sorta di processo, da questi attacchi e dalle reazioni ai comportamenti weiliani, i quali rischiano di minare le certezze saldamente possedute dai diversi interlocutori, che si evidenzia un primo aspetto della drammaticità che è propria de La fonte ardente. Una tale drammaticità, tuttavia, non si limita ad esplicarsi attraverso le contrapposizioni segnalate. Infatti assume un carattere tragico non solamente l'incomprensione della personalità di Simone, di quell'intima "forza" da cui scaturiscono certe scelte (un'incomprensione che a volte non risparmia neppure la sua stessa madre), ma anche il modo in cui lei risponde ai vari attacchi che le vengono rivolti. La Weil ricorda qui un po' Giovanna d'Arco - una Giovanna d'Arco simile a quella del film di Bresson -, la quale certamente non rinuncia a difendersi (anche se le è predestinata la parte di vittima sacrificale), ma si difende esclusivamente con la forza della sua buona fede. E proprio questo fatto costituisce nel dramma il motivo del suo fascino e forse anche lo strumento, in alcuni casi, della sua vittoria, raggiunta passando attraverso le più dure prove.
C'è tuttavia un altro aspetto che introduce degli elementi di tensione in questo dramma. Non si tratta più di quella tragicità che nasce dal rapporto lacerato tra i vari personaggi - una lacerazione che il dialogo non riesce a comporre -, bensì è in gioco una scissione che caratterizza più essenzialmente la personalità della Weil e attraverso la quale possiamo cercar di decifrare tanto il nucleo della sua forza quanto il senso del suo indifeso coraggio. Mi riferisco al desiderio sempre manifestato da Simone di partecipare a tutto ciò che è diverso e distante da lei, alla sua inesausta tensione verso il non essere ciò che si è. Una tale tensione verso l'altro da sé, il tentativo cioè di sperimentare sulla propria pelle ciò che le è negato, è attestato da numerosi episodi della biografia weiliana, alcuni dei quali ricordati ne La fonte ardente.
A ben vedere, anche una tale aspirazione, che paradossalmente si afferma attraverso la negazione di sé, comporta una notevole potenzialità tragica. Questa, tuttavia, non si esplica ne La fonte ardente attraverso la rappresentazione del dubbio e dell'indecisione che potrebbero coinvolgere la protagonista e che verrebbero ad esserne un adeguato sviluppo. Simone, come esclama René Daumal in una battuta, è forte, vive al di là di ogni dubbio. La tragicità che si manifesta nel dramma di Maura Del Serra - una tragicità che attraversa anche la vita della Weil - non è allora il frutto di una scissione interiore, della problematica coesistenza, portata a piena consapevolezza, di ciò che si è e di ciò che si vorrebbe essere. Simone invece prende su di sé questo nucleo paradossale, e lo rivolge all'esterno, lo trasforma in movente per l'azione, fa uso cioè della propria tensione per mettere tensione nel mondo circostante. È forse questo, in definitiva, il segreto della sua forza, la fonte di quel fuoco che si trasmette e si irradia a tutti gli altri personaggi.
        La drammaticità che risulta da una tale tensione, pertanto, non è più legata al destino dell'incomprensione o all'insormontabilità di un compito da realizzare, e neppure deriva dal dubbio su di sé a da un'intima lacerazione. Ciò che invece la Del Serra riesce qui a rappresentare è la tragicità che attraversa e pervade la condizione mistica. Il misticismo è tragico in quanto l'anima - se vogliamo utilizzare un termine caro a questa tradizione - è spinta ad esternarsi, a diventare altro da sé, pur non potendo mai - neppure nell'estasi - abbandonare completamente se stessa, pur dovendo sempre partire e ritornare a sé. E questa tragicità è destinata a non potersi mai risolvere: l'anima può venir accolta tra le braccia di Dio "come un figlio nel grembo di suo Padre" (Angelus Silesius), ma viene poi di nuovo ricondotta a se stessa, e si ritrova sola, così come accade al personaggio di quello straordinario testo weiliano che è il Prologo.
Con grande efficacia Maura Del Serra conclude con queste pagine il suo dramma. E molto opportunamente lo inserisce nel dialogo coclusivo immaginato tra la madre di Simone e Monsignor Roncalli, Nunzio Apostolico a Parigi e futuro Papa Giovanni XXIII. Si può forse leggere quest'ultima parte de La fonte ardente come l'auspicio di una disponibilità, da parte della Chiesa, ad accogliere nel suo grembo la Weil, questo "membro della famiglia umana" che porta in sé "una fonte viva, un vivo lume / che splende alla finestra nella notte per ogni / per ogni viandante". Ma vi si può anche cogliere, nella lettura del Prologo fatta da Selma Weil, la ragione dell' impossibilità, per Simone, di approdare a quel porto quieto, il motivo per cui, nonostante i numerosi colloqui con sacerdoti cattolici e i vari sondaggi epistolari, ella non volle mai ricevere il battesimo. Questa ragione è l'incertezza che sempre accompagna, in ogni mistico autentico, il rapporto privilegiato con Dio, è l'inquietudine connessa al fatto che, in questo rapporto, non si sceglie mai, ma si viene scelti. E come si è scelti si può anche essere abbandonati, e contro un tale abbandono nulla, né una comunità né una professione di fede, può costituire una garanzia. In questa luce, perciò, un passo del Prologo, reso ancora più efficace dalla "traduzione" di Maura Del Serra, assume un valore emblematico, specie se letto contestualmente alla conclusione: "Un giorno / mi disse: "Adesso vattene". Io caddi / in ginocchio, abbracciandogli le gambe, / lo supplicai di non cacciarmi. Ma egli / mi spinse giù per le scale. Le scesi / senza sapere nulla, il cuore a pezzi. / Poi mi accorsi di non sapere affatto / dov'era quella casa. Non ho mai / cercato di ritrovarla. Capivo / che era venuto a cercarmi per errore".

ADRIANO FABRIS
(inedito)






Due atti per la Weil

"Non è facile, è / vero, essere nata donna, avere corpo di luna / e amare il sole. Lo so. Ma so anche / che il desiderio del bene è gia il bene, / che si diventa quello che si ama: e mi sembra / che coi falsi valori tu getti via la stessa / radice del valore, l'invisibile patto / fra lo spirito e il mondo, fra il corpo e le sue membra, / fra verità e bellezza". Parole di donna, in bocca a una donna. Chi le pronuncia è Simone Weil, rivolgendosi ad un'omonima illustre, Simone de Beauvoir. L'autrice è Maura Del Serra, nella Fonte ardente, due atti teatrali dedicati alla grande scrittrice francese.
Sul testo, appena pubblicato da "Hystrio", la più prestigiosa rivista italiana di teatro, sarà allestita una rappresentazione nel prossimo marzo al teatro di Rifredi di Firenze con la regia di Angelo Savelli.
"Mi pare quasi inevitabile" scrive Mario Luzi nella prefazione de La fonte ardente "che l'incontro di Maura Del Serra con Simone Weil dovesse avvenire. Nel suo itinerario, la pietra miliare della Weil era ben ferma e visibile, attendeva: come era stato per altre donne d'eccezione, forse anche per lei doveva rivelarsi decisiva".
Maura Del Serra, pistoiese, insegna letteratura italiana alla facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Poetessa e traduttrice insignita di importanti riconoscimenti, ha pubblicato numerosi volumi di critica letteraria. In campo teatrale, il suo dramma in sei atti Andrej Rubljov, è stato di recente segnalato al "Premio Riccione Ater" [...].

A.A.
"La Nazione", 21 febbraio 1992






Del Serra e Simone Weil

L'interessante e articolata iniziativa Parlar per segni, dedicata alla poesia contemporanea, [...] ci ha dato modo, nei giorni scorsi, di parlare della poetessa Maura Del Serra e della sua composita attività, estesa alla critica letteraria, ai saggi, alle traduzioni e, da qualche tempo, dal 1989, per la cronaca, al teatro di prosa. Ed è proprio di questo che vogliamo parlare, anche perché ce ne offre importante occasione la lettura-spettacolo di un suo testo. La fonte ardente – due atti per Simone Weil – inserito nella rassegna "Donne in scena. Contributi femminili al rinnovamento della scena contemporanea" – organizzata dall'Assessorato alla cultura e alle politiche femminili della provincia di Firenze, unitamente al Teatro di Rifredi - Compagnia Pupi e Fresedde, in programma, stasera, alle ore 21, al Teatro di Rifredi a cura di Angelo Savelli e con la presentazione del poeta Mario Luzi e del critico teatrale Ugo Ronfani. E proprio Mario Luzi, a sostegno di questo testo pubblicato, lo scorso anno, dalla prestigiosa rivista di teatro «Hystrio», scrisse, fra l'altro: «Di Maura Del Serra, poetessa e studiosa, si sa, in quel circoscritto campo di Agramante che sono le nostre lettere, quel tanto che basta a distinguerla per rigore e per assolutezza di postulati» [...]. Diamo un breve sguardo al suo curriculum teatrale, che prende l'avvio, abbiamo detto, nel 1989. Ed è «Hystrio» che la fa conoscere nel mondo dello spettacolo, tramite la pubblicazione del suo primo testo La Minima. Poi, l'anno successivo, la prima, importante, affermazione; vince il premio nazionale "Giangurgolo" con L'albero delle parole, pubblicato dall'editore Rubettino. Sempre nel '90, l'Editrice dell'Ariete pubblica il suo dramma La Fenice ancora con presentazione di Luzi («La drammaturgia di Maura Del Serra è lineare come una dimostrazione: è affidata al processo di autocoscienza e alla progressiva lucidità dei suoi conflitti»). E siamo al 1991, anno, per la Del Serra "ricco". Infatti, oltre alla pubblicazione, come già detto, del dramma La fonte ardente da parte di «Hystrio», arrivano due prestigiose "segnalazioni" ottenute, con un nuovo testo, Andrej Rubljov, al premio Vallecorsi e al Premio Riccione.

NILO NEGRI
"La Nazione", 4 marzo 1992






Simone Weil. Omaggio in scena stasera a Rifredi

Secondo appuntamento stasera (ore 21) al Teatro di Rifredi con la rassegna "Donne in scena", inaugurata lunedì da Au contraire, il nuovo balletto di Simona Bucci per la compagnia Imago. Nella breve panoramica sui "contributi femminili alla scena contemporanea", tocca stasera a Simone Weil, scrittrice, pensatrice, protagonista indiscussa e formidabile della scena culturale e politica di questo secolo.
La fonte ardente, questo il titolo della pièce, porta la firma di Maura Del Serra (la riduzione è a cura di Angelo Savelli), figura poliedrica di intellettuale che si divide tra le attività di critico letterario, saggista, docente di Letteratura Italiana all'Università di Firenze, ma soprattutto poetessa apprezzata, sensibile e capace di distinguersi per "rigore e assolutezza di postulati", come scrive Mario Luzi che, insieme al critico Ugo Ronfani, introdurrà lo spettacolo.
Affidandosi ancora alle parole di Luzi, il testo di Del Serra si configura come "un tribolato e tragico appressamento a una sempre meno controversa santità che Maura voleva riconoscere e celebrare". Nell'alternarsi di dolore e speranze, vita e morte del nostro secolo, e nel succedersi di grandi personaggi - dalla De Beauvoir, l'"altra" Simone, a Trotskij e Bataille, per citarne solo alcuni - "La fonte ardente" rende omaggio alla Weil, letta e raccontata come una martire che attraversa questi nostri tempi di sofferenza.
Simone Weil è interpretata da Daniela Stanga; in scena con lei altri dodici attori. Scena di Tobia Ercolino, al pianoforte Marco Sollini.

"La Repubblica", 4 marzo 1992






Simone, la passione

[...] Così Angelo Savelli ci ha proposto ieri sera una lettura spettacolo di un complesso testo di Maura Del Serra; un omaggio, una vera agiografia di Simone Weil protagonista scomoda dell'impegno politico e intellettuale del Novecento. La fonte ardente, questo il titolo del testo, non è la prima opera teatrale della Del Serra, docente di letteratura italiana all'Università di Firenze, la quale ha ricevuto importanti riconoscimenti come poetessa; autrice inoltre di numerosi saggi di letteratura, traduttrice e critica letteraria. Un'attività intensa cui va la stima di un poeta come Mario Luzi che ha affettuosamente introdotto la sua opera insieme al critico Ugo Ronfani l'altra sera a Rifredi.
La fonte ardente, che è stato anche pubblicato dalla rivista "Hystrio", è intanto scritto in versi e ripercorre attraverso le testimonianze degli amici, delle persone che furono a lei più vicine, del filosofo Alain o attraverso acuti scontri intelletttuali con personaggi come Bataille o la De Beauvoir, con politici come Trotskij, l'intera vicenda di questa donna: il suo fervore pacifista, le lotte sindacali e operaie, gli studi e l'intensa militanza. Una rivoluzionaria del pensiero, una "fiamma ardente" dove la vocazione rivoluzionaria si intreccia alla passione, alla ascesi e al martirio. Della Weil la Del Serra coglie quindi gli aspetti essenziali costruendone un profilo indubbiamente edificante utilizzando anche gli spunti di maggiore contraddizione, come i battibecchi con la De Beauvoir e con Bataille a totale vantaggio della accesa spiritualità della protagonista. [...]

LUCIANA LIBERO
"La Nazione", 5 marzo 1992






I sogni di Simone Weil

Al Teatro di Rifredi, nell'ambito della rassegna promossa dalla Provincia e dal significativo titolo "Donne in scena", si è potuto assitere - per una sera soltanto, purtroppo - ad un evento che non ci peritiamo di considerare eccezionale: la 'messa in spazio' di un testo di un autore, pardon, un'autrice - e che autrice! - nuova: fresca, profonda, dalla vena poetica tangibile, e dalla straordinaria capacità di conferire corpo e spirito a personaggi, per altro notissimi in quanto 'grandi nomi' della storia e della letteratura. Stiamo parlando di Maura Del Serra e del suo La fonte ardente (due atti per Simone Weil). La Del Serra, docente universitaria e saggista, ma anche commediografa, l'avevamo conosciuta poco più di un mese fa, allorché al Ridotto del Verdi, Gianfranco Santoro ci presentò attraverso la lettura, effettuata da Marcellina Ruocco e Paolo Santangelo, alcuni dialoghi tratti da La Fenice.
Ora, Angelo Savelli con intelligenza e sensibilità ha proposto, sotto forma di semioratorio, questo altro suo testo. 'Padrini' dell'evento Mario Luzi e Ugo Ronfani, il critico teatrale, direttore di "Hystrio", che l'aveva pubblicato sul nr. 4 dello scorso anno della rivista.
Il dramma è centrato sulla figura della Weil, di cui l'Autrice celebra 'sogni' e speranze, attraverso quell'itinerario della protagonista, fatto di incontri/scontri con personalità emblematiche della cultura di questo secolo, quali Simone De Beauvoir, Trotskij, Bataille, Bousquet, Daumal, Alain, Roncalli. Ma la Del Serra, altresì, ci conduce per mano attraverso quei grandi sommovimenti sociali che più di una volta hanno fatto (vanamente) credere ai derelitti della terra di essere giunti all'ora del riscatto. C'è bisogno di aggiungere che ci troviamo di fronte ad un testo in 'controtendenza'? No, non ce n'è: in fondo, lo è qualsiasi dramma, di ieri e di oggi, che voglia staccarsi dal minimalismo imperante. Un essere in controtendenza, in questo caso, dovuto anche alle esigenze di messa in scena proprie di un testo come La fonte ardente, che, appunto, abbisognerebbe di un approccio da teatro sovietico primi anni Venti: massiccia presenza umana, impianto scenografico gigantesco, attori dalle notevolissime capacità.
Angelo Savelli, nella sua riduzione e 'messa in spazio' ha semplicemente voluto offrirci un saggio - garbato e 'cameristico' - su ciò che il dramma è, sotto il profilo poetico. [...]

SANDRO DAMIANI
"La Gazzetta di Firenze", 7 marzo 1992






La fonte ardente

In occasione di "Donne in scena. Contributi femminili al rinnovamento della scena contemporanea", promossa dall'Assessorato alle politiche femminili della Provincia di Firenze in collaborazione con il Teatro di Rifredi, mercoledì 4 marzo alle ore 21 la storica compagnia fiorentina Pupi e Fresedde [...] porterà in scena al Teatro di Rifredi per la regia di Angelo Savelli, con una lettura/spettacolo, La Fonte Ardente. Due atti per Simone Weil di Maura Del Serra che sarà commentato dal Poeta Mario Luzi e dal critico Ugo Ronfani. Il dramma, in due atti (pubblicato sul numero 4/1991 della rivista "Hystrio"), liberamente ispirato alla scrittrice francese Simone Weil, è ambientato nella prima metà degli anni Quaranta. I personaggi (da Selma Weil a Sogol, De Beauvoir, Trotskij, Monsignor Roncalli e altri ancora oltre ad una serie di figure non centrali come operai ed operaie, prostitute e travestiti, soldati, sacerdoti, studenti e studentesse), di cui molti mantengono il loro reale nome ed agiscono nel loro periodo storico, debbono però, si precisa, essere intesi in senso poetico e simbolico.
Quella della Del Serra è una "drammaturgia singolare", così come l'ha definita Mario Luzi, che si articola attraverso un processo linguistico il cui timbro fonico è di lirica evocazione. Maura Del Serra è insegnante di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche (imminente è l'uscita di Infinito presente, la sua nuova opera poetica), volumi di critica letteraria e numerosi saggi. Ha tradotto Lasker-Schüler, Shakespeare, Proust, Kolmar, Herbert, Thompson, Weil, Inés de La Cruz, Borges, Neruda. Per il teatro ha scritto La Minima, L'albero delle Parole (Premio nazionale Giangurgolo 1989), La Fenice, la favola drammatica Specchio doppio e il dramma in sei scene Andrej Rubljòv (segnalato al Premio Riccione Ater 1991).
Ma ritornando alla poesia della Del Serra, essa si presenta con un progetto compositivo di elevata elaborazione e di straordinaria sintesi in cui ricorrente è il tema teologico. In proposito il critico Daniela Marcheschi (che presenterà l'autrice venerdì 28 febbraio nell'ambito della rassegna pistoiese "Parlar per segni", dedicata alla poesia italiana contemporanea) dirà i suoi versi "segnati da una forte tensione religiosa". E proprio di questa religiosità ebbe a scrivere Roberto Carifi, altro noto autore pistoiese, in una nota introduttiva della raccolta Meridiana pubblicata dall'autrice nel 1987 per i tipi della Giuntina di Firenze. "...mi colpisce anzitutto della scrittrice l'umiltà, la trasparente semplicità delle cose accolte come un dono, senza finzioni retoriche e concettuali... come l'apparenza ardua del costrutto linguistico ci offra il mistero con la stessa semplicità di chi spezza il pane... Anche il suo, come il mio, è forse il silenzio di Dio, ma da lei accolto come prova che conduce alla pienezza, ad una gioia assoluta".

CINZIA LOTTI
"La Vita", 8 aprile 1992







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Pisa: La fonte ardente

In occasione della Festa della donna, Fondazione Toscana Spettacolo e Comune di Pisa - con il sostegno della Fondazione Consiglio Regionale della Toscana - hanno voluto rendere omaggio a una donna simbolo dell'Europa del Novecento, Simone Weil. Per rievocare questa figura emblematica (a cento anni dalla nascita), Maura Del Serra - poetessa, drammaturga e traduttrice italiana, oltre che critico letterario, e docente di letterature comparate all'Università di Firenze - ha scritto un testo teatrale di grande forza, La fonte ardente, in scena domenica 7 marzo presso il Teatro Sant'Andrea di Pisa (ore 21). Con la regia di Monica Menchi – anche interprete accanto a un nutrito gruppo di attori – lo spettacolo è un complesso affresco storico-ambientale e psicologico che lumeggia la crisi della cultura 'illuministica' francese ed europea degli anni Trenta e Quaranta, attraverso figure esemplari (la madre, il filosofo Alain, l'amica Albertine, gli scrittori Bataille, Daumal, De Beauvoir, Trotzskij, Monsignor Roncalli, ecc.) che interagiscono, come in un oratorio drammatico, con l'assolutezza lucida e sacrificale della protagonista Simone Weil, tesa fra impegno sociale e slancio mistico.
Filosofa, rivoluzionaria, sindacalista, insegnante, operaia: questo e molto altro ancora è stata la figura luminosa di Simone Weil (1909-1943), francese, che ha attraversato la prima metà del secolo scorso con la sua personalità unica e folgorante. Allieva del filosofo Alain, fu insegnante e operaia in fabbrica. Partecipò come miliziana alla guerra civile spagnola, fu esule in America per un breve periodo che la vide impegnata a fianco dei poveri di Harlem, poi di nuovo in Europa, a Londra, impegnata nella resistenza. Morì in un sanatorio di Ashford, affetta da tubercolosi, lasciando una gran quantità di scritti, riordinati e trasmessi dalla famiglia.

La fonte ardente
Due atti per Simone Weil
di Maura Del Serra
con Monica Menchi, Marcellina Ruocco, Massimo Malucelli, Gionni Voltan, Margherita Ventura, Giulia Gennari, Sandra Del Maro, Luca Cartocci, Rosario Campisi, Claudio Spaggiari, Moreno Fabbri, Clementina Nucci, Francesco Scorcelletti, Lucrezia Palandri, Clarissa Tulli
regia di Monica Menchi
musiche di Igor Stravinskij, Antonin Dvorak, Giuseppe Verdi, Hildegar von Bingen, Claude Debussy, Erik Satie

Teatro Sant'Andrea, via del Cuore, Pisa

"Eccolatoscana"
4 marzo 2010



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La fonte Ardente. Due atti per Simone Weil
Pistoia - 4 marzo 2010 ore 21:00
Il nuovo testo teatrale di Maura Del Serra


Maura Del Serra insegna letteratura italiana presso la facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Firenze e vanta un importante curriculum nel quale figurano numerosi e altisonanti riconoscimenti nazionali per la propria attività di poetessa, insignita più e più volte già a partire dai primi anni '80.
Nell'opera che qui viene presentata - La fonte ardente, Pistoia, Libreria Edison, 4 marzo 2010, ore 21:00 - Maura Del Serra restituisce al pubblico il suo appassionato studio seguito all'incontro letterario con la personalità poliedrica di Simone Weil, delle cui vicende si evince in corso di lettura uno studio profondo e oculato, sorretto da una documentazione più che attendibile sull'ambiente e gli incontri della Weil stessa.
In un equilibrio precario tra speranza e attese disilluse, si comprende dunque che ciò che la Del Serra ci riporta ha molto a che fare con la "reale realtà" dei fatti e degli accadimenti storici di allora, rivisti e filtrati sulla base delle proprie competenze linguistiche e poetiche, trasformando il più delle volte gli elementi proposti in simboli alternati sui piani di "narrazione" secondo una proiezione continua di flash back.
La fonte ardente, della quale la Del Serra discorre, attinge ad un istinto interiore rintracciabile nel percorso della Weil, che l'ha portata più volte a compiere scelte ed azioni non ragionate ma assolutamente elaborate in un flusso momentaneo irripetibile.
Figurano nel corso dell'opera personaggi come Simone de Beauvoir, Joe Bousquet, Bataille e anche Trotskij, che sono comunque secondari e lasciano sempre spazio ad una interazione del pubblico/lettore che si trova in più momenti a chiedersi chi Simone realmente sia. Tutti coloro che interagiscono con la Weil approcciano al suo personaggio in un fare quasi costantemente accusatorio che conferisce al testo un senso di drammaticità acuta.
Ne esce fuori un personaggio solitario, tragico ma anche coraggioso ed affascinante, attirato dalla diversità e dalla sperimentazione del negato o del non consentito, estremamente mistico, concentrato sulla difficoltà dell'unione tra Dio e l'anima. Ed è in quest'ottica che si generano conflitti tutt'altro che laici, che verranno poi in conclusione quasi sciolti attraverso la manifestazione di una sorta di disponibilità clericale ad accogliere nella "famiglia" la Weil. Alla presentazione interverranno Daniela Belliti, Monica Menchi, Simonetta Pecini e Beatrice Iacopini.

Linda Meoni
"Pistoialife"
4 marzo 2010





Omaggio a una donna simbolo dell'Europa del Novecento: Simone Weil

Omaggio a una donna simbolo dell'Europa del Novecento: Simone Weil. Per rievocare questa figura emblematica (a cento anni dalla nascita), al Sant'Andrea andrà in scena il testo scritto da Maura Del Serra, poetessa, drammaturga e traduttrice italiana, oltre che critico letterario, e docente di letterature comparate all'Università di Firenze: La fonte ardente. L'appuntamento è domenica 7 alle ore 21 con la regia di Monica Menchi. Lo spettacolo è un complesso affresco storico-ambientale e psicologico che allude alla crisi della cultura 'illuministica' francese ed europea degli anni Trenta e Quaranta, attraverso figure esemplari (la madre, il filosofo Alain, l'amica Albertine, gli scrittori Bataille, Daumal, De Beauvoir, Trotzskij, Monsignor Roncalli) che interagiscono come in un oratorio drammatico con l'assolutezza lucida e sacrificale della protagonista Simone Weil. Musiche di Stravinskij, Rachmaninov, Debussy, Satie. Ingresso libero. Info: Teatro Sant'Andrea tel. 050 542364.

"La Nazione" (Pisa)
5 marzo 2010