Pagine di Maura Del Serra
 





        Il libro, che può considerarsi la prima indagine globale sul mondo e sull'opera poetica di Dino Campana, affronta il problema della natura e delle funzioni simboliche svolte dai nuclei lirici d'immagine nell'arco evolutivo dei Canti Orfici. La linea interpretativa dell'autrice è insieme sincronica - attenta ai segni organici della costante operazione campaniana: il recupero della valenza analogica delle immagini dall'usura degli stilemi decadenti di partenza - e diacronica: centrata, quindi, sulle verifiche analitiche offerte via via dalle linee espressive e stilistiche dalle varie raccolte che un decennio (1908-1918) di "viaggi" campaniani all'interno delle coordinate dialettiche di un rapporto totale fra vita e parola poetica ha unificato nella struttura aperta degli Orfici. Il panorama delle fonti, dei richiami e dei paralleli culturali ottocenteschi, italiani e stranieri, conferma paradossalmente la pertinenza anticipatrice del testo di Campana al crogiuolo sperimentale di quelle "ambiguità" novecentesche che si andavano rivelando in quegli anni, o si riveleranno di lì a poco, le più vitali per l'autocoscienza lirica europea: dal post-simbolismo al cubofuturismo all'espressionismo, fino all'eversione dadaista delle ancor oggi inestirpate mitologie culturali.

Dalla quarta di copertina


 

MAURA DEL SERRA, L'immagine aperta. Poetica e stilistica dei Canti Orfici, Firenze, La Nuova Italia, 1973
 
        Importante ci sembra, innanzitutto, L'immagine aperta. Poetica e stilistica dei "Canti Orfici" di Maura Del Serra, che di Campana ha tracciato un articolato profilo critico anche per la collana dei "Castori". La Del Serra, in pieno e fervoroso "momento" campaniano, situa questo suo volume, che si può considerare come la prima indagine globale sul mondo e sull'opera di Campana, alla luce di uno studio intensivo dei Canti Orfici su due direttrici sincroniche e diacroniche di lettura. Resta agli atti di questa revisione, che si avvale naturalmente di quanto molti di noi hanno scritto negli ultimi anni sul poeta di Marradi, la equilibrata situazione di riscontro che la poesia campaniana sollecita ad ogni passo, confitta com'è nell'arco della tradizione e pur profondamente spasimante d'accezioni nuove e di succhi anticipatori di sapore vagamente europeo. In realtà, non si erano mai letti i Canti Orfici secondo questa disposizione, anche se la ricchezza dei raffronti e delle opposizioni registrati dalla Del Serra rischia di nascondere la bellezza della poesia dentro un tessuto di disperdenti identificazioni ed un pesante apparato.

Rassegna della critica italiana tra passato e presente
"Prospetti", marzo-giugno 1974


 


 

Omaggio a un poeta
 
        Fu Enrico Falqui, il valoroso e scrupoloso critico recentemente scomparso, ad imporre all'attenzione degli "addetti ai lavori", ma anche del pubblico più sensibile il caso dello sfortunato Dino Campana. Ed ebbe ragione a battersi per una causa che non tardò a rivelarsi più che giusta. Ben presto, infatti, Campana fu riconosciuto in tutto il suo valore di poeta. La sua opera è divenuta uno dei testi emblematici della letteratura del primo Novecento ed è ormai ampiamente conosciuta e apprezzata. La Nuova Italia presenta un denso saggio di Maura Del Serra dal titolo L'immagine aperta, impegnato ad inquadrare la poetica e la stilistica dei Canti orfici. Il libro, che, viene rilevato, "può considerarsi la prima immagine globale sul mondo e sull'opera poetica di Dino Campana" affronta il problema della natura e delle funzioni simboliche svolte dai nuclei lirici d'immagine nell'arco evolutivo dei Canti orfici.

"Bollettino Italiano"
Roma, 30 marzo 1974


 


 

MAURA DEL SERRA, L'immagine aperta. Poetica e stilistica dei Canti Orfici, Firenze, La Nuova Italia, 1973
 
        Un saggio su Dino Campana è uscito nella collana "Biblioteca di cultura" della casa editrice La Nuova Italia. Autrice del saggio, intitolato L'immagine aperta, è Maura Del Serra. Si tratta di una giovane studiosa, scolara dell'Università di Firenze. Il volume è nato dalla tesi di laurea su Campana della Del Serra. Lo studio muove dall'analisi del tessuto di immagini, di nuclei lirici, che si presenta come la forma caratteristica del pensare e dello scrivere di Campana. Immagini e sostanze liriche si intensificano o si espandono e spesso si rompono e si frammentano in esplorazioni o scoperte improvvise d'ordine simbolico. Questo sotto una materia pur tradizionale di moduli letterari, che Campana riscatta in una violenza visionaria, rinnovatrice dal profondo di quella tradizione che bene sa ridurre a propria originale materia poetica. La vita stessa del poeta offre un campo diretto in cui tutto un patrimonio letterario, e di gusto letterario ereditato, si fa autobiografia trasferita in dimensioni simboliche. Questa la storia del faticoso, combattuto cammino verso una rotta e difficile conquista d'un discorso interiore e trasferito, ma originale proprio nella profonda ambiguità di cui si nutre: storia, che la Del Serra pazientemente ricostruisce nelle minuziose analisi di questo saggio.

Redazione Radio Svizzera Italiana
"Giostra dei Libri"
Lugano, 12 aprile 1974


 


 

MAURA DEL SERRA, L'immagine aperta. Poetica e stilistica dei Canti Orfici, Firenze, La Nuova Italia, 1973
 
MAURA DEL SERRA, Campana, Firenze, La Nuova Italia, 1974
 
        Le due pubblicazioni hanno evidentemente diversa misura: ponderosa ed analitica la prima, più agile e sintetica la seconda. Entrambe obbediscono tuttavia all'assunto fondamentale d'una periodizzazione ternaria del corpus campaniano [...]. I tre periodi sono individuati in base al rapporto che il poeta avrebbe via via istituito tra parola poetica e realtà, e, in particolare, il primo sarebbe connotato dall'uso dell'"oggetto-ricordo", il secondo da quello del "simbolo-storia", il terzo da quello dell'"analogia-visione"; segnerebbero così le tappe di un progressivo arricchimento della parola poetica fino alla loro fusione, corrispondente appunto all'"immagine-visione" (e, sul piano biografico, alla follia patente). Tale percorso poetico, se appare meno esplicito - ma pur sempre evidente - nel più svelto profilo del "Castoro" (di cui tuttavia va poi segnalato tra l'altro la pregevole nota bibliografica, che contiene un lucido esame delle posizioni critiche su Campana) è istituito programmaticamente nella prima parte dell'opera (appunto: Storia del divenire) e verificato capillarmente nella seconda ( Il "milieu" culturale e stilistico dei "Canti Orfici"); che è poi la parte più delicata e meritevole, dedicata com'è all'escussione della tecnica poetica di Campana ed alla definizione delle sue composizioni più significative, giusta un'analisi stilistico-espressiva valevole a collocare questo volume tra i fondamentali intorno al poeta di Marradi.

PAOLO BRIGANTI
"Gazzetta di Parma", 22 aprile 1974
"La Rassegna", ottobre 1974


 


 

        L'anno passato fu l'anno del convegno su Dino Campana e della mostra bio-bibliografica campaniana.
        Ma l'avvenimento più importante dell'anno campaniano è costituito certamente dal rinvenimento inatteso del manoscritto originale dei Canti Orfici.
        Meritano di essere segnalati, sempre su Campana, due recentissimi saggi di Maura Del Serra, una giovanissima studiosa di scuola fiorentina: il primo, dal titolo L'immagine aperta, è un'analisi puntigliosa dell'intera opera poetica di Campana, intesa al rilevamento dei dati stilistici e simbolici; il secondo è un agile profilo biografico e critico di Campana, apparso nella collana "Il Castoro". Entrambi i libri sono editi dalla Nuova Italia di Firenze.

LANFRANCO CARETTI, Per Dino Campana
"L'Approdo", 20 maggio 1974


 


 

MAURA DEL SERRA, Dino Campana, Firenze, La Nuova Italia, 1974, pag.128; e L'immagine aperta, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pag. 358
 
        Questa della D.S. è la prima indagine integrale, dopo quella del Galimberti nella sua monografia del 1966, dei Canti Orfici di Dino Campana. L'indagine è appuntata sullo studio dei tratti salienti dello stile di Campana e dell'evoluzione dei suoi stati cromatico-musicali. Ad essere posti in primo piano sono la valenza analogica delle immagini, ottenuta attraverso l'uso di stilemi decadenti di partenza e la rarefazione linguistica del materiale letterario inizialmente scelto ed adottato. Attraverso un'accurata analisi delle fonti, dei richiami e dei paralleli culturali ottocenteschi, italiani e stranieri, l'autrice giunge ad identificare nei motivi dell'ambiguità e della sperimentazione stilistica l'anticipazione di quelle direzioni letterarie novecentesche, che di lì a poco si riveleranno fortemente operanti nell'orizzonte della lirica europea dal post-simbolismo al cubo-futurismo all'espressionismo fino alla controversa rivolta dadaista.

FILIPPO BETTINI
"La Rassegna della Letteratura Italiana"
dicembre 1974