Banca Dati "Nuovo Rinascimento"


LETTURE DEL SONETTO
I' ho già fatto un gozzo in questo stento
DI MICHELANGELO BUONARROTI


DOCUMENTI





GIORGIO VASARI, La vita di Michelangelo nelle redazioni del 1550 e del 1568 curata e commentata da PAOLA BAROCCHI, vol. II, Commento, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi («Documenti di filologia», 5), MCMLXII, pp. 447-448



[...] Cfr. CONDIVI, p. 114: [...]. Come ha osservato il TOLNAY, II [1945], p. 185 s., i dati condiviani e vasariani sono più esatti di quelli del GIOVIO, il quale afferma erroneamente che M. dipinse la Sistina supino («Quum resupinus, uti necesse erat, pingeret...», p. 403; e così anche MICHELET [1876], I, p. 334, e recentemente C. MONTALD, «Académie royale de Belgique, Bulletin de la Classe des Beaux-Arts», XIX, 1937, p. 180 ss.); mentre uno schizzo dello stesso M. (nell'Archivio Buonarroti di Firenze, Cod. XIII, f. 111 r.: menzionato da C. GUASTI, Rime di M.B., Firenze 1863, p. 234 n. 3; STEINMANN, Sixt. Kap. [1905], p. 183 n. 2, che lo data agosto 1911; e pubblicato per la prima volta da K. TOLNAY, MJ, V, 1928, p. 425 ss.) corrisponde pienamente ai dati condiviani e vasariani e, anche nel tono grottesco, al sonetto che illustra: «[testo del sonetto 5]» (FREY, Dicht., p. 7, 308, 260 ss.; sul destinatario del sonetto cfr., oltre FREY, ll. cc., A. DEL VITA, «Il Vasari», XVII, 1959, p. 55 ss.). Ma il richiamo di questa poesia di M., oltre che la concordanza dei dati di fatto, c'impone il contrasto tra la tranquilla illustrazione, nei biografi, di una difficoltà e l'ironia del Maestro, sfociante in quell'antico dissidio tra il pittore e lo scultore (quale egli amò firmarsi nelle lettere, specie durante i lavori della Cappella), sospeso tra il sarcasmo e il tormento (V. MARIANI, «Vaticano» [1946], p. 542 s.). Perplessi ci lasciano le deduzioni di E. CASTELAR a proposito della impossibilità dell'artista, dopo i lavori della Sistina, di guardare in terra («L'obietto della sua vista era nel cielo, ad esso anelava pur anche l'anima sua, ricolma di infinite inspirazioni e di dolori infiniti», [1872], p. 37), e l'applicazione dannunziana al dramma e al mistero della gente italica («Il Vittoriale, Meditazione del 16 agosto 1919», Il libro ascetico, p. 337 s.: «Se avessimo saputo che là, nell'ombra d'un angolo, c'era il B. redivivo, che avremmo sentito? Che avremmo sentito se avessimo saputo là presente l'uomo della Sistina, incurvato, corrugato, col naso rincagnato, col gozzo sotto la barba caprina, con le unghie cresciute fuori del tomaio degli stivali, colla fronte sudicia di colature, infelice come me, misero come tutti noi, dibattuto fra il suo cruccio e il suo eroismo, fra il suo errore e il suo destino? Per accettare il mio dramma, per accettare il dramma della gente che m'ha fatto a sua somiglianza, io debbo cercare un'imagine tragica di contrasto fatale...»; cfr. Notturno [1916-21], p. 422).




immesso in rete il 20 dicembre 1995