Banca Dati "Nuovo Rinascimento"


LETTURE DEL SONETTO
I' ho già fatto un gozzo in questo stento
DI MICHELANGELO BUONARROTI


ANTONIO CORSARO, Michelangelo, il comico e la malinconia, in «Studi e problemi di critica testuale», 49 (ottobre 1994), pp. 103-105





[...] Si riparta allora dal motivo dell'autoritratto. Se si guarda a questa componente peculiare, essa può essere sommariamente definita come rapporto tra degradazione fisica dell'io-che-scrive, sotto la fattispecie della vecchiaia e della malattia, e degradazione morale e spirituale sotto la fattispecie della crisi artistica. In questa visuale un precedente esiste, ed è interno alla poesia michelangiolesca, esattamente nel sonetto caudato 5, I' ho già fatto un gozzo in questo stento, scritto fra il 1508 e il 1512 in occasione dei lavori di affresco della volta della Sistina. Si tratta a ben vedere di una sorta di pendant tematico, in cui chi scrive propone una immagine di sé fisicamente deformata come specchio del fallimento artistico:

   I' ho già facto un gozo in questo stento,
come fa l'aqua a' gacti in Lonbardia
o ver d'altro paese che si sia,
ch'a forza 'l ventre apica socto 'l mento.    4
   La barba al cielo, e·lla memoria sento
in sullo scrignio, e 'l pecto fo d'arpia,
e 'l pennel sopra 'l viso tuctavia
mel fa, gocciando, un rico pavimento.         8
   E' lombi entrati mi son nella peccia,
e fo del cul per contrapeso groppa,
e ' passi senza gli ochi muovo invano.       11
   Dinanzi mi s'allunga la corteccia,
e per piegarsi adietro si ragroppa,
e tendomi com'arco soriano.                  14
             Però fallace e strano
surgie il iudizio che la mente porta,
ché mal si tra' per cerboctana torta.        17
             La mia pictura morta
difendi orma', Giovanni, e 'l mio onore,
non sendo in loco bon, né io pictore.        20

Se si guarda alla distanza cronologica che separa il sonetto dal capitolo [267] (quasi quaranta anni, tenendo conto delle ipotesi più attendibili), si potrà dire che il tema costituisce una istanza profonda e costante della riflessione michelangiolesca. Nel capitolo, al motivo della deformazione fisica si sostituisce quello del disfacimento organico, mentre alla crisi della pittura in fieri corrisponde la crisi dell'intera attività artistica e poetica [...]. In entrambi i casi, sarà il caso di concludere, la cifra specifica del comico, piuttosto che stemperare nel riso l'incubo della bruttezza o della vecchiezza (è così in fondo per i burleschi), carica quei tratti di significazioni accorate e instabili del sé autobiografico, accentuandoli col motivo tutto particolare e grave del fallimento esistenziale e professionale. A fronte di questa evidente specularità, ci sarà da notare che la poesia «del disagio, del malessere, della crisi» si qualifica nel capitolo, a differenza che nel sonetto, all'insegna di una ben maggiore complessità tematica e concettuale. Interviene a questo proposito un primo rilievo concernente la diversità del metro, per cui l'estensione quantitativa propria del ternario consente di fatto più ampie articolazioni tematiche. Ma al di là di ciò, il diverso 'spessore' del capitolo è valutabile nei suoi contenuti ultimi, che si prospettano in definitiva come singolare inserzione di spunti intellettuali "alti" all'interno di una scelta linguistica e di genere al tutto comica. [...]




immesso in rete il 20 dicembre 1995