Banca Dati "Nuovo Rinascimento"


LETTURE DEL SONETTO
I' ho già fatto un gozzo in questo stento
DI MICHELANGELO BUONARROTI


NOTA DEL CURATORE





In realtà quando uscì la versione italiana del volume di Cambon si era già dimostrato, sulla base di una puntuale analisi paleografica, che il sonetto Qua si fa elmi è ben anteriore a I' ho già fatto un gozzo e con tutta probabilità si riferisce a papa Alessandro VI.

Si veda in proposito quello che ne dice Lucilla Bardeschi Ciulich in Costanza ed evoluzione nella scrittura di Michelangelo, Catalogo della Mostra (Firenze, Casa Buonarroti, 27 giugno / 30 ottobre 1989), Firenze, Cantini Editore, 1989, pp. 17-18:


Gli elementi grafici presenti in questo autografo [Archivio Buonarroti XIII 110r] e i caratteri della scrittura portano ad una nuova collocazione cronologica di questo sonetto, che ritengo composto da Michelangelo nel 1497, probabilmente dopo la scomunica del Savonarola.
[...] il carattere rotondo delle lettere e l'impiego della j con gli svolazzi al di sotto del rigo, sono come si è visto una caratteristica esclusiva delle prime lettere inviate da Roma negli anni 1496-1498 e non una scrittura «bizzarra».
L'ironica invettiva iniziale contro il papa simoniaco, che è Alessandro VI Borgia, è di chiaro stampo savonaroliano. L'accenno alla mancanza di lavoro e all'assenza di ogni guadagno (v. 9) lo ritroviamo nella precedente lettera al padre Lodovico in Firenze del 1 luglio (n. 1) e del 19 agosto 1497 (Carteggio, III). Si accorda con questa data anche il confronto (v. 11) tra il Papa (quel nel manto) che può fulminare l'artista e Medusa che ha trasformato in pietra Atlante nella regione dei Mauri (le catene montuose dell'Atlante tra il Marocco e l'Algeria). Infatti il Borgia con la bolla del 12 maggio 1497 aveva lanciato la scomunica contro il Savonarola e minacciava poi di interdetto la città di Firenze. E ancora un altro segno (v. 14) non lo interpreterei come bandiera di guerra (Guasti) o segno della guerra (Girardi). Il significato della strofa finale mi sembra che consista nella opposizione tra la povertà (v. 12) che è gradita in cielo, e un altro segno, la ricchezza o il lusso, che soffocano la vita spirituale.
Il sonetto, a mio avviso, è stato scritto per essere inviato a Firenze, forse ai familiari, e con un gioco di parole, caratteristico dell'Artista, la consueta sottoscrizione delle lettere Michelagniolo in Roma si trasforma in vostro Miccelangniolo in Turchia, cioè in un paese che costituiva in quel contesto storico, una minaccia per la cristianità.



immesso in rete il 20 dicembre 1995