Banca Dati 'Giulio Rospigliosi' indice

biografia

LA FAMIGLIA ROSPIGLIOSI


 

 

      "I Rospigliosi erano originari di Milano da dove s'erano mossi nel sec. XII - secondo alcuni biografi per sfuggire alle persecuzioni di Federico Barbarossa - per stabilirsi in Toscana a Lamporecchio, tra Pistoia ed Empoli, alle pendici del monte Albano sul versante prospiciente la Val di Nievole, dove acquistarono poderi e boschi e costruirono una casa di campagna. L'attività agricola fu ben presto affiancata dall'esercizio del commercio e dell'industria (lana, panni, spezie, appalti di tasse comunali), iniziato quando i Rospigliosi diventarono proprietari di abitazioni e laboratori a Pistoia, nel primo quarto del secolo XIV. E furono proprio queste ultime arti a dare loro fama, ricchezze e prestigio: ebbero corrispondenti in molti centri italiani e stranieri, furono investiti di cariche pubbliche a Pistoia, ottennero uffici di importanza rilevante nel comando delle armi pontificie con papa Martino V e poi con Paolo III, dai primi anni del XIII secolo furono insigniti di titoli nobiliari e più tardi accolti tra i cavalieri dell'Ordine di Malta. Ma ancora fino a tutta la metà del sec. XVIII, la famiglia continuò a produrre ed a commerciare la lana, a lavoarare la terra, a trarre da tali attività ricchezza" (OSBAT 282r-v)

      "Nei confronti dei suoi parenti [una volta eletto papa G.R.] non si discostò molto dalla linea che aveva seguito sino ad allora: la sua carriera ecclesiastica era l'occasione per un investimento sicuro da parte della famiglia che però non avrebbe dovuto contare se non sulle rendite collegate agli incarichi ricoperti. La stessa cosa accadde per suo fratello e i suoi nipoti fatti venire a Roma nell'estate del 1667 (con la facoltà di rimanervi solo per la durata del pontificato!) e posti a capo di uffici importanti ma non più fonte di rapidi e spettacolari arricchimenti.
      Il fratello Cammillo fu nominato generale della armata pontificia, suo figlio Tommaso fu Castellano di Castel Sant'Angelo, l'altro figlio Vincenzo capitano generale delle galere, Giacomo - già al seguito di Clemente IX in Spagna e poi internunzio a Bruxelles - fu cardinale e collaborò nella esecuzione delle direttiva papali in politica estera senza assumere l'importanza e conseguire le ricchezze che in passato avevano accompagnato la qualifica di 'cardinal nepote' che lo zio gli riconobbe. Camillo nel 1669, ricevette dal papa la donazione di tutta la sua quota dell'eredità paterna e materna. Inoltre si giovò di elargizioni che gli permisero di consolidare la sua posizione patrimoniale, acquistando nuovi immobili a Pistoia ed avviando la costruzione della villa Rospigliosi (o villa di "Spicchio" dal nome della località) presso Lamporecchio, nucleo principale della proprietà fondiaria della famiglia. |
      Tutto ciò però non sarebbe comunque valso a fare dei Rospigliosi una delle prime famiglie della nobiltà romana se non fosse intervenuto l'imparentamento con la ricca famiglia genovese dei Pallavicini, per mezzo del matrimonio di Giambattista (figlio di Camillo), nominato dallo zio generale di Santa Romana Chiesa, con Camilla Pallavicini, nipote del cardinale Francesco Sforza Pallavicini ed erede delle signorie di Colonna e Gallicano nel Lazio. Il cardinale Lazzaro Pallavicini, già decano dei chierici della Camera Apostolica ed elevato alla Porpora da Clemente IX, istituì una primogenitura a favore di Giambattista Rospigliosi e gli trasmise il cognome dei Pallavicini.
      La moderazione di Clemente IX nei confronti della famiglia è stata considerata come un primo decisivo intervento contro il nepotismo che aveva fatto la fortuna dei Barberini, dei Pamphili e dei Chigi (per risalire solamente alle vicende appena trascorse). Una più attenta considerazione dei rendiconti dei pagamenti effettuati dal tesoriere generale e dai tesorieri segreti porterebbe a dire che Clemente IX tollerò o subì l'iniziativa del fratello Camillo ma ancor di più dei nipoti Giacomo e Vincenzo, i quali, in due anni di pontificato, seppero trarre da queste fonti diverse decine di migliaia di scudi ciascuno, cioè somme che il 'nepotista' Alessandro VII, nello stesso periodo, si era ben guardato dall'assegnare. La valutazione non completamente positiva della gestione delle entrate pontificie trova conferma anche quando si consideri la grande generosità dimostrata dal papa nei confronti dei cardinali e della famiglia di corte, la disinvolta utilizzazione dei denari del tesoro pontificio per opere di completamento delle maggiori basiliche romane, l'assenza di un preciso indirizzo alla politica finanziaria dello Stato (che andasse oltre provvedimenti di sicura popolarità come la riduzione della tassa sul macinato), la massa delle risorse impegnate a favore dei Veneziani per la difesa di Candia, in un'impresa che gravò essenzialmente sui finaziamenti pontifici quando era evidente l'interesse politico e militare esclusivo della Serenissima e delle potenze Europee alle vicende del conflitto con i Turchi." [OSBAT 288a-b]
 


          vedi anche: NEPOTISMO

 

BIBLIOGRAFIA

  • BEANI 9-10
  • OSBAT pass.
  • PASTOR pass.


FONTI

  • Serie cronologica della eccellentissima casa Rospigliosi-Pallavicini di Bernardino de Lerici [ms. 1766] (BLL: Add. Ms. 22807)
     

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