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GALEAZZO GUALDO PRIORATO
Historia della Sacra Real Maestà di Christina Alessandra Regina di Svetia



 

Historia della Sacra Real Maestà di Christina Alessandra Regina Di Svetia, &c. del Conte Galeazzo Gualdo Priorato. In Roma, Nella Stamperia della Reu. Camera Apost. 1656. Con licenza de' Superiori, e Piuilegio.

[esemplare consultato: BNCF Palat.7.5.4.14]

cm. 26,5 x 20,5; [12]-315-[21] pp.; reg.: [*]5, A4-Z4, Aa4-Pp4, Qq3, a2-b3

Indice:

p.   [1]  [frontespizio:] HISTORIA / Della Sacra Real Mae-
          stà / DI / CHRISTINA / ALESSANDRA / REGINA DI 
          SVETIA, &c. / DEL / CONTE GALEAZZO GVALDO / PRIO-
          RATO. / [stemma] / IN ROMA, Nella Stamperia della
          Reu. Camera Apost. 1656. / [linea] / Con licenza 
          de' Superiori, e Piuilegio.
p.   [2]  [bianca]
p.   [3]  [fregio] A chi vuol leggere. [...]
p.   [6]  [imprimatur]
p.   [7]  [bianca]
p.   [8]  [ritratto di C. di S. in ovale con la scritta: 
          CHRISTINA ALESSANDRA DI SVETIA &c.]
p.   [9]  [fregio] / All'Illustriss. & Eccellentiss. Signor
          mio, / Signor Patrone Collendissimmo / IL SIG. 
          PRINCIPE / DON CAMILLO / PANFILIO, &c.
p.  [12]  [...] // Di V. Eccellenza // Humiliss. & diuo-
          tiss. Seruitore // Galeazzo Gualdo Priorato.
p.     1  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di 
          / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO PRIMO.
p.    41  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di 
          / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO SECONDO.
p.    81  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di 
          / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO TERZO.
p.   121  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di 
          / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO QVARTO.
p.   165  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di
           / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO QVINTO.
p.   211  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di 
          / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO SESTO.
p.   253  [fregio] / HISTORIA / Della Sacra Real Maestà di 
          / CHRISTINA ALESSANDRA / Regina di Suetia &c. / 
          LIBRO SETTIMO.
p.   315  [...] //   I L   F I N E.
p. [316]  [bianca]
p. [317]  indice / Delle cose più notabili , che si / con-
          tengono nella presen- / te Opera. // A // [...]
p. [336]  [...] / Z // ZIberij, e sua discritione.	  67

[...] L’animo grande, e generoso de’ Signori Barberini aggionse à queste ricreazioni il trattenimento di trè Drammi musicali, che fecero recitare sontuosamente nel lor Palazzo alle quatro [sic] fontane.
La sera dunque dell’vltimo giorno di Gennaro, si recitò primieramente vn’opera in musica intitolata il Trionfo della Pietà, ò sia la Vita humana. La materia era tutta morale, e molto degna per l’apparato delle scene, che furono vaghe al maggior segno, per la dottrina, e bellezza della compositione, come anche per la soauità della musica, che fù isquisitissima. Rappresentaua questo componimento le arti, e gli inganni, con i quali il piacere, e la colpa cercano ogni hora di sbattere l’innocenza, e l’intendimento. Il rimorso della Vita nel secondarli, la costanza nel rigettarli, e la fragilità, e la fragilità nel compiacerli.
Abbassata vna tenda apparue in ombrosa scena figurata la notte. Cominciò à sorger l’Aurora, doppo à poco à poco il Sole, che illustrò poi con mirabil artificio tutto il teatro. L’Aurora spargendo dall’argentato suo carro quantità di fiori odoriferi, e risuegliati i pastori all’opere, seruì di prologo gratiosissimo. Doppo di che rimase in vaghissima prospettiua vna Città con due Rocche opposte all’incontro, vna dell’Intendimento, l’altra del Piacere, che passarono insieme vn dialogo contentioso, cercando ogn’vno abbattere i sentimenti dell’altro.
Vscita poi fuori a Vita humana trà la Innocenza, e la colpa, cercò ciascuna di queste di espugnare i se(n)si | della vita. Il piacere, e la colpa insinuavano il diletto, ch’è la machina più adattata à mouer la volontà, e con questo l’eccitauano hor alla lasciuia, ch’è vn eccesso del desiderio senza ragione, hor all’otio, ch’è Padre d’ogni vitio, hor alla crapola, ch’è madre della lussuria, hor all’auaritia, che ruina la fede, e la bontà, hor alla superbia, che guasta, & abbatte ogni virtù, hor all’ira, ch’è vn principio di pazzia, & hor all’inuidia, che guasta le amicitie, et contamina le glorie altrui.
L’intendimento, e la innnocenza all’incontro anteponeuano alla vita, per contraposto della lasciuia, la bellezza della temperanza, ch’è il fondamento della vita felice dell’Huomo. Contro l’otio oponeuano l’esercitio, e lo studio, che sono i genitori delle Virtù, e delle glorie. Alla crapola contradiceuano con l’astinenza· vera arma per vincer le tentazioni sensuali. All’auaritia con la liberalità, anima della riputazione, e guida al Paradiso. Alla superbia coll’humiltà, che fà degni di compassione presso à gli homini, e di misericordia con Dio. All’iracondia con la patienza, che vince, e supera tutte le dificoltà: E finalmente all’Inuidia col disprezzo delle cose terrene, vna delle più gran parti della generosità.
Da stimoli, & incentiui bersagliata la vita, hor cedeua alle lusinghe del piacere, e della colpa, hor si rauedeua, & aderiua alle amonitioni dell’intendimento e dell’innocenza; e garreggiandosi con tali discorsi tutti morali, e ripieni di gran scienza eccellentemen- | te cantati, si fecero diuersi atti, e si cambiò la scena la seconda volta, che con mirabilissima vaghezza, rappresentò vn delitioso, e ben compartito giardino, ornato di figure, e di comportamenti tali, che aggiontovi le fontane, & una cascata d’acqua ma- rauigliosa, si rese vna delle più vaghe prospettiue, che si possan figurar gli occhi; finalmente nella terza scena, in cui si vedeua vn’amenissimo prato ripieno di alberi, frutti, e fiori, & vna lontananza, doue appariuano il Palazzo Vaticano, la Facciata, e cupola di S. Pietro, Borgo nuovo, e Castel Sant’Angelo, la colpa, & il piacere mascheratisi da intendimento, & innocenza, procurano d’ingannare la vita, con gli stimoli, & artifizii più propri della malitia, e della sagacità de’ tristi; ma vscendo fuori l’Intendimento, e l’Innocenza con le proprie sembianze vere, e trouata la vita in quelle insidie, scopertili gl’inganni, con i quali il piacere, e la colpa cercano di addormentarla, e tradirla, la rendono auueduta del proprio errore, e della sua fragilità; anzi per dargli maggior vigore, e schermirla da ogni altra sorpresa, & aguato, che se gli potesse tendere li donano vn’annello d’oro, co(n) vna testa di morto in vece di gioia, ammonendola, che se di continuo ella pensarà alla morte, dopo la quale ogni cosa più grande si riduce al niente, comprenderà, che chi pensa à morire, non tralascia mai di ben viuere; e con questa chiusa si diede fine all’opera, nella quale seguirono diuersi intermedii di balletti, e di concerti di musica, e d’instrumenti molto confaceuoli al gu- | sto di così virtuosa ricreazione. La Regina doppo essersi compiacciuta di osseruare la nobiltà degl’appartamenti, e la ricchezza degli addobbi di quel regio Palazzo, ornato anche di pitture eccellenti, calò per vna scala segreta el teatro, e nel mezo di quello dentro vna cancellata, e sotto vn regio baldacchino gustò con tanta attenzione, e contento la moralità di quell’attione, che hauendola giudicata molto adequata al suo raro intendimento, volse poi assisterui altre due volte, lodando grandemente il soggetto, e la compositione sì delle parole, che erano parto felice di vn nobilissimo, & eruditissimo ingegno, come della musica vscita dell’Arpa armoniosa del celebre Signor Marco Marazzoli, & à tutto corrispose poi anche la isquisitezza delle voci, e la leggiadria de’ recitanti scielti trà più stimati musici di Roma. [pp. 286-289]

In questi giorni pure nel Teatro suddetto de’ Signori Barberini furono rappresentati due altri Drami assai spiritosi in musica, con apparati, e mutazioni di scene; con intermedij balletti, & armonie isquisite; & il soggetto d’ambi due fù graziosamente tradotto dalle viuezze Spagnuole. Vno era intitolato Le Armi, e gli Amori, il co(n)tenuto del quale versaua nel | simultaneo concorso de’ varij auuenimenti insieme amorosi, & armigeri, che vicendeuolemente sogliono accompagnare le fortune de’ seguaci di Marte, e di Venere. L’altro chiamato Del Male il Bene, contenenua pur vn nodo di varij accidenti amorosi, ne’ quali intrecciandosi à caso la Virtù, e l’Amore, si daua a conoscere, che bene spesso dal male ne resulta il bene, e dalle disgratie souente nascono le maggiori fortune, comprobrandosi il detto, che pericolati saressimo, se pericolati non fossimo. A tutte queste attioni assistette sempre la Regina col godimento dell’animo suo tutto dedito, & applicato alle cose, che hanno del virtuoso, e del nobile. [pp. 300-301]

La sera del 28. di Febraro nel sudetto Palazzo de’ Signori Barberini alle Quattro Fontane, si fece la festa de’ Caroselli, la quale come per le comparse, e per le machine meritò l’applauso vniuersale, così mi obliga à farne vn succinto racconto [...] [p. 302]

[racconto] [pp. 302-310]

Fù destinato per Teatro di questa operazione il cortil maggiore del medesimo Palazzo, che è di forma bislunga assai spatiosa. Questi Signori col fare anche demolire alcune loro case contigue, fecero dirizzare due larghe, e commode scalinate nella parte sinistra. Erano queste capaci di 3000. persone in circa. [p. 302]

[...] à buon calcolo questa sola illuminatione costaua più d’vn migliaro di scudi. [p. 303]

à ciascuno di loro [24. Caualieri] costaua più di ducento scudi di penne [per i cimieri] [p. 305]

[...] terminandosi in tal modo la festa, doppo la quale il Principe diede vna lautissima collatione di pretiose confetture alle Dame. [p. 310]


 

 

VARIANTI INTERNE ALLA STAMPA

Il testo trascritto in ADEMOLLO Teatri 69 differisce da quello che abbiamo utilizzato noi in un passaggio capitale per dirimere l'attribuzione del libretto: "[...] il soggetto e la composizione, parto del finissimo ingegno del signor abbate Rospigliosi [Giacomo], soggetto altrettanto cospicuo nelle scienze, quanto riguardevole per le sue nobili condizioni, bastando il dire, che egli sia ben degno nepote di Monsignor Rospigliosi, segretario di Stato di Sua Santità, che alla intelligenza di ogni grand'affare ha congionta bontà e litteratura in grado più che eminentissimo" (e cfr. qui sopra, p. 289: "il soggetto, e la compositione [...] delle parole, che erano parto felice di vn nobilissimo, & eruditissimo ingegno"). Della stampa dell'Historia esistono dunque due stati - se non proprio due tirature - in cui si assiste a un progresso di preterizione: il "soggetto" e la "composizione" sono attribuiti dapprima al nipote del segretario di stato, poi ad un anonimo "nobilissimo, & eruditissimo ingegno". Che si tratti di una forma di censura - in una relazione che ha tutti i crismi dell'ufficialità, compresa l'impressione affidata alla stamperia della Camera Apostolica - non vi è dubbio. C'è da chiedersi da chi può essere partito - in corso d'opera - l'impulso censorio. Potrebbe al limite trattarsi di un'autocensura, almeno nella variante che abilita il futuro "cardinale nepote" di un'impresa scrittoria che certo non gli appartiene.


 

Progetto
Bibliografia
Biografia
Documenti
Epistolario
Opere
Persone
Soggetti
Studi
Testi

Avvio