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Lettera al fratello Camillo
Roma, 26 giugno 1655




[Lettera originale parzialmente autografa]

BAV Vat.Lat.13367, cc. 87-90

[a c. 90v, dopo la scrittura del copista (in parte in verticale per sfruttare tutto lo spazio disponibile), G.R. aggiunge di suo pugno:]
 

Conosco, che Dio bendetto mi ha fatto molto maggior gratia, che non ho sperato, nè meritato mai, essendo l’impiego in che mi trouo, di stima è di honoreuolezza grandiss.ma, e riceuendo io del continuo molti fauori dalla somma benignità di S.[...] Contutto ciò assecuro V.S., che non penso in modo alcuno a auanzamenti maggiori, perche considero, che per molti rispetti possono esser lontaniss.mi, e che nelle cose della Corte non si camina mai con certezza di q(ue)llo, che habbia da essere, nascendo bene spesso all’improuiso mille accidenti impensati. E però la vera [sic] è rimettersi alla disposizione di Dio benedetto, e non far disegno alcuno sopra cose incerte, come uerame.te non lo fo; ma per rispondere al motiuo di V.S. non lascio di dirle che quando mai si desse il caso, non so, come si potesse dare a uno della Patria l’impiego, (che) uoleua il Ca[...] Vincentio, poiche come fu considerato per altra occasione, nella mia andata in Spagna, uedere i Nipoti a tauola, e in qualità di padronanza, e stare in grado e titolo di [...].re, dubito (che) nell’intrinseco non piacerebbe a nessuno, e se bene da principio si pigliano le cose con gusto, e senza uolerui far reflessione, è impossibile, (che) a poco a poco non ne resulti certa ponderatione, che fa dispiacere q(ue)llo (che) si desiderò una volta. Pure credo, che ci sarà molto tempo da pensarci. Aff.mo fra(te)llo e ser.re

Giulio Arciu.o di Tarso

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