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Discorso
sopra l'"Elettione di Urbano VIII"

ESTRATTI


 

 

Discorso del Sig. GIVLIO ROSPIGLIOSI / sopra l'Elettione di VRBANO VIII. Poe- / ma del Sig. Francesco Bracciolini / Dell'Api.

[in]

L'ELETTIONE DI VRBANO PAPA VIII / DI FRANCESCO BRACCIOLINI / DELL'API / ALLO ILL.mo ET R.mo S.re IL S.r CARDINALE / BARBERINO / CON GLI ARGOMENTI / A CIASCVNO CANTO / DI GIVLIANO BRACCIOLINI / DELL'API

[esemplare consultato: BNCF Rossi-Cassigoli 522]

[s.n.t., cm. 21,5 x 15,7; [8]-493-[3] pp.; reg.: A2-Z2, Aa2-Zz2, Aaa2-Qqq2]
 

All'amico lettore. [pp. [3]-[6] n.n.]

[...] ma se pur desideri alcuna introduttione alla lettura di Poesia, così disusata, ricorri alli due breui discorsi, che si stampano nel fine del libro, e l'vno del Signor Giulio Rospigliosi, ti mostrerà l'insuperabil difficultà, superate dalla forza dell'ingegno, e del verso, e l'incredibili nouità, e le singolarità appena imaginabili, e pur condotte a tanta chiarezza, & a tanta sicurezza, che non portano alcun dubio appresso di loro, & insegnano i più riposti arcani della Theologia, e delle Morali in maniera, che ogni mediocre intelletto gli comprenda ageuolmente, e difficilmente se gli dimentichi. Nell'altro discorso s'ingegna il Signor Giuseppe Cini, di mostrare, che questo Poema sia stato dall'Autore fabricato conforme a gli insegnamenti d'Aristotile [...] [p. [5]]
Roma li 24. Luglio 1628
 

Discorso del Sig. GIVLIO ROSPIGLIOSI / sopra l'Elettione di VRBANO VIII. Poe- / ma del Sig. Francesco Bracciolini / Dell'Api. [pp. 484-493]
 

SE la Natura, e Dio, che non sogliono far mai alcuna loro operatione in vano, hanno introdotto nel mondo la Poesia, ancor che ella fusse rea, come alcuna volta afferma Platone, ella non può e(ss)er però senza alcun fine, & inutile, e scioperata del tutto; poiche ancor delle vipere ci serviamo a fabricare la triaca; e quando alcuno altro frutto non si trahe(ss)e da lei, ella è pur ministra della lode, che è il solo premio della virtù. [p. 484]

[...] par che dir si possa che huomo nessuno sia, che in questa parte meglio del Poeta [...] imiti [Dio], che pur sul nulla fabbrica il tutto; e come vi fu chi chiamò Dio Poeta, non erra chi chiama i Poeti diuini, & quel che disse est Deus in nobis, non si allontanò lungamente dal vero. [p. 484]

[La condanna della poesia da parte di Platone è infondata] E però si può per | mio credere andar più a dentro considerando, che la Poesia [...] può esser nociua alla Republica, se non è ben adoperata [...]; il Poeta parimente, può a studio e per maluagità voler corrompere i costumi della giouentù, col veleno delle sensualità; & in tal caso benche egli fusse ottimo maestro di Poesia, è scelerato ed empio nemico del genere humano, e come tale non pur da esser sbandito, ma abhorrito da tutti. Se egli poi non per nuocere, ma per lusingare e per piacere condisce i suoi versi con le dolcezze di Pindo, può egli farlo o con vtile di chi legge o senza vtile, o con danno. Se il fa con danno, senza dubio egli si dee discacciare, che ciò che nuoce non si riceue; se il fa con vtile ha da riceuersi, che ciò che gioua s'ammette; se il Poeta poi riesce senza alcun frutto o molto poco, deue allhora come otioso rifiutarsi, perche ne anco può gradirsi come huomo. [pp. 484-485]

[È facile giudicare se la poesia sia utile o dannosa, più difficile se sia inutile o poco utile; Omero, Virgilio ed Esopo si prefissero di giovare al popolo e per farsi intendere si servirono di storie semplici e accessibili] Questa è veramente l'vsitata strada della Poesia, la quale col mostrare ciò che a prima vista s'intende, insegna il nascosto sentimento, che gioua [...]. E questo lor [di Omero e di Virgilio] camino per farsi intendere, non si può negare, che non sia buonissimo, ma ancor egli porta seco la sua difficoltà, che per mio credere è questa. Può egli ageuolmente auuenire, & auuiene per lo più, che il Lettore si fermi con l'intendimento suo nella corteccia de personaggi, che egli vede rappresentati, e non passi al midollo delle virtù, o de' vitij, che da lui si voglion dimostrare; e se così succede, ecco riuscir loro d'hauer faticato in vano; ecco l'opere loro infruttuose; & ecco la Poesia inutile, e meriteuole di douer esser discacciata da Platone, e da ciascun'altro, che all'utilità si riuolga. Hor questo acutamente auuertendo il Sig. Bracciolini, pensò seco medesimo con la finezza dell'intelletto suo di prouar, se vi era modo di assicurar l'vtilità del Poetare, e no(n) riporsi nell'arbitrio del popolo, che leggendo i Poemi non si fermi nella corteccia, e lecchi solamente il mele d'intorno a gli orli del vaso, senza inghiottirne la medicina e la salute [...] [p. 186=486] [E infatti nel suo poema rappresentò direttamente il Vizio e la Virtù che combattono fra loro fino al trionfo della Virtù con l'elezione di Urbano VIII]

[...] E questo è il soggetto del suo Poema, il quale non può esser che non sia vtile, se mostra come si superi il vitio col mezzo della virtù che combattono fra loro fino al trionfo della virtù; e non può non esser compreso, se li personaggi, che egli introduce e che egli rappresenta, sono le medesime virtù, che s'hanno da seguitare, & li medesimi vitij, che s'hanno da fuggire. [p. 187=487]

[Eccellenze del poema:] ne toccherò breuemente tre sole, e saran queste la Difficultà, la Nouità, e la Felicità, la prima superata dall'arte, la seconda prodotta dall'intelletto; e la terza compartita dalla Natura, e dal Cielo. [p. 187=487]

[Difficoltà del panegirico in sé e di questo in particolare (il vero è superiore alla lode)]

[...] Dura e continua difficoltà hanno portato al Poeta i personaggi introdotti; perche essendo intellettuali e fantastichi, prima è bisognato il formarli evidenti, e farli amabili o vero odiosi, e dopo adoperarli. Sanno molti, chi sia Orlando, Rinaldo, Ruggiero, Vlisse, Didone; ma che cosa sia Timore, Ardire, Fortezza, Giustitia il sanno pochi; e non le vide giamai ne(ss)uno né armarsi, né combattere, come le dimostra il Signor Bracciolini, al quale è bisognato non pur come ad Vlisse fabricarsi la naue del suo viaggio, ma come Dedalo le penne dell'insolito volo dell'aria, con portar sempre seco il precipitio manifesto. [p. 448]

[È facile appiccare un'ottava di lode ad un poema,] ma il portar[e al signore lodato] con diletto il vero più bello del finto, gli insegnamenti più dolci de i diporti, e la varietà seuera più diletteuole degli errori giouanili, questo è veramente mostrar il poter dell'arte insuetum per iter [...]. Ma la difficoltà sopra ogni altra considerabile è questa superata dal Sig. Bracciolini di trasformare sé me- | desimo a guisa di Proteo, e far che la penna sua a guisa di pasta molle si trasformi, e si pieghi a qualunque materia, e come egli medesimo disse nello Scherno degli Dei, che egli sappia far nella scena ogni parte di recitante. l'effetto il mostra in ogni altro, che pochi, o nessuno in diuersi stili son riusciti eminenti, come egli ha fatto, il quale fidandosi in questa sua versabilità, ha creduto di poter porger pasto a ciascuna sorte di gente, e marauigliosamente l'ha fatto. [pp. 488-489]

[L'epica si rivolge a tre specie di pubblico: la plebe (ignorante), i "nobili gentilhuomini" ("mediocremente letterati") e i letterati; Aristotele raccomanda il giusto mezzo: in questo caso i nobili]

[...] il gusto di ciascuno di questi è differente dagli altri, e però essendo impossibile il satisfare a tutti egualmente, insegna Aristotele all'Epico Poeta, che s'ingegni di piacere a i nobili, e mediocremente letterati, perche il mezzo communica con gli estremi; e pertanto così facendo, piacerà non solo a i mediocri, ma forse a qualche dotto, & a qualche ignorante ancora. [p. 489]

[La novità è una] facoltà dell'intelletto. Questa nobilissima e prima parte dell'anima ragioneuole produce l'inuentione, e quasi con authorità diuina fabrica il tutto sul nulla; & è compagna di lei la varietà la quale sempre diletta, e sempre piace; anzi quasi alto fiume porta con l'onde sue, che l'vna seguita l'altra, gli animi de' lettori, in maniera, che più tosto rapiti che condotti s'ingolfano nell'Oceano, e godono senza saper, nè perche, nè di che per sola mercede, e gratia del fiume, che gli traporta. [p. 490]

[Virgilio, Ariosto, Tasso:] diuersi hoggi si mostrano i Poemi loro, ma non già nuoui; mentre caminano per le vestigia altrui, e cambiano le persone introdotte sì, ma non le forme, nè le materie. [p. 490]

[Fa eccezione il poema del Bracciolini]

[...] Se egli è vero che tutte le cose nuoue piacciano, quanto questo Poema ha più nouità degli altri, tanto deurà piacer più di loro; & ancor che il nuouo debba dirsi con forme comuni e non pellegrine, e queste sien pur tali, mentre da loro non è generata oscurità nemica mortale del Signor Bracciolini lo stil suo riesce nobile, e chiaro, eccellenza non pur difficile, ma tanto nuoua, ch'io non sò veder- | la in altri, che in Virgilio, & in lui; parlo di chiarezza non diffusa, che in questo riesce nuouo particolarmente il Poeta nostro accoppiando la nobiltà con la chiarezza, & amendue con la breuità non soverchia. [pp. 490-491]

[Altra novità:] [...] caminando con aggiustate prosopopee, non da altronde che da se medesimo caua i principi della sua fauola, tanto noua, che il Lettore abbatter non si può mai in parte alcuna di lei, che inopinata non sopraggiunga. [p. 491]

[La felicità è] dote fauoreuole della natura, e gratioso fauor del Cielo [p. 491]

[...] per esser grande, conuiene esser ardito; e per esser ardito, felice [Bracciolini lo è] [p. 491]

Non ogni materia è atta a riceuer poetica forma [...]. Ma con l'esempio del Poeta nostro chiaramente si vede, non esser materia alcuna così difficile, ed aspra, che il buon verso non raddolcisca e non limi, nè si pesante, e si graue, che alle spalle d'vn'Hercole non sia leggiera. [p. 492]

[Con ciò si prova che la poesia] non sia mortal facoltà ma celeste. Dicesi che follia sarebbe al pittore il mettersi a dipignere i tuoni, ma che pur anco vi è stato chi gli ha saputi dipignere; il medesimo si vede hauer fatto il Signor Bracciolini, che le cose dal senso lontanissime & incomprensibili ha saputo rappresentare, e descriuere; ha saputo egli accoppiar la chiarezza con l'altezza del dire, la strettezza col numero; l'egualità con la varietà; e quel che è di maggior marauiglia, in sì breue tempo di quest'opera anco impiegato la naggior parte in cure maggiori, non ha lasciato pur vn verso tra tante e tante migliaia, che sia duro, cade(n)te amfibologico, oscuro, vile, o che da nessuna pe(n)na più erudita migliorar si potesse. [p. 492]

[Se la felicità consiste nella fecondità] Nessuno al certo più copiosamente | scriue di lui; che dopo tanti altri suoi Poemi in ogni stile, e stampati, e da stamparsi, ad ogni carta nuoue comparationi, nuoue descrittioni, nuoue figure, nuoui lumi appariscono, e si spargono dall'inessiccabil sua vena, e dall'indeficiente fontana dell'ingegno suo. Se la patria comune, e l'amicitia, ch'io tengo con esso lui mi fanno dir troppo; o se l'arte, la natura, e l'eccellenza dell'Autore mi costringano a dirne poco, a voi giuditiosi Lettori rimanga il pensiero, e l'arbitrio di giudicarlo. [pp. 492-493]
 



 
ANNOTAZIONI

Il poema del Bracciolini "incontrò nel 1628 non poche difficoltà a causa di allusioni a fatti contemporanei per i quali la storia potrebbe forse attingere qualcosa in quel baratro di ottave. Negli esemplari in carta grande divenuti rarissimi, cosicché se ne conosce oggi uno solo posseduto dal barone Visconti, furono fatti alcuni cambiamenti mediante tasselli a stampa incollati in diversi punti, e di più sei pagine furono stampate di nuovo e sostituite alle primitive con mutazione delle cose che vi erano narrate" (ADEMOLLO Teatri 75)
 



 
BIBLIOGRAFIA


  • ADEMOLLO Teatri 74-75

 

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