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(Reggio Emilia, 1474 – Ferrara, 1533) |
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STUDI NENCIONI Ripercorre le tappe fondamentali degli studi inerenti al rifacimento del Berni, sottolineando l'importanza del Virgili per quanto riguarda i moventi psicologici (come la competizione con l'avversario Pietro Aretino, che aveva avuto a sua volta intenzione di "emendare l'Innamoramento del Conte"), mentre per quelli culturali si rifà al Chiorboli, che afferma l'importanza della questione della lingua che imponeva il connubio fra l'arte letteraria e la lingua colta fiorentina. Osserva inoltre che proprio in quegli anni erano uscite le prime due redazioni del Furioso (1516, 1521), la cui lettura aveva risvegliato l'interesse per l'opera boiardesca, artistica nei contenuti ma stilisticamente poco pregiata. Ecco che allora alcuni letterati diressero i loro interessi verso un impegnativo lavoro di rifacimento (come l'Aretino, che si limitò ad accarezzare l'idea, il Dolce, il Domenichi, il Berni). (pp. VII-VIII) L'utilizzo della rima parossitona trova un chiaro modello
nell'Ariosto. (p. XIV)
VIRGILI Nei "primi anni del Cinquecento [la creatività dell'ingegno italiano], che abbondò nei secoli [precedenti], era esausta: perfezionare imitando o [...] copiare era il principale intento dell'arte: non si [voleva] più dire né sentir cose nuove, ma dirle e sentirle dir bene. Tutti i generi erano ormai stati tentati"; solo resisteva: "la poesia che narrasse, e narrasse cose non utili e vere, ma immaginarie e piacevoli" (p. 299). Tutto questo poi avveniva in tempi che si facevano sempre più duri e difficili per l'Italia. L'Orlando del Boiardo era rimasto incompiuto a causa della morte dell'autore, così, pochi anni dopo, iniziarono ad apparire i primi continuatori. Nel 1506 venne stampato nuovamente il poema a Venezia, con l'aggiunta di un quarto libro di undici canti, autore del quale era Niccolò degli Agostini. Successivamente (nel 1514) uscì un secondo libro aggiunto, sempre dell'Agostini. Un altro continuatore fu un certo Raffaello Valcieco da Verona, che stampò, nel 1518 a Milano, i tre libri boiardeschi con in più due suoi tutti nuovi. Gli autori che competevano per questa impresa erano numerosi, ma il maggiore fu sicuramente Ludovico Ariosto, che nel 1516 a Ferrara fece stampare per la prima volta il suo Orlando furioso, che era praticamente la seconda parte dell'Orlando innamorato e dal quale non poteva essere scisso. Le due opere infatti appartengono alla stessa "epopea romanzesca", hanno gli stessi personaggi, le stesse azioni e ciò che è incompiuto nel primo è terminato nel secondo (pp. 299-305) Dopo la prima edizione del 1516 ne seguì un'altra
nel 1521. Fra questa e quella del 1532, che è l'edizione mirabilmente
perfezionata che si legge oggi in 46 canti, se ne contano altre diciassette.
Ci rendiamo conto quindi del successo che ebbe l'opera ariostesca in quegli
anni (pp. 308-309)
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