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detto il Burchiello (Firenze, 1404 – Roma, 1444) |
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STUDI LONGHI L'eredità poetica del Burchiello è accolta nel '500 in maniera piuttosto eterogenea. "La menzione del poeta di Calimala suona più come autorità proverbiale, come 'topos' di incomparabilità, che come riconoscimento di dipendenza: il Berni che esordisce, nel sonetto LVIII, 'S'i' avessi l'ingegno del Burchiello, / io vi farei volentieri un sonetto', intende sì professare verso il destinatario, Ippolito De' Medici, la stessa cortesia [...] che il Burchiello mostrava [componendo sonetti per gli amici] [...], ma soprattutto mira a evidenziare indirettamente l'eccezionalità del suo tema, tanto straordinario che il solo Burchiello ne sarebbe all'altezza" (p. 15) "Il burchiellismo di maniera", che spesso si avverte in
alcuni poeti giocosi del '500 (possiamo pensare per esempio al Lasca),
"nasconde un vuoto sostanziale di inventività e fantasia. [...]
Ben altrimenti libera e sapiente la gestione che del patrimonio burchiellesco
pratica il Berni. Il segreto di un recupero nutriente e vitale dei dati
di quell'esperienza sta nel rifiuto di una mimesi rispettosa: il Burchiello
è irripetibile, va saccheggiato, non riprodotto. Ecco dunque che
il Berni, attingendo a un libro che considera alla stregua di un repertorio,
[...] ripesca oggetti, nomi di persona, luoghi deputati, iperboli numeriche,
sintagmi nominali, sistemi di rime: un bottino di elementi decontestualizzati
che verranno asserviti a una nuova sintassi e a una diversa logica costruttiva"
ROMEI Introduzione La "poesia bernesca [...] esordiva replicando una delle occasioni canoniche della tradizione giocosa [...]: la richiesta del mantello. [...] sono subito evidenti i debiti del Berni con quella tradizione - ed esplicitamente ammessi con i reiterati omaggi al Burchiello, al Pulci, al Pistoia" (p. 5) Dopo le invettive del 1527, fra le quali la maggiore è
quella contro Pietro Aretino (XXXII), proseguì la "produzione giocosa"
affidata al sonetto e al capitolo.
VIRGILI Un predecessore del Berni può essere individuato nel Burchiello. Del quale il Berni tralasciò il gergo e la ruvidezza e ne apprese, invece, certi "quadretti assai vivi e piccanti, certi schizzi di figure ridicole, soprattutto poi la descrizione di un malo albergo e una peggior notte toccatagli [...] furono fuor d'ogni dubbio presenti al Berni". Un'altra affinità fra i due autori si può riscontrare nell'utilizzo della satira, soprattutto politica, celata nel Burchiello, evidente nel Berni (pp. 192-193) Il Berni prende, qualche volta, versi dal Burchiello, dal
Bellincioni, dal Pistoia. Le conformità con questi autori si riscontrano,
però, solo nel loro stile giocoso ed anche in questo il Berni inserisce
quell'"urbanità e gentilezza" che agli altri mancano (p. 194)
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