|
|
|
TESTI
STUDI LONGHI La tecnica della descrizione deformante, attuata in alcuni sonetti berneschi (come quello sulla badia di Rosazzo [XXXIV], o sulle architetture di Verona [XLVI], o sulla casa del poeta [LXIV]), trova come archetipi autori quali il Burchiello, il Franco, il Pistoia. Gli oggetti privilegiati del discorso poetico sono, in questo caso, "case, chiese, osterie [che crollano], insidiate da crepe e sconnessure; i vestiti sdruciti dall'usura [...]; mule, asini e cavalli macilenti [che] inciampano e precipitano a capofitto, travolti dalla loro stessa goffaggine: è un mondo gaiamente contemplato nella sua precaria instabilità e nel processo medesimo della sua decomposizione. Il Berni si allinea di buon grado a questi modelli congeniali [e] ne raccoglie ed esaspera i procedimenti [...]. L'oggetto della caricatura, scomposto nei suoi elementi costitutivi che la scrittura derisoria altera a guisa di specchio deformante, perde la propria identità originaria e il senso della propria funzione: trasfigurato diviene incomprensibile. Ancora più efficace se sperimentata sulle persone, la descrizione caricaturale ha un esito totalmente alienante: è la trasformazione dell'umano in animale" (è il caso dei componimenti LXVII e LXI) (pp. 19-21) ROMEI Introduzione Al sonetto "si affidava la maniera della 'descrizione deformante', che aveva avuto qualche anticipo negli anni passati ([...] XXVI). Non nuove le tecniche né i temi (stamberghe cadenti e perfide cavalcature, città spettrali e medici grotteschi, malenotti e malalberghi; e poi ancora servi squallidi e parenti rincrescevoli e poeti miserabili), francamente debitori alle trovate [...] di un Burchiello, di un Pulci, di un Franco, di un Pistoia. Ma si spande nel Berni una sinistra ossessione per accumulo [...] che schianta la misura classica del sonetto caudato ed impone quella 'aperta' e infinita della sonettessa (ed è schiacciante, nell'economia delle Rime, la predilezione delle forme metriche 'aperte'). Di coda in coda (si arriva a contarne 21 in XLIX), martellata dalle rime addensatissime, si ripercuote una fredda ferocia da studio anatomico: certo non è un caso che le immagini di supplizi, torture, anatomie [...] occhieggino tanto insistite e frequenti. L''ottica crudele' del Berni [...] nel suo scasso impietoso e febbrile ambisce a scoperchiare le storte fondamenta del mondo: in una sorta di allegro trionfo della morte, o, piuttosto, della perversità [...] immortale" (p. 15) |