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STUDI LONGHI Erasmo con il suo Elogio della follia loda ciò
che non è degno di lode, dà prova di eccellenza stilistica
in un argomento "futile e meschino", propone "la sfida ad un'applicazione
anomala della scrittura, un'applicazione piacevole e ricreante proprio
nella sua anomalia e nei significati inattesi che sprigiona" (p. 142).
In questo modo "il paradosso, funzionando come una scatola silenica, [riversa]
dal suo interno una insospettata verità" (p. 142).
Infine, l'elogio paradossale restituisce un vero e proprio
effetto benefico e salutare, in quanto, "consentendo prospettive inusitate,
[...] [ci dà] la chiave per evadere dalla prigionia non solo dei
valori costituiti, ma addirittura dell'ordine naturale delle cose. [...]
Così insegna uno splendido apologo oraziano, di cui farà
tesoro Erasmo descrivendo la vita del pazzo, colui per il quale il mondo
fabbricato dal suo delirio è infinitamente più bello del
mondo reale [...]. Il male e l'insignificante non esistono più,
tutto può essere riscattato; e nel paradosso è la forza di
una rivendicazione delle cose" (pp. 178-179)
ROMEI Introduzione È il capitolo la forma metrica che rivela maggior "dipendenza dai modi dell'encomio paradossale classico e umanistico e [trova] precedenti immediati ed illustri: [...] solo dieci anni prima, tornando proprio da Roma, il dotto Erasmo da Rotterdam aveva scritto l'irriverente Elogio della follia" (pp. 6-7) |