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(Firenze, 1450 - ivi, 1529) |
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STUDI ROMEI Introduzione È necessario tenere presente l'ambiente della corte romana "per capire i primordi della poesia bernesca, che esordiva replicando una delle occasioni canoniche della tradizione giocosa [...]: la richiesta del mantello. La rinverdiva in quegli stessi anni [...] Bernardo Giambullari - altro fiorentino trapiantato a Roma - con i Sonetti di Biagio dal capperone e ne cavava dal papa fior di ducati. Ma se sono subito evedenti i debiti del Berni con quella tradizione - ed esplicitamente ammessi con i reiterati omaggi al Burchiello, al Pulci, al Pistoia -, sono anche subito chiarissime le distanze almeno dalle sue più tardive e sorde esecuzioni, come gli artigianali Sonetti di Biagio" (p. 5) |