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STUDI ROMEI Introduzione Dopo le invettive del 1527, fra le quali la maggiore è quella contro Pietro Aretino (XXXII), proseguì la "produzione giocosa" affidata al sonetto e al capitolo. A quest'ultimo "è consegnato il nuovo genere della poesia epistolare, inaugurato proprio in questi anni" e strutturato sul modello oraziano e ariostesco. È un genere caratterizzato da "un'accentuazione familiare e colloquiale che esclude per principio qualsiasi messaggio impegnativo e intensifica la divertita mimesi delle forme istituzionali della lettera [...]. E aggiunse la cordialità e la tenerezza amichevole che gli sono proprie, sotto la vernice scanzonata della burla ([...] Innam. III vii 42 4-5); e insieme un senso angoscioso della precarietà dei tempi e dell'insicurezza degli affetti [...] (XXXVII 1-2)" (pp. 14-15) Giunto quasi alla fine della sua vita, per il Berni, "dopo
il fallimento dell'Orlando 'moralizzato' (del quale il Berni ebbe
chiara consapevolezza, tanto da non effettuare la stampa per cui aveva
già ottenuto i privilegi) e sciolti i veleni accumulati nella tensione
degli anni veronesi, la poesia sembrava non trovare più profonde
motivazioni. 'Non ho fatto mai alli dì miei
cosa buona, e meno da poi che non vi vidi', confidava all'amico
Luigi Priuli (un altro 'spirituale') in una lettera del 1534; né,
certo, le 'filastrocche e tantafere' che intrigavano
la società colta romana potevano costituire per lui motivo di giustificazione
e di salvezza. Neppure letteraria" (pp. 17-18)
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