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TESTI
STUDI ROMEI Introduzione Nel 1531 il Berni si apprestava a chiudere la partita veronese. "L'insofferenza, sempre più acuta, per la 'suggezione in che stava in Verona' (XLV), che si appaiava allo scontento del vescovo per l'indocile segretario ('pur fo, pur scrivo anch'io / e m'affatico assai e sudo e stento, / ancorch'io sappi ch'io non vi contento', protestava in XLIV 6-8), faceva sì che il Berni meditasse la defezione e si attentasse a praticarla nel 1531, trasferendosi per qualche tempo a Padova e inaugurando con il capitolo Alli signori abbati [...] un'epoca nuova della sua poesia" (p. 16) ROMEI Nota Il Berni giunge a Padova nel marzo del 1531 ospite dei figli del cardinale Francesco Cornaro. Pensa di sistemarsi definitivamente in questa città ma in ottobre lo ritroviamo di nuovo presso il Giberti (p. 19) VIRGILI Nel 1531 si verificò a Padova una disputa in versi fra Pietro Bembo e Antonio Brocardo, studente di legge, amante della letteratura nonché amico del primo. L'imprudente Brocardo osò parlare con disprezzo dell'autorevolissimo Bembo, notando perfino degli errori nelle Rime, alle quali ebbe il coraggio di contrapporre le sue. L'indignazione di quest'ultimo fu immediata e violenta. Questa disputa diviene importante per noi in quanto il Berni, che si trovava proprio a Padova in quei mesi (ospite della famiglia Cornaro), la ricorda in un proemio del rifacimento (XIII 1-7). Con questo brano sembra che volesse sia mettere, in questa "lotta disuguale e accanita, una parola di pace" disinteressata, sia dare un sostegno al povero Brocardo. Come spesso accadeva a quei tempi i letterati si schierarono da una delle due parti e non mancò in questo anche l'Aretino, che decise, forse per convenienza, di prendere le parti del Bembo accanendosi, con forte violenza verbale, contro il malcapitato Brocardo. Forse quest'ultimo fu talmente sopraffatto dalle aggressioni al punto da ammalarsi e morire giovanissimo poco dopo. Certo il Berni dovette sentire una forte indignazione per il tragico accaduto e, probabilmente, ne sono una prova le prime ottave del canto XIV del rifacimento (pp. 229-238) I Cornaro si schierarono dalla parte del Brocardo, loro
amico, contro il Bembo (fra l'altro loro parente, con il quale avevano
in sospeso vecchi rancori, legati ad interessi economici e benefici ecclesiastici)
e conseguentemente contro il suo sostenitore, Pietro Aretino, che molto
probabilmente si dolse non poco di questa inimicizia. Infatti, i Cornaro,
essendo ricchi patrizi veneziani, avrebbero in seguito avuto un posto nel
Senato veneziano e ciò poteva preoccupare l'Aretino, che, se disse
male di tutti, non osò mai dir male dei veneziani e di Venezia (pp.
245-246)
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