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==== Lo Stampatore a chi legge (Erminia part. 1637 ========
                                     fonte: SOLERTI 130-131

Erminia sul Giordano, dramma musicale... posto in musica da
Michelangelo Rossi, in Roma, appresso Paolo Masotti, 1637

                LO STAMPATORE A CHI LEGGE
   Essendomi capitata alle mani una lettera, che in occa-
sione della presente commedia fu scritta da un gentiluomo a
un amico lontano, ho stimato d'inserirla nel principio 
dell'opera, persuadendomi che la notizia che porta di molti
particolari, possa con non poca soddisfazione servir di 
guida a chi si compiacerà di scorrere questi fogli.
   - Se mai desiderai di esser mago innocente, e di sapere 
usare arti, le quali però all'amicizia solamente servisse-
ro, ieri certo ne ebbi una impaziente voglia, affine cioè 
di scioglier V. S. costì dai domestici affari, e traspor-
tarla a veder qui la bellissima Erminia, che di ordine del-
l'Ecc. Signor Prefetto di Roma si rappresentò. Io vi fui, e
con tanto mio piacere e godimento, che, sì come oltre alla 
presenza e compagnia di V. S. niente più vi ebbi da deside-
rare, così mi confermai nella mia opinione che le poesie 
drammatiche non paiano verisimili, ma vere; e che in ciò di
gran lunga superino tutti gli altri poetici componimenti; 
perché hanno persona, e vita, e moto, e lingua, e realmente
non sembrano azioni, ma sono. In questa poi ha la soavità 
del canto e dell'armonia continua talmente ecceduto, che io
stimo potersi dire che si stesse in un continuo ratto: et 
inoltre che si stravedessero più tosto che vedessero con 
nuovo incanto rappresentati i successi di Erminia e gl'in-
canti d'Armida, attesi i piacevoli inganni delle macchine |
e delle volubili scene, che impercettibilmente fecero appa-
rire ora annichilarsi un gran rupe e comparirne una grotta 
e un fiume, dal quale si vede sorger prima il Giordano e 
poi le Naiadi; ora venirsene Amore a volo et appresso na-
scondersi fra le nuvole; ora per i sentieri dell'aria in un
carro tirato da draghi portarsi Armida, et in un baleno 
sparire; ora cangiarsi l'ordinaria scena in campo di guer-
ra, le selve in padiglioni, e le prospettive del teatro in 
muraglie dell'assediata Gerusalemme; ora da non so qual vo-
ragine di Averno far sortita piacevolmente orribile i Demo-
nii in compagnia di Furie, le quali insieme danzando et as-
sise poscia in carri infernali per l'aria se ne sparissero;
et ora poi finalmente Apollo, con vaghissima comitiva di 
Zeffiri, sopra un carro sfavillante di lucidissimi splendo-
ri, far sentire un concento di inestimabile melodia. E chi 
fu Apollo? Il signor Michelangelo Rossi, compositore insie-
me delle musiche e sinfonie di tutta l'opera: il quale so-
pra la più sublime parte del carro, mentre i Zeffiri infio-
ravano l'aria, sonò con sì dolce armonia il suo violino, 
che ben mostrò aver sopra le Muse e le scene dominio e si-
gnoria. La lode delle macchine e mutazione delle scene è 
dovuta all'acuto ingegno del Sig. Francesco Guitti, ferra-
rese, tanto eccellente in inventare, ordinare e governare 
sì fatte macchine e teatri, quanto testificano la maravi-
glia e l'applauso universale.
   Per notizia poi delle perfezioni della poesia, basterà 
di legger l'opera, senza averla udita o veduta con gli aiu-
ti del canto e degli abiti. Nelle quali due cose hanno, a 
giudizio di ogni uno, talmente gareggiato la melodia e la 
pompa, che immortale sarà tra di loro la lite del vanto, 
come immortale sarà parimente la gloria di chi ha con gran
dezza d'animo e con splendore sì grande, dato quest'anno 
alla città di Roma un sì nobile ed ammirando spettacolo. 
Del quale lascio di proposito di mandare a V. S. più di-
stinto ragguaglio per non farla maggiormente inacerbire 
contra le proprie occupazioni, che l'hanno privata di così 
ragguardevole et ingegnoso trattenimento.
    

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