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GIOVAN FRANCESCO BINI
(Firenze, 1480/90 – Roma, 1556)

PREMESSA

GUIDA

INDICE
DEL TESTO

NOTA AL
TESTO

BIBLIOGRAFIA

SIGLE

PERSONE

SOGGETTI

Rime


 

 

DOCUMENTI


  • BERNI Poesie e prose, lettera XXIX, A messer Giovan Francesco Bini 
  • BERNI Poesie e prose, lettera XXXIII, A messer Giovan Francesco Bini 
  • BINI Lettere, Certo è che 'l mio padron esser più parco

 


TESTI



 


STUDI



 

BALLISTRERI


   Giovan Francesco Bini nacque a Firenze nel penultimo decennio del '400. Nel 1509, molto probabilmente, si trasferì a Roma. Qui si dette alla frequentazione dei circoli umanistici, nei quali conobbe il Bembo, il Castiglione, il Sadoleto, il Berni. Con quest'ultimo strinse una sincera amicizia, testimoniata da alcune lettere che il Berni gli indirizzò nel corso della sua breve vita. 
   Nel 1525 era a Roma alle dipendenze del Sadoleto, nella segreteria dei Brevi, impiego che mise in luce le sue notevoli capacità di scrittore latino. Il sacco del 1527 costituì per lui – come per molti altri – un dramma nel dramma: perdendo il suo ufficio si trovò costretto a vagare per l'Italia alla ricerca di un nuovo lavoro. Solo tra la fine del '28 e l'inizio del '29 poté tornare a Roma al servizio di Clemente VII, che seguì, fra l'altro, a Bologna per il secondo incontro del pontefice con Carlo V (fine '32 o - inizio '33). In questi anni cominciò a frequentare la cosiddetta Accademia dei Vignaiuoli (che tanta parte doveva avere nella diffusione della poesia bernesca) e continuò con la successiva Accademia della Virtù. Intanto occupava posti di rilievo al servizio dei protonotari apostolici, iniziando dal 1533 con la dipendenza dal Carnesecchi. In realtà tali impieghi sembrano non essere stati di gran soddisfazione per il Bini, che si lamentava degli scarsi  profitti che riusciva a conseguire. Le speranze di miglioramento subirono un brutto colpo con la morte di Clemente VII (1534), che comportò la fine delle fortune del suo 'datore di lavoro' (il Carnesecchi). Trovandosi improvvisamente senza protettori, sotto Paolo III dovette accontentarsi di modesti incarichi. Finalmente nel 1539 riuscì a succedere a Fabio Vigile come Chierico del Sacro Collegio. Nel 1543 lo troviamo in viaggio per l'Italia. Nel 1549, in forza della sua carica in curia, partecipò al conclave che elesse papa Giulio III, del quale divenne segretario nel 1554. Riuscì a mantenere la sua carica anche con i successivi Marcello II e Paolo IV. Morì a Roma il 7 agosto del 1556 (pp. 510-513) 
 

LONGHI


   Nel 1532 il Berni, da Verona, compose due paradossali capitoli in lode della peste (LII, LIII), nei quali si smentiscono le opinioni comuni che vedono il male dove invece, secondo l'autore, è il bene. Nel secondo capitolo il Berni, a conferma delle sue dissertazioni, chiamò in aiuto l'autorità di un amico, il Bini appunto:

     Piange un le doglie e le bolle franciose
perché gli è pazzo, e non ha ancor veduto
quel che già messer Bin di lor compose.
    Ne dice un ben che non saria creduto:
leggi, maestro Pier, quella operetta,
che tu arai quel mal, se non l'hai avuto.
                         (LIII 34-39) 

"L''operetta', capace di invogliare un lettore sano a sperimentare la bontà delle 'doglie' e delle 'bolle franciose', appannaggio della sifilide, è il capitolo [...] Ad ogni altro che a me forse dorrebbe [Navò, 1538] di Giovan Francesco Bini (il 'messer Bin' del v. 36). Alla data di composizione del testo, intorno al 1531, l'autore risiede a Roma, alle dipendenze di Clemente VII; la sua amicizia intensa e durevole con il Berni risale a parecchi anni prima" (pp. 37-38). Comun denominatore dei due paralleli capitoli del Berni e del Bini: l'allegria, "rivendicata nel dominio stesso dei più gravi flagelli dell'epoca" (pp. 37-38) 
 

ROMEI Berni e berneschi


   Giovan Francesco Bini fu uno dei frequentatori dell'Accademia dei Vignaiuoli. L'epistolario bernesco comprende, oltre a una lettera al Gualteruzzi, due lettere al Bini, datate 27 dicembre 1533 e 12 aprile 1534, nelle quali l'Accademia viene esplicitamente nominata (p. 51) 

   La cronologia delle sue opere parte dal 1530-32 con il capitolo del Mal francese, seguito dal capitolo del Pilo, composto verso la fine del 1532. Il primo capitolo dell'Orto (destinatario Gandolfo Porrino) fu sicuramente composto nel 1535, fra il 2 agosto e il 25 novembre, mentre la datazione del secondo comporta maggiori difficoltà: sicuramente fu prodotto dopo il 13 agosto 1535. Al carnevale del 1538 risale il capitolo del Bicchiere; mentre la collocazione cronologica del capitolo Contro alle calze è impossibile da stabilire (sappiamo solo che fu inserito nell'edizione Navò 1538). Certo è che 'l mio padron esser più parco è l'incipit di un altro capitolo del Bini inserito in una sua lettera al Flaminio, datata il giorno di carnevale del 1541 (pp. 61-62)