Questo lavoro è sostanzialmente diverso
da una consueta tesi di "critica letteraria" o di "storia della letteratura".
La differenza non sta soltanto nel supporto (digitale anziché cartaceo)
ma nella natura stessa dell'oggetto, nel metodo della ricerca che l'ha
prodotto, nelle finalità che si propone di conseguire.
Le finalità, anzitutto, sono di natura sperimentale.
Non si ha in alcun modo la pretesa di fornire qualcosa di definitivo. Del
resto, è nella natura stessa dell'ipertesto la prerogativa di essere
un'opera "aperta", espandibile, teoricamente,
in infinitum. Quella
che si propone è un'ipotesi, un progetto piuttosto embrionale e
perfettibile che adulto e compiutamente sviluppato. I limiti del lavoro
sono piuttosto evidenti. Alcuni di questi (oltre a quelli inerenti alle
capacità dell'autore) sono consapevolmente accettati come confini
inevitabili di un esperimento condotto in un ambito didattico, che in
infinitum non può ovviamente procedere. Altri sono impliciti
nella tecnologia adottata. Il linguaggio HTML (il protocollo di World Wide
Web) non è certo il più evoluto dei linguaggi ipertestuali
e ha delle limitazioni tecniche a volte mortificanti. Qui, per giunta,
è stato adottato in una delle sue versioni più semplici.
Ma ha il vantaggio di essere pressoché universale, di funzionare
su tutte le piattaforme e di essere automaticamente esportabile dal CD
in cui si trova adesso a Internet. Può essere nello stesso tempo
strumento di ricerca e di comunicazione.
In secondo luogo, qui non si troverà un ragionamento
sviluppato in un testo "lineare" da leggere. I documenti (i files) che
costituiscono l'ipertesto sono 267 (comprese le immagini). Fra di loro
non c'è un rapporto necessario: non si debbono leggere in una successione
obbligata come le pagine o i paragrafi di un libro. L'approccio dell'utente
può essere del tutto arbitrario: se si vuole non è neppure
necessario passare dal frontespizio. Ciò non significa, naturalmente,
che si sia messo insieme un puzzle impazzito, come avviene in certi casi
di narrativa (se così si può dire) sperimentale. Una logica
(sicuramente discutibile ma almeno riconoscibile) sovrintende alla generazione
dell'ipertesto. L'utente può rifiutarla e crearsi percorsi autonomi
nei materiali che si sono assemblati, ma non può ignorarla.
Il nucleo principale del lavoro è costituito
da un testo modulare che si può scorrere (come se fosse costituito
da una catena di pagine ordinate) utilizzando links ipertestuali visualizzati
in forma di pulsanti-freccia (oltre che ricorrendo all'indice). Esso è
costituito dalle principali interpolazioni che il Berni inserì nel
poema del Boiardo (almeno quelle che ci sono pervenute). Il testo boiardesco
è a fronte. Ad esse, oltre all'ovvia appendice delle cosiddette
"stanze vergeriane", si è aggiunto il testo delle Rime, per
facilitare i continui riscontri. In questo caso, per semplificare il lavoro,
alla soluzione del testo modulare si è preferito il ricorso a un
unico ipertesto, fornito di bookmarks apposti all'incipit di ciascuna composizione.
Ancora per semplicità i links alle singole rime che si trovano sparsi
negli altri documenti puntano ai bookmarks incipitali anziché ai
versi che di volta in volta sono implicati. C'è, ovviamente, una
nota al testo
Attorno al nucleo dei testi gira - ci auguriamo in
modo non troppo macchinoso - un soggettario (chiamiamolo così, in
assenza di definizioni più appropriate), comprensivo di un indice
delle persone, che identifica i temi principali connessi con la personalità
e l'opera del Berni, con una speciale attenzione alle informazioni e ai
problemi interpretativi connessi con il rifacimento. Peraltro si privilegia
sempre l'informazione sull'interpretazione; inoltre, l'autore dell'ipertesto
non esprime giudizi critici personali: si limita a coordinare e contestualizzare
un regesto di dati e di opinioni (azzardando un appunto - evidenziato dalla
scelta del colore tipografico - soltanto in presenza di manifeste lacune
di carattere documentario), consentendo un accesso facile e immediato a
un complesso di "oggetti" finora dispersi in innumerevoli localizzazioni.
I collegamenti ipertestuali del soggettario - a differenza di quelli del
testo - non prevedono affatto una successione preordinata. L'elenco gerarchico
che si trova nell'Indice dei soggetti non vuole impegnare in alcun modo
chi consulta l'ipertesto ad accettarne passivamente la strutturazione logica:
si tratta di un suggerimento di lettura che ci è sembrato utile
ma non indispensabile; ci si augura, anzi, che l'utente ne sovverta le
indicazioni, seguendo gli impulsi di una sua lettura attiva e aggressiva,
legittimata in pieno dallo strumento ipertestuale. Si può navigare
"sulla carta", se si vuole, ma si può anche navigare a vista.
Si è quasi sempre rinunciato a creare links
trasversali (o incrociati) tra i documenti del soggettario (che invece
rimandano quasi sempre e anche più volte al testo): si è
preferito optare per una calcolata ridondanza testuale piuttosto che moltiplicare
i collegamenti in un reticolo che alla fine potrebbe risultare così
fitto da trasformarsi in un autentico labirinto. In parole povere, si è
preferito replicare più volte blocchi di testo che ritornano uguali
- o quasi - in più documenti, piuttosto che costruire attorno a
un unico blocco di testo, adattabile a varie circostanze, una raggera troppo
fitta di links che potevano rivelarsi causa di dispersione e di disorientamento.
La ridondanza che ne consegue (e che sarebbe inconciliabile con la necessaria
economia di un testo cartaceo) non crea problemi agli strumenti informatici
di oggi, che trovano un limite soltanto nelle risorse operative e di memorizzazione
dello hardware. Con attrezzature appena un po' aggiornate non si dovrebbero
verificare problemi. Questo significa - è ovvio - che la logica
ipertestuale è stata tutt'altro che spinta alle sue estreme conseguenze
(che prevederebbero la frantumazione totale dei testi in blocchi non più
scomponibili - o almeno che non conviene più scomporre ulteriormente).
Ci siamo fermati ad un punto della strada che ci è parso sufficiente
alla sperimentazione didattica che è il fine dell'impresa.
Un altro dei limiti di questo lavoro consiste nel
fatto che i rapporti fra testo e soggettario sono unidirezionali, cioè
vanno dal soggettario al testo e non dal testo al soggettario (come invece
sarebbe utile che fosse). Anche questo è un limite programmato,
che tiene conto realisticamente delle circostanze in cui viene svolta la
sperimentazione (si risparmiano in questo modo migliaia di links, la cui
realizzazione richiederebbe da sola mesi di ingrato lavoro e la cui gestione
porrebbe non pochi problemi) e delle limitazioni oggettive della tecnologia
(i links in molti casi sarebbero dei multilinks, cioè dei collegamenti
a una molteplicità di documenti correlati, e il linguaggio HTML
non supporta - almeno finora - i multilinks). In un prodotto futuribile
si può pensare a un testo fornito di parole "calde" o di icone-pulsante
che aprono finestre o pop-up, attivando gli auspicabili collegamenti.
Infine non si può che lamentare l'assenza
di un search engine che consenta la ricerca di stringhe di testo su tutti
i file contemporaneamente (è possibile - è ovvio - fare ricerche
all'interno dei singoli files utilizzando il comando CERCA NELLA PAGINA).
Purtroppo per far funzionare un motore di ricerca full text in HTML è
necessario un server e questo con la tesi di laurea non lo possiamo davvero
fornire!
È superfluo aggiungere che, come i modelli
cartacei che più gli si avvicinano (regesti, indici ecc.) l'ipertesto
nel suo complesso non è destinato a una lettura forzatamente integrale,
che sarebbe, fra l'altro, almeno in parte ripetitiva. Lo strumento che
si è cercato di costruire unisce insieme l'istanza della lettura
contestualizzata e la disponibiliità alla semplice consultazione.
Sta all'utente farne l'uso che crede.
Buona navigazione.