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VERONA

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DEL TESTO

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Rime


 

 

TESTI



 

STUDI



 

LONGHI



     "È fatto ben noto che i poeti burleschi praticano volentieri l'elogio e il biasimo di una stessa cosa, un gioco di dire e disdire, di proclamazioni e smentite a sorpresa. [...] [È] lo schema [che il Berni] riproduce nei due sonetti su Verona [in XLVI si ha il biasimo e in XLVII la ricantazione] [...]. Il Berni sente la necessità di accampare [nel secondo] delle giustificazioni storiche e psicologiche che rendano ragione delle sue repentine conversioni": la fatica e l'intolleranza per la vita che conduceva a Verona presso il Giberti (pp. 172-173)
 

ROMEI Introduzione



     "L'insofferenza, sempre più acuta, per la 'suggezione in che stava in Verona' (XLV), che si appaiava allo scontento del vescovo per l'indocile segretario ('pur fo, pur scrivo anch'io / e m'affatico assai e sudo e stento, / ancorch'io sappi ch'io non vi contento', protestava in XLIV 6-8), faceva sì che il Berni meditasse la defezione e si attentasse a praticarla nel 1531, trasferendosi per qualche tempo a Padova" (p. 16)
     Nel 1527 Roma subì il sacco da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V. In seguito a questi eventi il Giberti decise di trasferirsi nella sua diocesi di Verona. Il Berni lo seguì.
Nella sua diocesi organizzò un cenacolo di intellettuali "impegnati in un umanesimo cristiano che sanciva [...] l'indissolubilità di 'litterae et boni mores' e l'assoggettamento della letteratura al fine superiore dell'apostolato" (p. 13)
 

ROMEI Nota



     Nel 1528 Verona fu minacciata da un esercito imperiale costringendo il Giberti e il suo seguito a fuggire a Venezia (p. 19)
 

ROMEI Orlando



     Fra le varie contraddizioni che si instaurano fra Innamorato e Rime una riguarda proprio Verona; infatti "il Berni scrive un sonetto [In dileggio di Verona] (XLVI Verona è una terra c'ha le mura): a XXX [II i] 6-8 offre un'autentica 'ricantazione'" (p. 16)