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([?] - 1532) |
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DOCUMENTI
TESTI
STUDI CORSARO Giovan Battista Sanga, stretto collaboratore del Giberti
e fermo sostenitore dei propositi riformisti del suo padrone, fu scelto
dal Berni come principale interlocutore del polemico Dialogo contra
i poeti. Il suo nome e il suo ruolo ricomparvero, poi, con la pubblicazione
di un opuscolo di Pier Paolo Vergerio, nel 1554, all'interno del quale
erano raccolte diciotto stanze, attribuite dall'autore al Berni, presentate
come parti mancanti del XX canto del rifacimento. Questa dubbia attribuzione
sembrerebbe trovare tracce credibili nelle ultime tre stanze, nelle quali
il nome del Sanga compare insieme ad una sentita necessità di cambiamento
morale e culturale (p. 32)
ROMEI Codice Marciano Giovan Battista Sanga, originario di Chioggia, visse a
Roma. Colto umanista, divenne prima segretario del cardinale Dovizi, poi
del Giberti ed infine del papa (che lo aveva in grande considerazione);
la sua carriera fu stroncata dalla morte improvvisa, causata dalle mani
della sua stessa madre, che lo avvelenò per errore (p. 140)
VIRGILI Giovan Battista Sanga, uomo di grande ingegno, conobbe il Berni, divenendone amico, durante il comune servizio presso il cardinale Dovizi; passò poi sotto la protezione del Giberti come capo dei suoi segretari (forse fu proprio il Sanga che introdusse il Berni in casa Giberti, sicuramente il nostro autore ne faceva le veci in sua assenza) (p. 97) Il Sanga prese, inoltre, le parti del mediatore, molto probabilmente per volontà del Giberti, nella prima separazione del Berni da quest'ultimo nel 1531. L'irrequietezza del nostro autore per la rigorosa vita veronese giunse, infatti, al culmine in questo stesso anno; il Giberti, che aveva piena coscienza di tutto ciò, chiese al Sanga, che si trovava a Roma, di scrivere al Berni una lettera che suggerisse una possibile separazione d'amore e d'accordo. Questa lettera, risalente all'11 marzo 1531, è per noi un documento prezioso per capire ulteriormente l'animo e il carattere del Berni, che il Sanga seppe tanto intelligentemente interpretare, ma anche l'affetto che il Giberti nutriva per il suo indocile segretario (la lettera fu pubblicata nel libro II delle Facete raccolte da Francesco Turchi, Venezia, Salicato, 1601, e ripubblicata dal Camerini a p. 335, ed. Sonzogno). Ricevuta questa lettera, il Berni fu finalmente libero dalla "suggezione" veronese. In essa il Sanga auspicava anche la possibilità di un ripensamento e quindi un ritorno presso il Giberti, che avrebbe comunque riaccolto il suo segretario. Sul momento il Berni decise di partire per Padova con l'intenzione di stabilirvisi; senonché nell'ottobre dello stesso anno l'auspicato pentimento giunse davvero (pp. 227-228) Giovan Battista Sanga morì nel 1532 avvelenato per errore da sua madre, che desiderava liberarsi di una donna da lui amata (p. 248)
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