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ANGELO DOVIZI
(Roma, fine '400 - Macerata, luglio 1564)

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     Morto Bernardo Dovizi nel 1520 il Berni rimase al servizio del nipote Angelo Dovizi (figlio di Giovan Battista Dovizi, fratello, anch'esso morto, del cardinale), "protonotario apostolico [...] e investito di molti benefici dallo zio [...]. Il cardinale, diffidando forse del suo carattere, [sembra] gli desse poco da fare [...] ma d'ora in poi eccolo ormai segretario" (p. 60)

     Tornato dall'esilio a Roma, dopo la morte di Adriano VI e l'elezione di un nuovo papa mediceo, il Berni compose un carme latino dove "implora il perdono dell'amico e parente, confessando pure le sue colpe e rovesciandole tutte su quella cieca divinità dell'Amore [...]. Questo Carme [...] abbonda verso il suo monsignore Angelo di proteste di amicizia e d'affetto con accenti [...] più schietti e caldi che mai" (p. 91). Tuttavia, poco tempo dopo (1524), il Berni si separò definitivamente dal Dovizi, per ragioni non molto chiare [era una nullità]. Si ritrova un accenno nelle stanze autobiografiche del rifacimento:

Or qui le bolge trovandosi vote,
Di mutar cibo gli venne disio,
               (LXVII, 38)

Sembrerebbe che la separazione venisse proprio dal Berni, che si trovava senza soldi e con il desiderio di cambiare padrone; ma questo non esclude che fosse il Dovizi a non volerne più sapere di lui.
     In queste stanze, ricordando la vita passata, accenna rapidamente ai Dovizi e, soprattutto per Angelo, non ha che poche parole di indifferenza e disprezzo:

A Roma andò dipoi, come a Dio piacque,
Pien di molta speranza e di concetto
D'un certo suo parente cardinale,
Che non gli fece mai né ben né male.
               (LXVII, 37) 

Morto lui, stette con un suo nipote
Dal qual trattato fu come dal zio.
               (LXVII, 38) (pp. 91-93)