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BERNI IX 1-4 [I ix 1-4] |
BOIARDO I ix 1 |
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1 Se i miseri mortal fusser prudenti In pensare, aspettare, antivedere I vari casi e gli strani accidenti Che in questa vita possono accadere, Starebbon sempre mai lieti e contenti, E non arebbon tanto dispiacere, Quando fortuna avversa gli saetta All'improvviso, e quando men s'aspetta. 2 Non vo se non a pensare alle morti (Parlo or così nel numero plurale, Volendo intender delle varie sorti Con che quella inimica ognor ci assale) Che doverebben farne più accorti Che non è al mondo il da meno animale, Ne 'l più miser dell'uomo e più infelice, E tuttavia gli par esser felice. 3 Perché siam di noi stessi adulatori, Ed ognun le sue colpe si perdona, Un si promette vita, un altro onori Un altro sanità della persona. Mai di noi stessi uscir non vogliam fuori; E però non si fa mai cosa buona. Chi a Rinaldo arebbe mai creduto Ch'un caso così stran fusse accaduto? 4 Nel qual, perch'era così pazïente, E non avea paura né dolore, Far la potea non sol come valente E pien di generoso invitto core, Ma potea farl'ancor come prudente, Come quel che pensava a tutte l'ore A tutto il mal che venir gli poteva: Or torniamo a veder quel che faceva. 5 Stava a quel muro il misero appoggiato, Com'io vi dissi, aspettando la morte. Lasciamlo star così; ch'io son chiamato In un altro paese molto forte, Da uno spirito afflitto e tormentato Forse non men di lui, ma d'altra sorte; Egli è d'affanno tosto per uscire; L'altro vorrebbe, e pur non può morire. |
1 Odito aveti la sozza figura Che avea la fiera orribile e deserta, Qual con Ranaldo alla battaglia dura, E come li ha di man tolto Fusberta. E lui lasciamo in quella gran paura, Ché bisogna che altrove io mi converta: Or de una dama lo amoroso caldo Contar conviensi, e poi torno a Ranaldo. |
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