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BERNI XV 1-3 [I xv 1-3] |
BOIARDO I xv 1-2 |
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1 Quando Astolfo di sopra fece dare Costoro all'arme così scioccamente, Conobbi quel che Dio sapeva fare, E quanto nella guerra era potente, Facendo da un solo spaventare Un campo così grosso per nïente; Onde questo romor, ch'adesso fanno, Non mi par stran, poi che più causa n'hanno; 2 E manco stran mi pare aver veduto A mezza notte, essendo ognuno al letto, Armarsi una città che prima avuto Da' suoi nimici avea danno e sospetto, E che sian dentro aver certo creduto; Poi essersi trovato con effetto Lumache andar cercando contadini Con una infinità di lumicini. 3 In nessun'altra cosa l'uom più erra, Piglia più granchi e fa maggior marroni Certo, che nelle cose della guerra: Quivi pérdon la scrima le ragioni; E questo perché Dio getta per terra I discorsi e l'umane opinïoni, E vuol che sol da lui riconosciamo Tutto quel che da noi far ci pensiamo. 4 Eran costoro in gran confusïone Per questi nuovi nove cavalieri, Che, come fusser stati un milïone, Gli avevan tutti messi in gran pensieri. Vannone stretti in un bello squadrone Con le visiere basse arditi, altieri; E prima il conte Orlando urta il cavallo Addosso al re Agrican per traboccallo. |
1 Stati ad odir, segnor, se vi è diletto, La gran battaglia ch'io vi vo' contare. Ne l'altro canto di sopra ve ho detto De nove cavallier, che hanno a scontrare Due millïon di popol maledetto; E come e corni se odivan suonare, Trombe, tamburi e voce senza fine, Che par che il mondo se apra e 'l cel roine. 2 Quando nel mar tempesta con romore Da tramontana il vento furïoso, Grandine e pioggia mena e gran terrore, L'onda se oscura dal cel nubiloso. Con tal roina e con tanto furore Levasi il crido nel cel polveroso; Prima di tutti Orlando l'asta aresta, Verso Agrican viene a testa per testa. |
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