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BERNI XXII 1-4 [I xxii 1-4] |
BOIARDO I xxii 1 |
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1 Due cose rappresenta agli occhi miei Questa novella, e credo anche agli altrui: La prima è l'avarizia di costei, E l'altra la sciocchezza di costui: Da quella volentieri intenderei Come, sendo sì guasta di colui, Avesse in lei più forza l'avarizia, E l'oro di ch'avea tanta dovizia. 2 Io ben sapeva che l'ambizïone E mille altri appetiti pazzi umani Con questa fiera facendo quistione, I lor colpi eran tutti busi e vani; Ma ch'amor, che del mondo è sì padrone, Ed ha sì buona schiena e buone mani, Che de' Pastor vinse alle braccia il Dio, Perdesse seco, ancor non sapev'io. 3 A quella amica piacque più il colore Di quella palla, e parvele più bella, Che 'l giovinetto; e piantò un porro a amore: Così per un collar vendé già quella Il suo marito. Ah mondo traditore! Quante compagne e compagni oggi ha ella, Che 'l rame più, non che l'argento o l'oro, Stiman, che la bellezza e l'onor loro. 4 Quell'altro vecchio pazzo rimbambito, Per stimar troppo la bellezza, volse D'una giovine donna esser marito, E del suo seme degno frutto colse, Che fu beffato, uccellato e schernito; E tardi il pover uom s'accorse e dolse, Ch'un par suo vecchio imprudente, insensato, Che pigli moglie giovine, è spacciato. 5 Or que' tre per la selva ombrosa e folta Eran entrati, com'io vi contai; E cavalcando ognun, sovente ascolta Se quella Fiordelisa udisser mai, Che da quel vecchio dormendo fu tolta: Sapete che di sopra io la lasciai In braccio a quel romito reverendo, A furia via portata, in van piagnendo. |
1 Erano entrati alla gran selva folta Quei tre, come di sopra io vi contai: Ciascun, dintorno remirando, ascolta Se Fiordelisa sentisse giamai, Che fo dal rio palmier dormendo tolta; E di lei ragionando io ve lasciai, Che essendo in braccio a quel palmier villano Cridava aiuto adimandando in vano. |
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