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BERNI XXXI 1-3 [II ii 1-3] |
BOIARDO II ii 1 |
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1 Non è sicuro l'uom che sta sprovisto, E troppo crede al ciel chiaro e sereno, Non pensando che possa venir tristo, E non porta il cappello in mano almeno: Questo stato mortal, misero, è misto, Ed or mesce dolcezza ed or veleno, Or gioia or doglia, or piacere ed or guai; Ma la miseria v'ha più parte assai. 2 Però fa molto ben colui ch'all'erta Sta sempre con la febbre e col mal anno; Che le disgrazie stanno a bocca aperta, E la miseria e la vergogna e 'l danno Han gran piacer con noi di stare in berta. Savio è chi d'or in or, non d'anno in anno, Scudi, rimedi, antidoti raguna Contra' colpi di morte e di fortuna. 3 Questo è officio d'ogni uomo da bene; Ma chi governa particolarmente, E della vita d'altri cura tiene, Debbe essere svegliato e diligente. Non so s'a Carlo Man questo interviene; Che, poi che fu partita quella gente, Quella tempesta di Gradasso fiero, Aveva forse allargato 'l pensiero. 4 Dicon costor che se questa brigata, Che in Biserta facea quella dieta, Subito in Francia se ne fusse andata, Cristianità non era troppo lieta, Però ch'era in quel tempo abbandonata. Ma non accade or qui fare il profeta: Basta ch'Orlando e quel da Montalbano Eran molto lontan da Carlo Mano. |
1 Se quella gente, quale io v'ho contata Ne l'altro canto, che è dentro a Biserta, Fusse senza indugiar di qua passata, Era Cristianità tutta deserta, Però che era in quel tempo abandonata Senza diffesa: questa è cosa certa, Ché Orlando alora e il sir de Montealbano Sono in levante al paese lontano. |
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