INDICE |
BERNI XXXIX 1-4 [II x 1-4] |
BOIARDO II x 1-4 |
PREMESSA |
1 Di giardin in giardin, di ponte in ponte, Di lago in lago, e d'un in altro affanno Ora è condotto il prencipe, ora il conte; E come voi vedete, allegri vanno: Non so se forse avessimo sì pronte Le voglie e l'opre noi, sì come essi hanno; Noi che nel grado nostro abbiam da fare Non men di lor, se vi vogliam pensare. 2 Essi avevan centäuri e dragoni, Asini armati e simili altri mostri, Che si dóman con l'arme e con bastoni, Pur che le mani e 'l viso lor si mostri; Noi abbiamo ire, invidie, ambizïoni: Questi sono i giardini e ponti nostri, Le fiere c'hanno l'artiglio sì crudo, Che contra lor non vale elmo né scudo; 3 Ma vi vale umiltà, piacevolezza, Modestia e conoscenza di noi stessi: Questa fra l'altre è quell'arme che sprezza Punte, fendenti e colpi duri e spessi. Ma che tante parole? A dir la sezza, Acciò che tutto dì non vi tenessi, La vera e natural difesa fora Virtù, ch'oggi fra noi più non dimora. 4 E però sono i miseri mortali Parte uccisi in battaglia e parte presi, Parte mangiati da questi animali; Non aspettan le due, che sono arresi. Ma torniamo a color che non son tali: Vanno di volontà, d'ardore accesi, A trovar quel gigante ch'io v'ho detto, Come s'a luogo andasser da diletto. 5 Com'io dicevo nel canto passato, Co' tre compagni il prencipe Rinaldo Alla foce del fiume fu portato, Ove sul ponte aspetta quel ribaldo: Stava in sul mezzo a punto in piè piantato, A guisa d'una torre fermo e saldo; E sì piacevol voce fuor mandava, Che 'l fiume e la marina ne tremava. |
1 Se onor di corte e di cavalleria Può dar diletto a l'animo virile, A voi diletterà l'istoria mia, Gente legiadra, nobile e gentile, Che seguite ardimento e cortesia, La qual mai non dimora in petto vile. Venite ed ascoltati lo mio canto, De li antiqui baroni il pregio e il vanto. 2 Tirative davanti ed ascoltate Le eccelse prove de' bon cavallieri, Che avean cotanto ardire e tal bontate Che ne' perigli devenian più fieri. Vince ogni cosa la animositate, E la fortuna aiuta volentieri Qualunque cerca de aiutar se stesso, Come veduto abbiam lo esempio spesso. 3 E nel presente dico de Ranaldo, Che, essendo apena de un periglio uscito, A sotto entrare a l'altro era più caldo, Né se fu per incanto sbigottito. Benché Aridano, il saracin ribaldo, Lo avesse già per tale arte schernito, Con Balisardo or torna al paragone, Spezzando incanto ed ogni fatasone. 4 Come io ve dissi nel canto passato, Là giù per l'acqua il paladin sicuro Alla foce del fiume fu portato, Ove tra due castella è lo gran muro; E come vidde quel dismisurato, Qual sopra 'l ponte con sembiante scuro Strideva in voce di tanta roina, Che ne tremava il fiume e la marina, |
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