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BERNI XXXVIII 1-2 [II ix 1-2] |
BOIARDO II ix 1 |
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1 Dell'essenzia e possanza di costei, Che fugge innanzi al conte, disputare È d'altri omeri soma, che da' miei, E per la barca mia troppo gran mare; Nel qual se pur entrassi, non potrei Se non con quelle stelle e venti andare, C'hanno condotto tanti marinari, A cui non son garzon, non ch'io sia pari. 2 Fato, fortuna, predestinazione, Sorte, caso, ventura, son di quelle Cose che dan gran noia alle persone, E vi si dicon su di gran novelle, Ma infine Iddio d'ogni cosa è padrone: E chi è savio, domina alle stelle; Chi non è savio, pazïente e forte, Lamentisi di sé, non della sorte. 3 Onde ascoltate il mio stolto consiglio, Voi, che di corte seguite la traccia: S'alla ventura non date di piglio, Ella si sdegna, e volta in là la faccia. Convien tenere alzato ben il ciglio, E non temer di viso che minaccia, E chiuder ben l'orecchie al dir d'altrui, Servendo sempre e non guardando a cui. |
1 Odeti ed ascoltati il mio consiglio, Voi che di corte seguite la traccia: Se alla Ventura non dati de piglio, Ella si turba e voltavi la faccia; Alor convien tenire alciato il ciglio, Né se smarir per fronte che minaccia, E chiudersi le orecchie al dir de altrui, Servendo sempre, e non guardare a cui. |
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