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BERNI LXVI 1-5 [III vi 1-5] |
BOIARDO III vi 1-2 |
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1 Non saprei dir così a punto, quale Fusse quel savio, ma so che fu uno, Che disse che nel mondo il bene e 'l male Per amor si faceva da ciascuno: Né senza questa causa universale Alcuna cosa potea far alcuno; E l'amor diffinìa (se il ver m'han detto) Con titol d'appetito e di diletto. 2 Colui, dicea, ch'allo studio si dava, Colui ch'all'arme od alla mercanzia, Quel ch'ammazzava gli uomini e rubava, Quel ch'era dato alla poltroneria, Facea così, perché si dilettava Di quello, e quivi avea la fantasia; Uno era fabbro, cuoco, muratore, Perch'a quell'esercizio aveva il core. 3 Di maniera che s'un volesse tôrre Il suo diletto a quello e darlo a questo, E l'un nell'altro esercizio trasporre, Come si fa d'un insito o d'un nesto, Sarìa come nell'acqua il foco porre, E si farìa garbuglio presto presto, Perché l'amor procede dall'obbietto Che si conforma col nostro intelletto; 4 A cui mal fa chi freno o legge pone, Perché debbe esser libero e signore. Amore dunque è ogni inclinazione, Ma non in ogni cosa è pari amore: Grande è quel che si porta alle persone, Grandissimo poi quel ch'un gentil core A bella e savia e gentil donna porta, Ché fa per essa ogni cosa e sopporta. 5 Tanto acuto e potente è quello strale Che da dui occhi vaghi Amore avventa, Che fa fare ogni bene ed ogni male, Né par che l'uom sé medesimo senta: Però, se il buon Ruggiero adesso è tale, Chi sa che cosa è amor, glie lo consenta; Troppa esca avea, troppi mantici al core Di sdegno, di ragion, d'ardir, d'amore. 6 Io dicevo di sopra che Ruggiero, Per vendicar la giovinetta bella, A Pinador fiaccò l'elmo e 'l cimiero, E poco men che nol cavò di sella. Dall'altra parte Martassino altiero Non ha vantaggio alcun dalla donzella, La qual, Ladron (dicea gridando), volta, Ch'or non son senza elmetto in treccia sciolta. |
1 Segnor, se alcun di voi sente de amore, Pensati che battaglia avranno a fare Que' duo, che insieme agionto aveano il core, Né volevan l'un l'altro abandonare. La fulmina del cel con suo furore Non gli potrebbe a forza separare; Né spietata fortuna e non la morte Può disgiongere amor cotanto forte. 2 Come io contava, il nobile Rugiero Sopra de Pinador forte martella; L'elmo gli ruppe e spennacchiò il cimiero: Quasi a quel colpo lo trasse di sella. Da l'altra parte Martasino il fiero Non avantaggia ponto la donzella, La qual sempre cridava: - Ascolta! ascolta! Non me trovi senza elmo a questa volta. - |
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