Banca Dati "Nuovo Rinascimento"


LETTURE DEL SONETTO
I' ho già fatto un gozzo in questo stento
DI MICHELANGELO BUONARROTI


ENZO N GIRARDI, Studi su Michelangiolo scrittore, Firenze, Leo S. Olschki Editore («Biblioteca di "Lettere italiane"», XIII), 1978





Il petrarchismo di Michelangiolo e la tradizione lirica toscana, p. 74


Venendo alle influenze del tipo popolare, a parte il gusto nenciale delle stanze Tu ha' 'l viso (20) e I' crederrei (54), si possono segnalare somiglianze con i modi del Burchiello, e ancor più del Pistoia e del Cei, nei sonetti I' ho già fatto un gozzo (5), e I' l'ho, vostra mercé (71) e nel capitolo I' sto rinchiuso (267) [...] [in nota cita Son diventato del Burchiello]




Osservazioni su alcune poesie, pp. 111-112


5. I' ho già fatto un gozzo. - A proposito di «gatti» («I' ho già fatto un gozzo in questo stento - come fa l'acqua a' gatti in Lombardia»), Contini (in «Lingua nostra», XXI, fasc. 2 [giugno 1960], p. 69) giudica stravagante l'affermazione che risulta dall'intendere letteralmente quel nome; e nota che «gatto» si diceva scherzosamente già dal Burchiello per «contadino». Il critico avrà certamente ragione quanto al significato di «gatto» in questa poesia; tuttavia l'interpretazione letterale è forse meno stravagante di quanto non paia, posto che gli animali gozzuti non sono o per lo meno non erano una rarità nelle zone nelle quali i cristiani lo erano quasi tutti, ed io stesso ne vidi da fanciullo, nelle mie montagne. D'altra parte, ora mi vien fatto anche di osservare che un paragone animalesco non starebbe male qui in compagnia con quello dell'«arpia» del v. 6: «...e 'l petto fo d'arpia».

Quanto all'interpretazione del v. 4: «c'a forza 'l ventre appicca sotto il mento» - rispondo sempre a Contini - il senso sintattico è ovvio (il sogg. di appicca è l'acqua), e appunto per questo non mi sono preoccupato di seguirlo nella parafrasi, ma di illustrare esattamente la posizione di Michelangelo. Così, in altri termini, ho risolto l'affermazione: io ho fatto un gozzo simile a quello dei gatti, cui l'acqua appicca il ventre sotto il mento, in questa, equivalente: io ho un gozzo simile a quello che l'acqua produce nei gatti; infatti anche a me il ventre s'appicca alla gola. Trasferita l'immagine su Michelangiolo, come vuole il sistema poetico, discordante, qui come in molti altri casi, dal sistema grammaticale, l'acqua non c'entra più, e appicca diviene riflessivo.

Anche U. Bosco, che in un suo corso universitario su Il Rinascimento e la lirica di Michelangelo (Roma, 1960-61) si sofferma criticamente su questa e su altre mie interpretazioni, sembra prendere la mia parafrasi per una spiegazione grammaticalmente impegnativa. L'interpretazione sua: «M. dice che il gozzo gli ha appiccato un secondo ventre» è degna di considerazione; ed è poi senz'altro da accogliere quella che egli suggerisce relativamente al v. 10 «e fo del cul per contrappeso groppa»: il sedere si spinge indietro diventando così simile alla groppa di un cavallo; che risulta anche da una più attenta osservazione dello schizzo fatto dal maestro a illustrazione del sonetto.




immesso in rete il 20 dicembre 1995