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   BERNI  XXIV 1-4 [I xxiv 1-4]

   BOIARDO  I xxiv 1
 

PREMESSA

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DEL TESTO

NOTA
AL TESTO

BIBLIOGRAFIA

SIGLE

PERSONE

SOGGETTI

Rime
 

1
Non è senza ragion quel detto antico,
O, per dir meglio, quella opinïone,
Che chi combatte con un suo nimico,
Ed ha dalla sua banda la ragione,
Iddio lo favorisce, e gli è amico,
E fàllo vincitor della quistione,
Ancor che sia dell'altro inferïore
Di persona, di forza e di valore.
2
Anzi s'è visto più di mille volte
Ch'una persona disarmata e sola
N'ha combattute e dissipate molte,
Ed ha fatto mentir quella parola
Ch'usan di dir le volgar genti stolte,
E che per le volgari bocche vola:
Che dal tempo d'Orlando in qua, più dui
Posson, ch'un che non abbia aiuto altrui.
3
Non san costor ch'Orlando ed Ulivieri,
Rinaldo, Baldovin, Namo e 'l Danese,
E gli altri tanto franchi cavalieri,
A chi fu Dio così largo e cortese,
Fur da lui fatti a posta bravi e fieri
Per l'onorate, giuste e sante imprese
Ch'avevan di difender la sua fede:
E così si dee credere e si crede.
4
E quando mossi da capricci vani
Combattevan per odio o per amore,
E lasciavan la guerra de' Pagani,
Era la forza loro assai minore.
Il menar che faceva delle mani
Rinaldo adesso, e 'l doppio suo valore,
Che contra tanta gente combatteva,
Da questo ch'io ho detto procedeva.
5
Ché la querela sua troppo era giusta
Contra ad un traditor di quella sorte;
Però que' dui Pagan metteva in susta,
E d'altra parte quella donna forte
I dui frate' con la spada rifrusta,
Perch'ebbe assai per peggio che la morte
Quel colpo che Grifon dianzi le diede;
E di sé stessa fuor, lume non vede.
 
 



































1
Se non me inganna, segnor, la memoria,
Seguir convene una zuffa grandissima,
Ché a l'altro canto abandonai la istoria
Della dama terribile e fortissima,
Quale ha tanta arroganza e sì gran boria,
Che vergognata se stima e vilissima
E che beffando ogni om dietro gli rida,
Se tutto il mondo a morte non disfida.
 
GUIDA