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   BERNI  XXXII 1-4 [II iii 1-4]

   BOIARDO  II iii 1-2
 

PREMESSA

INDICE
DEL TESTO

NOTA
AL TESTO

BIBLIOGRAFIA

SIGLE

PERSONE

SOGGETTI

Rime
 

1
Molti son che domandan che vuol dire,
Che sendo pieno il mondo d'animali
C'hanno più corpo, più forza e più ardire,
Che non ha l'uomo; come dir cinghiali,
Lïoni, orsi, elefanti, che inghiottire
Come pillole proprio di speciali
Ci doverebbon tutti; e nondimeno
Ha posto l'uomo a tutti legge e freno.
2
Lasciam andar che risponder si possa
Che così è piaciuto a chi ha fatto
E loro e noi; la ragione è sì grossa,
Che la vedria chi non è cieco affatto.
Nella carne, nel sangue, né nell'ossa,
Né nell'aver più corpo non sta il fatto,
Ma nel cervello e nella discrezione,
Ch'è data solamente alle persone.
3
Nelle qual questa differenzia stessa
Anche si vede manifestamente,
Che secondo ch'un meno o più s'appressa
Alla perfezïon di quella mente
Che dell'essenzia sua ci ha Dio concessa,
Colui si dice più e men valente,
Non per esser più grande né più bello,
Ma per aver più ingegno e più cervello.
4
Sarà un facchinaccio grande e grosso,
Un qualche contadin forte e robusto
Da non esser da tutto il mondo mosso:
Verrà un altro spiritello adusto,
E con industria salteragli addosso:
Così vuol il dover, l'onesto e 'l giusto;
Così per l'ordinario anche s'apprezza
Più assai che la forza, la destrezza.
5
Non è da dubitar che Sacripante
Assai men forza che Marfisa aveva;
Ma era tanto destro ed aiutante,
Che di sé un buon conto le rendeva,
E tra Baiante andava e tra Ferrante:
La donzella patir non lo poteva;
Ché, com'un le faceva resistenzia,
Bestemmiava chi fe' la pazïenzia.
6
Ecco il re che ne vien com'un falcone,
E giugnela a traverso del guanciale:
Ella rispose a lui d'un rovescione,
Quanto poté ma non gli fece male;
Ché quel caval, senza aspettare sprone,
Salta di là, che par ch'egli abbia l'ale;
A quella volta ancor volta colei,
E pur beffe il caval si fa di lei.
 
 



































1
Marfisa vi lasciai, ch'era affrontata
Ne l'altro canto al re de Circasia.
Benché sia forte la dama pregiata,
Quel re circasso un tal destriero avia,
Che non vi era vantaggio quella fiata.
De ira Marfisa tutta se rodia,
E mena colpi fieri ad ambe mano;
Ma nulla tocca e ciascaduno è vano.
2
Ecco il re che ne vien come un falcone,
Gionge a traverso quella nel guanzale;
Ella risponde a lui d'un roversone
Quanto puote più presto, ma non vale,
Ché via passa de un salto quel ronzone
Da l'altro lato, come avesse l'ale.
Mena a quel canto ancor la dama adorna:
De un altro salto lui di qua ritorna.
 
GUIDA