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   BERNI  XXXIII 1-3 [II iv 1-3]

   BOIARDO  II iv 1-4
 

PREMESSA

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DEL TESTO

NOTA
AL TESTO

BIBLIOGRAFIA

SIGLE

PERSONE

SOGGETTI

Rime
 

1
Luce degli occhi miei, spirto del core,
Per cui cantar solea sì dolcemente
Leggiadre rime e be'versi d'amore,
Spira quell'aura all'affannata mente,
Che già spirasti, e mi facesti onore,
Quando cantai di te primieramente,
Perché a chi ben di lui pensa o ragiona,
Amor la voce e l'intelletto dona.
2
Amor prima trovò le rime e' versi,
E suoni e canti ed ogni melodia;
E genti strane e popoli dispersi
Congiunse Amore in dolce compagnia.
Non potria né piacer né pace aversi
Dov'Amor non avesse signoria:
Odio senz'esso, e dispettosa guerra,
Miseria e morte disfarian la terra.
3
Amor dà all'avarizia, all'ozio bando,
E 'l core accende all'onorate imprese;
Né tante prove mai fe' il conte Orlando,
Quante nel tempo che d'amor s'accese.
Di lui vi ragionai di sopra, quando
Con quella donna da cavallo scese:
Dove lasciai, mi convien or seguire,
Ché disïosi vi veggo d'udire.
4
La donna che con esso era smontata,
Gli diceva: Sognor, in fede mia,
Se non che messaggiera io son mandata,
Dentro a questo giardin teco verrìa;
Ma perder non conviemmi una giornata
Del mio cammino, ed è lunga la via.
Or a quel ch'io ti dico, attendi bene:
Esser gagliardo e savio ti conviene.
 
1
Luce de gli occhi miei, spirto del core,
Per cui cantar suolea sì dolcemente
Rime legiadre e bei versi d'amore,
Spirami aiuto alla istoria presente.
Tu sola al canto mio facesti onore,
Quando di te parlai primeramente,
Perché a qualunque che di te ragiona,
Amor la voce e l'intelletto dona.
2
Amor primo trovò le rime e' versi,
I suoni, i canti ed ogni melodia;
E genti istrane e populi dispersi
Congionse Amore in dolce compagnia.
Il diletto e il piacer serian sumersi,
Dove Amor non avesse signoria;
Odio crudele e dispietata guerra,
Se Amor non fusse, avrian tutta la terra.
3
Lui pone l'avarizia e l'ira in bando,
E il core accresce alle animose imprese,
Né tante prove più mai fece Orlando,
Quante nel tempo che de amor se accese.
Di lui vi ragionava alora quando
Con quella dama nel prato discese;
Or questa cosa vi voglio seguire,
Per dar diletto a cui piace de odire.
4
La dama, che col conte era smontata,
Gli dicea: - Cavalliero, in fede mia,
Se non che messaggiera io son mandata,
Dentro a questo giardin teco verria;
Ma non posso indugiare una giornata
Del mio camino, ed è lunga la via.
Or quel ch'io te vo' dire, intendi bene:
Esser gagliardo e saggio ti conviene. 
 
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