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BERNI II 66-67 [I ii 66-67] |
BOIARDO I ii 64-65 |
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66 Sentendo quelle ingiurie Carlo Mano, Si consumava d'ira e di dolore. Dov'è quel traditor del conte Gano? Dov'è (dicea) quell'altro senatore? Dov'è quel ghiotto che sta a Montalbano? Or non ti par che questo sia favore Degno di non so che, degno d'un nodo, Piantarmi in questo tempo, a questo modo? 67 S'alcun ci torna, s'io nol fo impiccare, Impiccato e squartato esser poss'io. Astolfo, che di drieto era a ascoltare A sorte, disse: Questo è il fatto mio: Io voglio adesso armarmi a casa andare; E sarà poi quel che piacerà a Dio. Che sarà mai, se ben costui m'ammazza? E così detto, s'arma e viene in piazza. |
64 Quando il re Carlo intende tanto oltraggio, E di sua corte così fatto scorno, Turbato nella vista e nel coraggio, Con gli occhi accesi se guardava intorno. - Ove son quei che me dièn fare omaggio, Che m'hanno abandonato in questo giorno? Ov'è Gan da Pontieri? Ove è Rainaldo? Ove ène Orlando, traditor bastardo? 65 Figliol de una puttana, rinegato! Che, stu ritorni a me, poss'io morire, Se con le proprie man non t'ho impiccato! – Questo e molt'altro il re Carlo ebbe a dire. Astolfo, che di dietro l'ha ascoltato, Occultamente se ebbe a dispartire, E torna a casa, e sì presto si spaccia, Che in un momento gionse armato in piaccia. |
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