INDICE |
BERNI III 6 [I iii 6] |
BOIARDO I iii 4-5 |
PREMESSA |
5 Venne quel gigantaccio furïoso: Crede infilzare Astolfo com'un tordo; E certo Astolfo ne parea geloso, Ché ne venìa così mezzo balordo; E se cerco l'avesse un curïoso, Io credo ch'egli arebbe fatto accordo; Pur venne, e quel Grandonio a pena tocca, Che della sella netto lo trabocca. 6 Chi ha veduto tagliare una torre A forza di picconi e di martelli, E poi un fuoco acceso intorno, tôrre Quei ch'eran sotto lei messi puntelli, Ed in un batter d'occhio in terra porre Con mirabil rovina e questi e quelli; Pensi che tal fracasso a punto mena Colui cadendo in terra con la schiena. 7 Parve ch'un cassonaccio d'arme pieno Da qualche casa fusse giù sbattuto; Poco mancò che non sfondò il terreno: Credere a pena il può chi l'ha veduto: Però gli furno addosso in un baleno Tutti quei che veder non han potuto: Ma Carlo che l'ha visto e che lo vede, Vedendo agli occhi suoi stessi nol crede. |
4 Or viene il pagano furïoso. Astolfo contra lui è rivoltato, Pallido alquanto e nel cor pauroso, Bench'al morir più che a vergogna è dato. Così con corso pieno e ruïnoso Se è un barone e l'altro riscontrato. Cadde Grandonio; ed or pensar vi lasso Alla caduta qual fu quel fracasso. 5 Levosse un grido tanto smisurato, Che par che 'l mondo avampi e il cel ruini. Ciascun ch'è sopra a' palchi, è in piè levato, E cridan tutti, grandi e piccolini. Ogni om quanto più può s'è là pressato. Stanno smarriti molto i Saracini; L'imperator, che in terra il pagan vede, Vedendol steso a gli occhi soi non crede. |
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