INDICE |
BERNI XXXV 1-2 [II vi 1-2] |
BOIARDO II vi 1-2 |
|
1 Or incomincian le dolenti note Per Carlo e pe' Cristiani; or è venuto Il tempo che si batterà le gote Miseramente, e cercherà d'aiuto. Il pianto già l'orecchie mi percuote; Veggo quel morto, e quell'altro abbattuto; Veggo la Francia e 'l mondo sottosopra, Né si trova terren che i morti copra. 2 La furia, la rovina e la tempesta Ora dall'Austro vien, non d'Aquilone. Misero Carlo, quella volta è questa Che sarai forse peggio che prigione; Da fortuna ch'a' buon' sempre è molesta, Troppo sinistramente ti s'oppone: Rodamonte ne vien per darti guai; In tal travaglio ancor non fusti mai. 3 Io lo lasciai nella città d'Algiere Con le genti adunate alla marina: Non so se dica genti, o dica fiere, Ché non hanno né fren né disciplina. A lui non par quell'ora mai vedere Che metta il mondo a foco ed a rovina; E bestemmia chi fece il vento e 'l mare, Perché a dispetto suo non può passare. |
1 Convienmi alciare al mio canto la voce, E versi più superbi ritrovare; Convien ch'io meni l'arco più veloce Sopra la lira, perch'io vo' contare De un giovane tanto aspro e sì feroce, Che quasi prese il mondo a disertare: Rodamonte fu questo, lo arrogante, Di cui parlato ve ho più volte avante. 2 Alla cità d'Algeri io lo lasciai, Che di passare in Franza se destina, E seco del suo regno ha gente assai: Tutta è alloggiata a canto alla marina. A lui non par quella ora veder mai Che pona il mondo a foco ed a roina, E biastema chi fece il mare e il vento, Poi che passar non puote al suo talento. |
|
|