INDICE |
BERNI XXXVII 1-6 [II viii 1-6] |
BOIARDO II viii 1-3 |
PREMESSA |
1 Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto Gli fece il don dell'onorata testa, Dice che pianse, ma 'l pianto fu fitto, Un ch'ebbe troppo al dir la lingua presto; E benché dica: E' pianse, com'è scritto, Per gli occhi fuor, non seguita da questa Ragion la falsa sua conclusïone; Anzi parmi una gran prosunzïone 2 Di lui e d'altri, che dica che quello Spirito generoso, a cui mai pari Non farà la natura né mai fèllo (Ché troppo gli atti suoi furno preclari), Fusse sì traditor mai e rubello Di clemenzia, ch'avendola a' men cari Usata tante volte, a un suo parente Sì stretto non dovesse esser clemente 3 Sebben aveva iusto sdegno seco, E gran cagion di rider del suo male, Parlate onesto, e non fate sì bieco Il giudicio, brigata, e sì bestiale; Ché chi guardar con occhio vuol non cieco Solamente alla forza naturale, A quel che il parentado e 'l sangue possa, E la congiunzïon di carne e d'ossa, 4 Senz'altra volontà, senz'altro amore, Che da bontà procede e da giudicio, Che in que' dui non poteva esser maggiore, Vedrà che costor fanno un mal officio; Ed oltre a questo si farà dottore, E caveranne questo beneficio, Imparando che pazzo è quel che pugne, E che metter si vuol fra cani ed ugne. 5 Che chi fra lor si mette, al fin rileva Da tutte due, ed elle accordo fanno. Chi è colui che dianzi non credeva, Considerando alla vergogna e 'l danno Ch'al suo cugino Orlando fatto aveva, Ed egli a lui, non vi bastasse l'anno Di Platone a placarli; e nondimeno Costui s'è or di sdegno e pianto pieno, 6 E vuol morir per suo fratel, che prima Voleva morto; e così sempre avviene, Perch'egli è il diavol, fate pure stima, Esser parente stretto e voler bene. Caddon egli e 'l gigante dalla cima Del lago, e l'un con l'altro al fondo viene Di quel lago crudel, come intendeste, E credo che paura anche n'aveste. |
1 Quando la terra più verde è fiorita, E più sereno il cielo e grazïoso, Alor cantando il rosignol se aita La notte e il giorno a l'arboscello ombroso; Così lieta stagione ora me invita A seguitare il canto dilettoso, E racontare il pregio e 'l grand'onore Che donan l'arme gionte con amore. 2 Dame legiadre e cavallier pregiati, Che onorati la corte e gentilezza, Tiratevi davanti ed ascoltati Delli antiqui baron l'alta prodezza, Che seran sempre in terra nominati: Tristano e Isotta dalla bionda trezza, Genevra e Lancilotto del re Bando; Ma sopra tutti il franco conte Orlando, 3 Qual per amor de Angelica la bella Fece prodezze e meraviglie tante, Che 'l mondo sol di lui canta e favella. E pur mo vi narrai poco davante Come abbracciato alla battaglia fella Con Adriano, il perfido gigante, Cadde in quel lago nel profondo seno; Ora ascoltati il fatto tutto a pieno. |
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