INDICE |
BERNI XLVI 25 [II xvii 25] |
BOIARDO II xvii 16-17 |
PREMESSA |
24 E certo l'arian fatto a suo dispetto, Ancor che fusse un valente guerriero, Ch'avere a far con uno è un diletto; Ma cinque son pur troppi, a dir il vero; Se non che sopraggiunse il giovinetto Che giù calava, io parlo di Ruggiero, Che l'arme avea del re di Tingitana: Calò dal monte e giunse in su la piana: 25 Com'un giovin caval grasso stallio, Che rotta la cavezza nella stalla, Pe' campi aperti se ne va con Dio A lanci e salti, o verso una cavalla, O verso l'acqua fresca d'un bel rio; Levansi i crini all'una e l'altra spalla, Alza la testa e ringhia, or la tien bassa, E tira calci, e fosse e fratte passa. 26 Come fu giunto, tutto s'abbandona Dove stava Agramante a mal partito; Quell'ottimo caval quanto può sprona, E dà tra loro il giovinetto ardito: Giunse in sul capo il re di Nasamona, E fuor d'arcion lo trasse tramortito; E dopo lui quel di Fizano assale, E nel cader lo fece all'altro eguale. |
16 E certo l'avrian preso al suo dispetto, A benché fosse sì franco guerrero, Ché avere a far con uno egli è un diletto, Ma cinque son pur troppo, a dire il vero. Ora vi gionse il forte giovanetto, Qual giù callava, io dico il bon Rugiero, Che l'arme avea del re de Tingitana; Callò la costa e gionse in su la piana. 17 Come fo gionto, tutto se abandona Ove stava Agramante a mal partito; Frontino, il bon destier, forte sperona E dà tra loro il giovanetto ardito; Gionse alla testa il re di Nasamona, E fuor d'arcione il trasse tramortito, E toccò dopo lui quel re Fizano; Sì come al primo, lo distese al piano. |
|
|