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BERNI L 1-4 [II xxi 1-4] |
BOIARDO II xxi 1-2 |
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1 Chi ha troppo al parlar la lingua sciolta (Com'ho già detto), spesso se ne pente; Ché colui di chi parla sta tal volta Dietro ad un uscio, ed ogni cosa sente; E quando non v'è altri, Iddio l'ascolta, Iddio che tien la parte d'ogni gente, E serba la vendetta dell'offeso, Quando v'è men pensato e meno atteso. 2 Sempre si vuol favellar con rispetto D'ognuno, e degli absenti sopra tutto; Né voler, per non perdere un bel detto, Guadagnar qualche scherzo e fatto brutto; Ché molte volte l'uom si trova stretto, Anzi riman com'un pesce all'asciutto, Quando egli è sopraggiunto all'improvviso, E si dipigne in mille fogge il viso. 3 Pur quando la disgrazia ci fa dare In queste secche, in un di questi scogli, Sappiamo almanco il legno governare, Sì che non si disarmi in tutto e spogli, Che in qualche modo ci possiam salvare, E 'l naufragio fatto men ci dogli; Ché savio è sopr'ogni altro, accorto, ardito Quel che in sul fatto sa pigliar partito. 4 Facciam Rinaldo in ciò nostro dottore; E da lui questo tratto sia imparato, Che come vide aver fatto l'errore, Ebbe il rimedio subito trovato. Ma io sento chiamarmi dal romore, Dal suon ch'ambe l'orecchie m'ha passato, De' colpi che riceve dal cugino, E che dà l'uno e l'altro paladino. 5 Fra gli alti arbori e spessi alla fontana Insieme gli affrontai nel canto avanti: L'uno ha Fusberta, e l'altro Durlindana; Chi e' sian, non avvien ch'io conti o canti: Basta che in tutta la nazione umana Al par di lor non è uom che si vanti D'ardire e di possanza e di valore, E son di tutti i cavalieri il fiore. |
1 O soprana Virtù, che e' sotto al sole, Movendo il terzo celo a gire intorno, Dammi il canto soave e le parole Dolci e legiadre e un proferire adorno, Sì che la gente che ascoltar mi vôle, Prenda diletto odendo di quel giorno Nel qual duo cavallier con tanto ardore Fierno battaglia insieme per amore. 2 Tra gli arbori fronzuti alla fontana Insieme gli afrontai nel dir davanti; L'uno ha Fusberta, e l'altro Durindana: Chi sian costor, sapeti tutti quanti. Per tutto il mondo ne la gente umana Al par di lor non trovo che se vanti De ardire e di possanza e di valore, Ché veramente son de gli altri il fiore. |
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