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TESTI
FONTI CLASSICHE DEL RIFACIMENTO
STUDI CORSARO L'atteggiamento che il Berni ha verso la poesia, i poeti e il relativo umanesimo classicista può essere chiaramente esemplificato con le argomentazioni riportate nel Dialogo contra i poeti. Qui l'inutilità della poesia rappresenta il principale movente dell'opera, nella quale "la funzione estetica della scrittura" viene definita come assolutamente insufficiente. Non solo, i poeti sono per l'autore "gente immorale, ma anche e soprattutto gente che trasgredisce e fa spregio dei comandamenti di Nostro Signore perché atea e pagana, inosservante, blasfema; gente ambiziosa che fa proprio un irrazionale culto della poesia per arricchirsi a spese dei potenti" (p. 1) Lo scadere della letteratura a elemento d'intrattenimento per il signore è la base su cui il Berni fonda la sua concezione di strumento "retorico-formale. La lingua, in quanto elemento di persuasione, è un vuoto contenitore che presta il fianco ad ogni tipo di irregolare falsificazione" (pp. 5-6) Da qui l'assoluta divaricazione fra poesia e verità, che porta il Berni ad un uso delle lettere comico, gergale, paradossale (pp. 1-6) Dal Dialogo contra i poeti emergono fondamentalmente "una serie di tensioni negative verso la cultura umanistica di curia con un significativo anticipo rispetto alla data tradizionalmente proposta, quella del sacco, dopo la quale tali istanze saranno accolte con organicità." Questo precoce atteggiamento verte essenzialmente sul rapporto fra "umanesimo classicista e cultura: attraverso la negazione dell'elemento retorico e pagano della poesia, con il parallelo approfondimento della sostanza morale e confessionale dell'agire intellettuale" (pp. 20-21) A questo punto, quindi, il "paganesimo eretico dei poeti"
diventa il principale argomento di polemica, che a sua volta pone in evidenza
il profondo aspetto religioso dell'opera (p. 23)
Rinnegando la sua produzione burlesca precedente il Berni
cerca, in questi anni, l'unione "fra letteratura, morale storica e spiritualità
cristiana" (ricordiamo, per esempio, il Comento al capitolo della primiera
o il rifacimento dell'Orlando innamorato) (p. 34)
Corsaro conclude affermando che al "fondo della rinuncia
alla poesia è dunque la radicalizzazione di un'esperienza culturale.
Il poeta umanista, di fronte ai venti della Riforma, più tardi di
fronte al sacco di Roma, è costretto a sciogliere ogni ambiguità:
vuoi schierandosi dalla parte di una poesia laica, [...] vuoi riproponendo
con consapevolezza inquieta la questione della inutilità della poesia,
ossia della sua incapacità di rappresentare la funzione alta delle
lettere. Ed è verso questa opzione negativa che alcuni, come Berni,
propendono" (pp. 56-57)
ROMEI Introduzione "Nulla di certo si sa della sua formazione culturale, ma non c'è dubbio che il Berni, anche frequentatore di generi 'popolareschi', avesse alle spalle una solida educazione umanistica, espressa finanche in eleganti carmi latini, di un'accesa passionalità catulliana" (p. 5) La "dignità di cultura e di sentire, presto riflessa nella precoce padronanza di straordinari mezzi espressivi, non consente in alcun modo di confonderlo [...] nella folla pittoresca e un po' sordida dei clienti-buffoni di cui tanto si dilettava Sua Santità, ed è la premessa indispensabile del successo che ne avrebbe fatto il capostipite di una delle 'maniere' più fortunate del Cinquecento" (pp. 5-6) "Di queste prime prove il carattere di spicco è l'impudente e aggressiva omosessualità, la scanzonata misoginia. [...] L'eros maschile era perfettamente legittimato sul versante della poesia classica - e dunque candidamente [...] esibito nei Carmina, forti di una solenne autorizzazione catulliana" (p. 6) Nell'attività poetica del Berni "il capitolo è
la forma nuova [...], a partire proprio dai capitoli del '21-22, con l'ibrida
avanguardia del Lamento di Nardino (VI).
"La poesia del Berni si trascina dietro da ben più
d'un secolo un'etichetta di realismo popolaresco [...]. Ma la lettura dei
capitoli di lode [...] la smentisce clamorosamente: è una poesia
enigmatica, che punta tutto sull'ambiguità, una poesia ingegnosa
e sorprendente, costruita su una cifra di acutezza intellettuale che l'esito
furbesco delle metafore e il travestimento plebeo del linguaggio (ma disseminato
di prestiti colti [...]) non possono in alcun modo smentire. [...]
È indubbiamente rintracciabile nelle opere degli anni gibertini "l'impronta di colui che, nella sua diocesi di Verona, ammetterà soltanto un severo umanesimo cristiano, applicato alla catechesi e all’interpretazione dei sacri testi" (p. 11) Il Giberti organizzò nella sua città un cenacolo di intellettuali "impegnati in un umanesimo cristiano che sanciva [...] l'indissolubilità di 'litterae et boni mores' e l'assoggettamento della letteratura al fine superiore dell'apostolato" (p. 13) Dopo le invettive del 1527, fra le quali la maggiore è
quella contro Pietro Aretino (XXXII), proseguì la "produzione giocosa"
affidata al sonetto e al capitolo.
ROMEI Orlando Il Petrarca accenna nei Trionfi (T.C. III 69-71) una sprezzante polemica con la letteratura romanzesca e canterina. "I 'sogni' dei cavalieri 'erranti' sono degno pasto del 'vulgo' ignorante: la cultura è ben altra cosa. E non si dimentichi che la polemica viene fatta propria e sviluppata dalla schiera dei commentatori dei Trionfi e custodita [...] dall'umanesimo, che persevera nel disdegno di questa materia da cantimbanchi. E non si dimentichi che il Berni nasce umanista. Umanista – beninteso – in pieno sfascio" (p. 13) VIRGILI Si riscontrano nelle opere latine del Berni fortissime conformità con la letteratura catulliana. Entrambe i poeti "esuberano di [...] temperamento poetico: nature ambedue di primo impeto, multiformi, mobilissime, governate dalla fantasia, dal sentimento, dalla subita impressione, e l'impressione ultima è sempre quella che prevale e fa tacere tutte le altre. L'uno e l'altro si vedono [...] trascorrere dal più profondo abbattimento alla spensieratezza più gaia, dall'ira all'amore, dalla tempesta alla calma: l'uno e l'altro di tutto quello che toccano fanno poesia; e dopo essersi mescolati nel fango delle più abiette passioni, si levano ai più squisiti e delicati affetti che onorino l'umana natura" (p. 90) |