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DEL TESTO

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TESTO

BIBLIOGRAFIA

SIGLE

PERSONE

SOGGETTI

Rime


 






 


 

TESTI


  • BERNI Innamorato, I 1-4: dedica a Isabella d'Este e a Vittoria Colonna
  • BERNI Innamorato, II 1-2: varietà degli ingegni umani [discorso a mezzo, sutura sospetta]
  • BERNI Innamorato, III 1-3: si deve giudicare con prudenza ( > non giudicare se non vuoi essere giudicato) > giudizi vani sulle prodezze di Astolfo
  • BERNI Innamorato, IV 1-4: varie opinioni sull'amore > Orlando e Ferraù combattono fra di loro per amore 
  • BERNI Innamorato, V 1-5: amicizia e amore, tra i parenti l'amicizia tocca il grado più alto > amore fraterno di Rinaldo per Ricciardetto
  • BERNI Innamorato, VI 1-4: superiorità di Orlando su tutti gli eroi antichi > combattimento con il gigante Zambardo
  • BERNI Innamorato, VII 1-4: infelicità di chi detiene il potere 
  • BERNI Innamorato, VIII 1-5: la provvidenza nei successi guerreschi domina la fortuna e "gastiga col bastone" (VIII 5 4) la superbia (Dio "re degli eserciti" [VIII 1 2]) [catechesi: "siate contenti ch'io [...] vi faccia sopra una breve omelía" (VIII 1 5-8); e poi: "Or la nostra omilía troppo è durata [...]" (VIII 5 5)]
  • BERNI Innamorato, IX 1-4: elogio della prudenza > Rinaldo avrebbe potuto essere più prudente
  • BERNI Innamorato, X 1-4: l'"impressione" che produce incostanza > l'effetto della fontana dell'amore e del disamore [morale in frontale opposizione al testo]
  • BERNI Innamorato, XI 1-5: vanità dei beni terreni e in particolar modo della bellezza [motivo misogino] [moralità] > Agricane che fa follie per amore di Angelica
  • BERNI Innamorato, XIII 1-3: soddisfazione per la moralità della novella di Iroldo, Prasildo e Tisbina
  • BERNI Innamorato, XIII 4-7: esaltazione di Antonio Brocardo
  • BERNI Innamorato, XIV 1-3: deprecazione della violenza contro i più deboli e particolarmente contro le donne [moralità] > centauro che ha rapito Fiordilisa
  • BERNI Innamorato, XV 1-3: le "cose della guerra" dipendono da Dio > Astolfo da solo mette in allarme il campo di Agricane
  • BERNI Innamorato, XVI 1-4: pazzia e infelicità dei mortali > Agricane che perde tutto in un giorno solo [la morale (laica) del Boiardo è tutta diversa]
  • BERNI Innamorato, XVII 1-4: "Umana cosa, anzi santa e divina, / è agli afflitti aver compassione"; la "vergogna" dei "signori italiani" che chiamano "l'empia barbarie degli oltramontani" (XVII 2 1); la giusta conseguenza può essere soltanto la rovina: "ma questo è 'l merto ch'a' peccati nostri / l'alta di Dio giustizia usa di dare, / e darà sempre, come sempre diede, / in sin che altra ammenda in noi non vede" > compassione di Rinaldo per Iroldo
  • BERNI Innamorato, XVIII 1-5: "È la donna animal da sé imperfetto": "una donna eccellente in qualche cosa / può dirsi creatura mostruosa" (XVIII 4 1 e 7-8) > valore eccezionale di Marfisa
  • BERNI Innamorato, XIX 1-4: deprecazione di amore che fa perdere la testa > Orlando che per amore ha dimenticato tutti i suoi doveri di campione della fede [completamente opposta l'ideologia dell'amor cortese del Boiardo]
  • BERNI Innamorato, XX 1-6: invettiva contro l'ipocrisia [ Cfr. ottave vergeriane] > "ipocrito frate traditore" (XIX 65 8) che insidia Fiordiligi (e Brandimarte)
  • BERNI Innamorato, XXI 1-5: giustifica lo sdegno generato dall'ingratitudine > sdegno di Torindo contro Angelica a causa di Truffaldino
  • BERNI Innamorato, XXII 1-4: banalità sulla novella del canto precedente (avidità della donna malmaritata, stupidità del vecchio marito)
  • BERNI Innamorato, XXIII 1-2: di nuovo l'"avarizia"
  • BERNI Innamorato, XXIV 1-4: Dio dà la vittoria a chi ha ragione [catechesi: i paladini "fur da Lui fatti a posta bravi e fieri / per l'onorate, giuste e sante imprese / ch'avevan di difender la sua fede: / e così si dee credere e si crede" (XXIV 3 5-8)] > prove di valore di Rinaldo contro i pagani
  • BERNI Innamorato, XXV 1-6: la "dottrina che s'asconde": invito a una lettura allegorica del testo
  • BERNI Innamorato, XXVI 1-3: deprecazione di amore e della gelosia amorosa > combattimento fra Orlando e Rinaldo per Angelica
  • BERNI Innamorato, XXVII 1-4: lezione di catechismo sulla validità del giuramento > giuramento dei cavalieri di proteggere Truffaldino
  • BERNI Innamorato, XXVIII 1-5: deprecazione della dissennatezza amorosa; il contrario di quello che dice il Boiardo che espone la potenza incontrastabile d'Amore
  • BERNI Innamorato, XXIX 1-2: sollievo per la fine delle contese di Albracca: insofferenza per la materia del poema
  • BERNI Innamorato, XXX 1-9: invocazione alle "stelle lucenti" di Venere e Marte, e all'Adige > Verona > Rime XLVI e XLVII (l'elogio di Verona è una toppa evidente)
  • BERNI Innamorato, XXXI 1-3: elogio della previdenza [moralità, pessimismo: "le disgrazie stanno a bocca aperta"] > imprevidenza di Carlo Magno
  • BERNI Innamorato, XXXII 1-4: "cervello", "discrezione", "mente", "ingegno", "destrezza" ci rendono superiori ai bruti > Sacripante meno forte ma più destro di Marfisa
  • BERNI Innamorato, XXXIII 1-3: riscrive l'esordio del Boiardo: esaltazione di Amore, origine della poesia, della civiltà, delle nobili imprese
  • BERNI Innamorato, XXXIV 1-6: le allegorie e il modo di intenderle: allegoria del giardino di Falerina
  • BERNI Innamorato, XXXV 1-2: moralità attenuata (tutt'al più la "fortuna ch'a' buon' sempre è molesta" 2 5): tempesta che sta per rovesciarsi sulla Francia da sud
  • BERNI Innamorato, XXXVI 1-6
  • BERNI Innamorato, XXXVII 1-6: la potenza del "sangue" tra parenti > Orlando e Rinaldo
  • BERNI Innamorato, XXXVIII 1-2: la Fortuna [catechesi] > Orlando che insegue la Fortuna
  • BERNI Innamorato, XXXIX 1-4: torna alla lettura allegorica della favola
  • BERNI Innamorato, XL 1-4: chi pecca spesso si ostina per superbia nell'errore > Marfisa che si fa rubare la spada e poi l'armatura
  • BERNI Innamorato, XLI 1-6: elogio del silenzio, specie con le donne > Origille che tradisce Orlando [il motivo della "poca fermezza" delle donne è già nel Boiardo]
  • BERNI Innamorato, XLII 1-4: armi ed amori [recupera qui l'esordio del canto precedente del Boiardo]
  • BERNI Innamorato, XLIII 1-4: crudeltà di chi separa due amanti; accenti inusuali a tratteggiare amore
  • BERNI Innamorato, XLIV 1-3: esordio senza moralità, semplicemente narrativo
  • BERNI Innamorato, XLV 1-4: il furto [moralità] > Brunello moltiplicando i furti moltiplica i peccati 
  • BERNI Innamorato, XLVI 1-8: uomo = microsmo (versione grottesca)
  • BERNI Innamorato, XLVII 1-3: deprecazione dell'amore per le vanità terrene; accenni ancora a un'interpretazione allegorica della narrazione [tutto il contrario dell'ideologia cortese del Boiardo]
  • BERNI Innamorato, XLVIII 1-6: biasimo della corte 
  • BERNI Innamorato, XLIX 1-3: la lecita lode di sé e la dissimulazione onesta > Orlando e Norandino
  • BERNI Innamorato, L 1-4: elogio della prudenza nel parlare e della prontezza nel sapersela cavare se si falla [moralità] > Rinaldo
  • BERNI Innamorato, LI 1-6: il furto della "riputazione" > Brunello che si spaccia per Rinaldo
  • BERNI Innamorato, LII 1-2: il diavolo non fa paura al buon cristiano > diavoli evocati da Malagigi e Viviano
  • BERNI Innamorato, LIV 1-5: invettiva contro i cristiani degenerati (il mondo va sempre peggio) messi a confronto con i paladini, soldati della fede > battaglia fra pagani e cristiani
  • BERNI Innamorato, LV 1-3: giova un saggio equilibrio di prudenza e ardimento [possibile riferimento a Clemente VII]
  • BERNI Innamorato, LVI 1-5: biasimo dei padri avari che sposano le figlie pensando solo all'interesse o le mettono in convento contro il loro volere > storia della malmaritata Doristella
  • BERNI Innamorato, LVII 1-9: le donne e i cavalieri: elogio di Beatrice Pio e di Giovanni dalle Bande Nere (defunto) [moralità]
  • BERNI Innamorato, LVIII 1-4: depreca adulatori, parassiti, ruffiani e ammonisce i re a temere il giudizio di Dio > tamburino che nel canto precedente ha detto la sua ad Agramante
  • BERNI Innamorato, LIX 1-3: prudenza e decisione [di nuovo possibile riferimento alla condotta politica di Clemente VII come esempio negativo] > Rinaldo
  • BERNI Innamorato, LX 1-6: le passioni ci sono state date da Dio a buon fine: "La perversità nostra è che ci leva, / che imbastardir ci fa dal divin seme..." (LX 5 1-2) > Orlando che desidera il male di Carlo
  • BERNI Innamorato, LXI 1-7: la materia si arricchisce sempre di più > invocazione di Caterina Cybo Varano
  • BERNI Innamorato, LXII 1-5: ingratitudine dei figli che dimenticano i padri morti > il gigante Malapresa morto e subito dimenticato
  • BERNI Innamorato, LXIII 1-5: la vita come guerra senza soste contro il vizio > Aquilante contro il coccodrillo [allegoresi]
  • BERNI Innamorato, LXIV 1-3: ambiziosa superbia dell'uomo che sfida i limiti che Dio gli ha posto > tempesta
  • BERNI Innamorato, LXV 1-4: ignobili "gentiluomini" > Ruggero sfida l'insolenza di Rodomonte
  • BERNI Innamorato, LXVI 1-5: l'amore (= inclinazione) è il movente delle azioni umane > innamoramento di Ruggero
  • BERNI Innamorato, LXVII 1-8: elogio del matrimonio > deprecazione del concubinaggio sacerdotale > fedeltà di Brandimarte e Fiordelisa
  • BERNI Innamorato, LXVIII 1-2: è "cosa naturale" servire e amare un buon padrone > Orlando che torna da Carlo
  • BERNI Innamorato, LXIX 1-9: biasimo dell'omosessualità, "vituperio espresso di natura" > Fiordespina innamorata di Bradamante (che crede un uomo)
PROEMI MANCANTI
  • BERNI Innamorato, XII 
  • BERNI Innamorato, XXXIII 1-3: riscrive l'esordio del Boiardo: esaltazione di Amore, origine della poesia, della civiltà, delle nobili imprese
  • BERNI Innamorato, XLIV 1-3: esordio senza moralità, semplicemente narrativo
  • BERNI Innamorato, LIII

 

STUDI



 

ROMEI Introduzione



     Nel rifacimento "gli interventi di maggior peso, se si eccettua l'inserzione di gruppi di ottave come le note 'autobiografiche' (III vii 36-56), consistono nella serie indefessa dei proemi (69, si ricordi, benché non tutti di eguale importanza) che, a imitazione del Furioso, il Berni premise ai canti del poema, con una propensione moralistica e didascalica, talvolta devozionale e davvero 'chietina', che risulta abbastanza singolare e sconcertante. L'Orlando 'moralizzato' dal Berni (e spesso castigato nelle sue intemperanze), ingabbiato in una rigida armatura edificante che stride con la libera ed estrosa materia narrativa del Boiardo, non è, quale ci è giunto, troppo difforme dagli intendimenti del pio umanesimo veronese, santamente ispirato dal Giberti. Ed è, invece, il rovescio della poesia empia e negativa delle Rime" (pp. 13-14) 
 

ROMEI Orlando



     Nel rifacimento il "luogo privilegiato d'intervento sono gli esordi".
     In esso "la compagine quaresimale degli esordi [...] è piccola schiera a fronte del grosso del poema - 2.000 versi contro 40.000, forse - e il grosso del poema appare tutto sommato intatto da questo spirito moralizzatore ed evangelizzante. Era difficile piegare il narrato [...] del Boiardo in funzione d''esempio' [il termine tecnico è fornito dal Berni medesimo: cfr. XIV [I xiv] 23 5] Leggiamo XXV [I xxv] 1-6:
 1
 Questi draghi fatati, questi incanti,
 questi giardini e libri e corni e cani,
 ed uomini salvatichi e giganti,
 e fiere e mostri c'hanno visi umani,
 son fatti per dar pasto a gli ignoranti;
 ma voi ch'avete gl'intelletti sani,
 mirate la dottrina che s'asconde
 sotto queste coperte alte e profonde.
 2
 Le cose belle, preciose e care,
 saporite, soavi e dilicate,
 scoperte in man non si debbon portare,
 perché da' porci non sieno imbrattate.
 Dalla natura si vuole imparare,
 che ha le sue frutte e le sue cose armate
 di spine e reste ed ossa e buccia e scorza
 contra la violenza ed alla forza
 3
 del ciel, degli animali e degli uccelli;
 ed ha nascosto sotto terra l'oro,
 e le gioie e le perle e gli altri belli
 segreti agli uomin, perché costin loro:
 e son ben smemorati e pazzi quelli
 che fuor portando palese il tesoro,
 par che chiamino i ladri e gli assassini,
 e 'l diavol che gli spogli e gli rovini.
 4
 Poi anche par che la giustizia voglia,
 dandosi il ben per premio e guidardone
 della fatica, che quel che n'ha voglia,
 debba esser valent'uomo, e non poltrone;
 e pare anche che gusto e grazia accoglia
 a vivande che sien per altro buone,
 e le faccia più care e più gradite
 un saporetto con che sien condite.
 5
 Però quando leggete l'Odissea,
 e quelle guerre orrende e disperate,
 e trovate ferita qualche Dea
 o qualche Dio, non vi scandalizzate;
 ché quel buon uom altr'intender volea,
 per quel che fuor dimostra alle brigate;
 alle brigate goffe, agli animali,
 che con la vista non passan gli occhiali.
 6
 E così qui non vi fermate in queste
 scorze di fuor, ma passate più innanzi;
 ché s'esserci altro sotto non credeste,
 per Dio, areste fatto pochi avanzi,
 e di tenerle ben ragione areste
 sogni d'infermi e fole di romanzi.
 Or dell'ingegno ognun la zappa pigli,
 e studi e s'affatichi e s'assottigli.
     Il Berni invitava a leggere la libera e sbrigliata fantasia narrativa del Boiardo in chiave di allegoria [...] salvando e ribadendo così l'intenzione didascalica che informa gli esordi e che si estende in questo modo [...] a tutto il narrato" (pp. 9-10)

     Analizziamo gli "esordi portatori di ideologia cortese. Il II xviii, per esempio:

 1
 Fu gloriosa Bertagna la grande
 una stagion per l'arme e per l'amore,
 onde ancor oggi il nome suo si spande,
 sì che al re Artuse fa portare onore,
 quando e bon cavallieri a quelle bande
 mostrarno in più battaglie il suo valore,
 andando con lor dame in aventura;
 et or sua fama al nostro tempo dura.
 2
 Re Carlo in Franza poi tenne gran corte,
 ma a quella prima non fo sembiante,
 benché assai fosse ancor robusto e forte,
 et avesse Ranaldo e 'l sir d'Anglante.
 Perché tenne ad Amor chiuse le porte
 e sol se dette alle battaglie sante,
 non fo di quel valore e quella estima
 qual fo quell'altra che io contava in prima;
 3
 però che Amore è quel che dà la gloria,
 e che fa l'omo degno et onorato,
 Amore è quel che dona la vittoria,
 e dona ardire al cavalliero armato [...].
Ed ecco come risponde il Berni:
 1
 O van Narciso, o miseri seguaci,
 ch'all'amor di voi stessi tutti dati,
 sete maligni, avari, iniqui, audaci,
 e pieni in somma di tutti i peccati;
 che presi da' piacer vani e fallaci
 di questo mondo, che sono figurati
 in quelle donne, in sul prato morite;
 perché così della via dritta uscite?
 2
 O fiera orrenda, o esecrabil peste
 dell'amor proprio; o perverso veleno
 che contra 'l sommo suo Fattor celeste
 levar fai l'uom mortal, vile e terreno;
 fai che di tanto error l'alma si veste,
 che com' più s'ama, si conosce meno:
 nasce indi la superbia e l'odio, e tutti
 i vizi scelerati, infami e brutti.
 3
 Voi altri poi che dietro a queste e quelle
 mondane vanità perdete gli anni,
 che ben vi mostran faccia di donzelle,
 poi sono in verità fallacie e inganni,
 e in su quel prato fan lasciar la pelle,
 dannando l'alma a sempiterni danni;
 quanto util più saria com'Isoliero,
 vietare agli altri il mortal passo e fiero!
     [...] L'amore 'che dà la gloria' diventa esecrabile 'amor proprio', detestabile appetito delle 'mondane vanità'. Non porta a imprese belle ed onorate, ma fa uscire dalla 'dritta via', porta all''errore', al 'vizio', al 'peccato', alla 'dannazione'.
     [...] Altro esempio.
Boiardo I xix 1:
 Segnori e cavallieri inamorati,
 cortese damiselle e graziose,
 venitene davanti et ascoltati
 l'alte venture e le guerre amorose
 che fer' li antiqui cavallier pregiati,
 e fôrno al mondo degne e gloriose:
 Ma sopra tutti Orlando et Agricane
 fier' opre, per amore, alte e soprane.
Berni XIX 1-4:
 1
 Dimmi, ti prego, Amor, s'io ne son degno,
 che cosa è questa tua che pensi fare,
 ch'al primo togli il cervello e l'ingegno,
 e pazza fai la gente diventare?
 .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
 3
 Amor non mi risponde; ond'anch'io taccio,
 ché cercar gli altrui fatti non conviene:
 pur di non dir quel poco ch'io ne straccio
 di buon, non mi terrebbon le catene.
 Orlando ch'è incappato in questo laccio,
 pur conoscea che non faceva bene:
 e di sé si vergogna e si riprende,
 ch'una fanciulla combatte e difende:
 4
 dove prima combatter per la fede,
 per l'onor suo, pel suo signor er'uso;
 e confessava che i termini eccede
 della ragione, e ch'egli era un abuso.
 Tuttavia quel che fa, far ben si crede,
 tanto gli ha l'intelletto amor confuso [...].
     Non solo è svanito il nostalgico vagheggiamento della mitica età degli 'antiqui cavallier pregiati', ma è svanito soprattutto il mito dell'amor cortese. [...] C'è nel Berni un accanimento così continuo, incessante, martellante contro l'amore da diventare persino sospetto.
     Quanto poi alla cortesia, se ripete col Boiardo:
 [...] Esser non può che non mi doglia
 trovando un gentiluom che sia scortese;
 però che ben è un ramo senza foglia,
 fiume senz'acqua e casa senza via,
 la gentilezza senza cortesia
               (LXIV [III iv] 61 4-8)
subito dopo prorompe di suo:
 Udite, gentiluomini, le vere
 parole che Ruggier di sopra ha dette
 alla discortesia del re d'Algiere,
 che vere state son certo e perfette:
 voi che volete il titol del messere,
 uccellator d'inchini e di berrette,
 che vi fate de' quali e de' cotali,
 e sete, a dir il ver, grandi animali;

 altro del gentiluomo non tenete,
 che 'l nome solo, ed un campo diviso
 per arme, dove tanta parte avete,
 quanta ha san Marcellin in paradiso;
 perché il contrario, per Dio grazia, sete
 di quei ch'al vostro grazioso viso
 han lasciato arme, titoli e tesoro
 acquistato col sangue e virtù loro.
               (LXV [III v] 1-2)

     Di più: la cortesia - la virtù ch'è propria della corte - andiamo all'esordio XLVIII [II xix] 1-6 ed eccola servita:
 Di questi Antropofaghi e Lestrigoni
 è gran dovizia ne' nostri paesi,
 c'han que' dentacci lunghi  e quegli unghioni,
 e barbe e nasi grandi e cigli tesi:
 son questi i cortigiani empii padroni,
 c'hanno sempre a far mal gli animi accesi:
 mangian la carne e 'l sangue, i traditori,
 de' loro sventurati servidori [...].
               (XLVIII [II xix] 1)
     L'eletta schiera di gentili cavalieri e di dame aggraziate, che il Boiardo convoca come degna corona (anzi l'unica possibile) al suo canto, si è tramutata in una torma di esseri mostruosi, tra l'orrido e il grottesco, presenze disgustose ed inquietanti che squilibrano il canto e le sue ragioni. È un motivo che inasprisce l'acredine di amare esperienze personali (di un magro 'servidore' in corte) [...]. Ma non è questione di vicende e sconfitte personali: è tutta la moralità laica dell'originale che viene sradicata come erbaccia.
     Facciamo un ultimo esempio: la fortuna.
Boiardo I xvi:
 1
 Tutte le cose sotto della luna,
 l'alta ricchezza, e' regni della terra,
 son sottoposti a voglia di Fortuna:
 lei la porta apre de improviso e serra,
 e quando più par bianca, divien bruna;
 ma più se mostra a caso della guerra
 instabile, voltante e roinosa,
 e più fallace che alcuna altra cosa;
 2
 come se puote in Agrican vedere,
 quale era imperator de Tartaria,
 che avia nel mondo cotanto potere,
 e tanti regni al suo stato obedia.
 Per una dama al suo talento avere,
 sconfitta e morta fu sua compagnia;
 e sette re che aveva al suo comando
 perse in un giorno sol per man di Orlando.
     Insomma il Boiardo è di quelli che ogni cosa commettono alla fortuna.
     La risposta più appropriata non è nello stesso esordio (pur assai significativo quando insiste sulla responsabilità - sul libero arbitrio - dell'uomo e invita a imparare dalle pazzie di Agricane) ma in VIII [I viii] 1-5:
 1
 Qual si fusse colui che disse, Iddio
 esser re degli eserciti e padrone,
 e governargli, ebbe, al giudicio mio,
 una buona, anzi santa opinione.
 .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
 3
 Quel sì famoso Ciro, e poi quel Serse,
 e nell'antiche istorie de' Giudei
 colui che il mondo di gente coperse,
 e gli tagliò la testa alfin colei;
 quante battaglie fur varie e diverse
 con quegli indiavolati Filistei;
 quante migliaia fece fuggir uno,
 or fanciullo, ora donna ed or nessuno:
 4
 queste gran maraviglie falsamente
 son state attribuite alla Fortuna,
 con dir che in questa cosa ell'è potente
 sopra quelle che son sotto la luna.
 Non hanno questi tal posto ben mente,
 che sempre con quell'uno e con quell'una,
 che con tante migliaja ha combattuto,
 il Re del ciel è stato a dargli ajuto;
 5
 e con quegli altri la superbia è stata,
 e l'arroganzia e la prosunzione,
 la quale Iddio ha sempre abbominata,
 e sempre gastigata col bastone [...].
     E se ce ne fosse bisogno ribadisce in modo sbrigativo XXXVIII [II ix] 2:
 Fato, fortuna, predestinazione,
 sorte, caso, ventura, son di quelle
 cose che dan gran noia alle persone,
 e vi si dicon su di gran novelle,
 ma infine Iddio d'ogni cosa è padrone:
 e chi è savio, domina alle stelle;
 chi non è savio, paziente e forte,
 lamentisi di sé, non della sorte"
               (pp. 4-9)

 

VIRGILI



     La fondamentale importanza dei proemi sta soprattutto nel fatto che in essi scopriamo una notevole corrispondenza con la vita dell'autore, con il suo animo e il suo carattere. I tratti che maggiormente si distinguono sono: la pietà per i deboli e gli oppressi e l'isofferenza per i prepotenti e gli oppressori; "un sentimento dell'inferiorità dell'uomo nel creato e dell'umana miseria [IX 2]"; un odio profondo per le ipocrisie, per le ingratitudini dei padroni fedelmente serviti, per i "millantatori di stemmi e di titoli, cui manchi la miglior gentilezza, cioè dei costumi e dell'animo [XX, XXI, LXV, XLVIII]; ed infine una sentita compassione ed indulgenza per le follie umane. E "sotto quella sua ingenuità quasi infantile, [si cela], il più delle volte, un'ironia sottilissima, [...] una conoscenza profonda dell'umana natura, un senso di osservazione acutissimo di quello che succede nel mondo, una facoltà portentosa di scrutarne e rivelarne la cause: e tutto ciò detto alla buona, senza la [minima] ombra di pretensione, come non gli costasse nulla di saperlo e di dirlo. [...] l'arte [...] di spender gaio e sereno quello che non senza lacrime si lascia acquistare, cioè l'esperienza dei casi della vita e degli uomini" (p. 332)