PREMESSA
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INDICE
DEL TESTO
NOTA AL
TESTO
BIBLIOGRAFIA
SIGLE
PERSONE
SOGGETTI
Rime
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TESTI
MORALITÀ
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BERNI Innamorato, III 1-3, esordio:
si deve giudicare con prudenza (> non giudicare se non vuoi essere giudicato)
> giudizi vani sulle prodezze di Astolfo
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BERNI Innamorato, VII 1-4, esordio:
infelicità di chi detiene il potere > "Quel povero uom di Carlo
sempre aveva / da pettinar qualche lana sardesca; / ognun addosso gli occhi
gli teneva: / per una fu tra l'altre questa tresca [...]" (VII 5 1-4)
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BERNI Innamorato, IX 1-4, esordio:
elogio della prudenza > Rinaldo avrebbe potuto essere più prudente
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BERNI Innamorato, X 1-4, esordio:
l'"impressione" che produce incostanza > l'effetto della fontana dell'amore
e del disamore: "Conosce sé, chi fuor del senno uscire / non usa,
e sempre un core e un volto mostra" (X 4 3-4) [morale in frontale opposizione
al testo]
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BERNI Innamorato, XI 1-5, esordio:
vanità dei beni terreni e in particolar modo della bellezza [motivo
misogino] > Agricane che fa follie per amore di Angelica
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BERNI Innamorato, XIII 1-3, esordio:
soddisfazione per la moralità della novella di Iroldo, Prasildo
e Tisbina
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BERNI Innamorato, XIV 1-3, esordio:
deprecazione della violenza contro i più deboli e particolarmente
contro le donne > centauro che ha rapito Fiordilisa
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BERNI Innamorato, XVI 1-4, esordio:
pazzia e infelicità dei mortali: "E così si risolve finalmente,
/ che la minor pazzia ch'un possa fare, / è, ammirare ed appetir
niente" (XVI 4 1-3) [moralità oraziana, piuttosto che cristiana]
> Agricane che perde tutto in un giorno solo [ma la morale (laica) del
Boiardo è tutta diversa. Berni respinge l'onnipotenza della Fortuna
e insiste sul libero arbitrio dell'uomo, invitando "da questo Agrican senno
imparare" (XVI 4 4)
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BERNI Innamorato, XVIII 1-5, esordio:
"È la donna animal da sé imperfetto": "una donna eccellente
in qualche cosa / può dirsi creatura mostruosa" (XVIII 4 1 e 7-8)
> valore eccezionale di Marfisa
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BERNI Innamorato, XIX 1-4, esordio:
deprecazione di amore che fa perdere la testa > Orlando che per amore ha
dimenticato tutti i suoi doveri di campione della fede: "Orlando ch'è
incappato in questo laccio, / pur conoscea che non faceva bene: / e di
sé si vergogna e si riprende, / ch'una fanciulla combatte e difende:
// dove prima combatter per la fede, / per l'onor suo, pel suo signor er'uso;
/ e confessava che i termini eccede / della ragione, e ch'egli era un abuso.
/ Tuttavia quel che fa, far ben si crede, / tanto gli ha l'intelletto amor
confuso [...]" (XIX 3 4-8 e 4 1-6) [completamente opposta l'ideologia dell'amor
cortese del Boiardo]
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BERNI Innamorato, XXI 1-5, esordio:
giustifica lo sdegno generato dall'ingratitudine > sdegno di Torindo contro
Angelica a causa di Truffaldino
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BERNI Innamorato, XXII 1-4, esordio:
banalità sulla novella del canto precedente (avidità della
donna malmaritata, stupidità del vecchio marito)
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BERNI Innamorato, XXIII 1-2, esordio:
di nuovo l'"avarizia"
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BERNI Innamorato, XXVI 1-3, esordio:
deprecazione di amore e della gelosia amorosa > combattimento fra Orlando
e Rinaldo per Angelica
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BERNI Innamorato, XXVIII 1-5, esordio:
deprecazione della dissennatezza amorosa [il contrario di quello che dice
il Boiardo]
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BERNI Innamorato, XXXI 1-3, esordio:
elogio della previdenza [pessimismo: "le disgrazie stanno a bocca aperta"]
> imprevidenza di Carlo Magno
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BERNI Innamorato, XXXII 1-4, esordio:
"cervello", "discrezione", "mente", "ingegno", "destrezza" ci rendono superiori
ai bruti > Sacripante meno forte ma più destro di Marfisa
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BERNI Innamorato, XXXVII 1-6, esordio:
la potenza del "sangue" tra parenti > Orlando e Rinaldo
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BERNI Innamorato, XLI 1-6, esordio:
elogio del silenzio, specie con le donne > Origille che tradisce Orlando
[il motivo della "poca fermezza" delle donne è già nel Boiardo]
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BERNI Innamorato, XLIII 1-4, esordio:
crudeltà di chi separa due amanti; accenti inusuali a tratteggiare
amore: "Dolce nodo d'amor, caro legame, / che di dui cor fa un, sì
forte strigne, / e che due vite fila in uno stame, / una sol'alma con dui
corpi cigne: / ben è colui che le divide, infame..." (XLIII 2 1-5);
FONTE: Tibullo
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BERNI Innamorato, XLV 1-4, esordio:
il furto > Brunello
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BERNI Innamorato, XLVI 1-8, esordio:
uomo = microsmo [versione grottesca, digressione più lunga del solito]:
"...e la mia comedia cantar non cura, / la qual forse del solco uscita
è fuore, / e non s'accorge del fuggir dell'ore" (XLVI 8 6-8)
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BERNI Innamorato, XLVIII 1-6, esordio:
biasimo della corte > i Lestrigoni = i signori [interpretazione allegorica]:
"Significa la testa... il piè vuol dir... vuol dir le braccia...
che vuol dir... gli unghioni aguzzi vuol dir... le ciglie tese vuol dir...
il naso lungo vuol dir... i denti... voglion dire..."
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BERNI Innamorato, XLIX 1-3, esordio:
la lecita lode di sé e la dissimulazione onesta > Orlando e Norandino
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BERNI Innamorato, L 1-4, esordio:
elogio della prudenza nel parlare e della prontezza nel sapersela cavare
se si falla > Rinaldo
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BERNI Innamorato, LI 1-6, esordio:
il furto della "riputazione" > Brunello che si spaccia per Rinaldo
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BERNI Innamorato, LV 1-3, esordio:
giova un saggio equilibrio di prudenza e ardimento [possibile riferimento
a Clemente VII]
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BERNI Innamorato, LVI 1-5, esordio:
biasimo dei padri avari che sposano le figlie pensando solo all'interesse
o le mettono in convento contro il loro volere > storia della malmaritata
Doristella
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BERNI Innamorato, LVII 1-9, esordio:
le donne e i cavalieri > elogio di Beatrice Pio e di Giovanni dalle Bande
Nere (defunto)
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BERNI Innamorato, LIX 1-3, esordio:
prudenza e decisione [di nuovo un possibile riferimento all'insicura politica
di Clemente VII] > Rinaldo
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BERNI Innamorato, LXII 1-5, esordio:
ingratitudine dei figli che dimenticano i padri morti > il gigante Malapresa
morto e subito dimenticato
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BERNI Innamorato, LXIV 1-3, esordio:
ambiziosa superbia dell'uomo che sfida i limiti che Dio gli ha posto >
tempesta; FONTE: Orazio
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BERNI Innamorato, LXV 1-4, esordio:
ignobili "gentiluomini" > Ruggero sfida l'insolenza di Rodomonte
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BERNI Innamorato, LXVI 1-5, esordio:
l'amore (= inclinazione) è il movente delle azioni umane > innamoramento
di Ruggero
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BERNI Innamorato, LXVIII 1-2, esordio:
è "cosa naturale" servire e amare un buon padrone > Orlando che
torna da Carlo
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BERNI Innamorato, LXIX 1-6, esordio:
biasimo dell'omosessualità, "vituperio espresso di natura"> Fiordespina
innamorata di Bradamante (che crede un uomo)
CATECHESI
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BERNI Innamorato, V 1-5, esordio:
amicizia e amore > amore fraterno di Rinaldo per Ricciardetto
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BERNI Innamorato, VIII 1-5, esordio:
la provvidenza nei successi guerreschi domina la fortuna e "gastiga col
bastone" (VIII 5 4) la superbia (Dio "re degli eserciti" [VII 1 2]): "siate
contenti ch'io [...] vi faccia sopra una breve omelía" (VIII
1 5-8); e poi: "Or la nostra
omilía troppo è durata
[...]" (VIII 5 5)
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BERNI Innamorato, XV 1-3, esordio:
le "cose della guerra" dipendono da Dio: "Dio getta per terra / i discorsi
e l'umane opinioni, / e vuol che sol da lui riconosciamo / tutto quel che
da noi far ci pensiamo" (XV 3 5-8) > Astolfo da solo mette in allarme il
campo di Agricane
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BERNI Innamorato, XVII 1-4, esordio:
"Umana cosa, anzi santa e divina, / è agli afflitti aver compassione";
la "vergogna" dei "signori italiani" che chiamano "l'empia barbarie degli
oltramontani" (XVII 2 1); la giusta conseguenza può essere soltanto
la rovina: "ma questo è 'l merto ch'a' peccati nostri / l'alta di
Dio giustizia usa di dare, / e darà sempre, come sempre diede, /
in sin che altra ammenda in noi non vede" > compassione di Rinaldo per
Iroldo
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BERNI Innamorato, XX 1-6, esordio:
invettiva contro l'ipocrisia [cfr. Ottave Vergeriane] > "ipocrito frate
traditore" (XIX 65 8) che insidia Fiordiligi (e Brandimarte)
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BERNI Innamorato, XXIV 1-4, esordio:
Dio dà la vittoria a chi ha ragione: i paladini "fur da Lui fatti
a posta bravi e fieri / per l'onorate, giuste e sante imprese / ch'avevan
di difender la sua fede: / e così si dee credere e si crede" (XXIV
3 5-8) > prove di valore di Rinaldo contro i pagani
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BERNI Innamorato, XXVII 1-4, esordio:
lezione di catechismo sulla validità del giuramento > giuramento
dei cavalieri di proteggere Truffaldino
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BERNI Innamorato, XXXVIII 1-2, esordio:
la Fortuna > Orlando che insegue la Fortuna
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BERNI Innamorato, XL 1-4, esordio: chi pecca spesso si ostina
per superbia nell'errore > Marfisa che si fa rubare la spada e poi l'armatura
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BERNI Innamorato, XLVII 1-3, esordio:
deprecazione dell'amore per le vanità terrene [accenni ancora a
un'interpretazione allegorica della narrazione]: i "piacer vani e fallaci
/ di questo mondo, che son figurati / in quelle donne" (XLVII 1 5-7) [il
contrario dell'ideologia cortese del Boiardo]
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BERNI Innamorato, LII 1-2, esordio:
il diavolo non fa paura al buon cristiano > diavoli evocati da Malagigi
e Viviano
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BERNI Innamorato, LIV 1-5, esordio:
invettiva contro i cristiani degenerati (il mondo va sempre peggio) messi
a confronto con i paladini, soldati della fede > battaglia fra pagani e
cristiani
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BERNI Innamorato, LVIII 1-4, esordio:
depreca adulatori, parassiti, ruffiani e ammonisce i re a temere il giudizio
di Dio > tamburino che nel canto precedente ha detto la sua ad Agramante
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BERNI Innamorato, LVIII 11: attenuazione
dell'irriverenza religiosa
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BERNI Innamorato, LX 1-6, esordio:
le passioni ci sono state date da Dio a buon fine: "La perversità
nostra è che ci leva, / che imbastardir ci fa dal divin seme..."
(LX 5 1-2) > Orlando che desidera il male di Carlo
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BERNI Innamorato, LXIII 1-5, esordio:
la vita come guerra senza soste contro il vizio > Aquilante contro il coccodrillo
[allegoresi]
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BERNI Innamorato, LXVII 1-8, esordio:
elogio del matrimonio; deprecazione del concubinaggio sacerdotale > fedeltà
di Brandimarte e Fiordelisa
EUFEMISMI
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BERNI Innamorato, II 66-67
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BERNI Innamorato, "falsa puttana" di IX 69 5 diventa, però,
"porca puttana" in IX 72 5
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BERNI Innamorato, IX 21 [ma la ragione
cogente del mutamento è la rima braccio : spaccio
: saccio]
STUDI
NENCIONI
Interessante il dialogo fra Orlando e Agricane (I xviii
41-43 e I xix12-13; Berni I xviii 46-48 e I xix 15-16) nel quale "se nel
Boiardo c'è una sosta meditativa, il Berni la ristucca con un belletto
devozionale e catechistico che preannuncia la crociata controriformistica"
(p. XVIII)
Nel rifacimento insieme "al burlesco (fino al colmo dell''andava
combattendo ed era morto' di II xxiv
60) s'insinua e si affianca una tetraggine amara e puritana [...].
La castigazione di episodi erotici [...]; [...] ambigue moralità
proemiali [...]; l'eliminazione dei congedi e 'ouvertures' allocutivi alla
'bella brigata' degli ascoltatori; la trasformazione della corte [...]
(cfr. II xix 1-2; Berni II xix 1-6); l'irrompere
nella festosa favola di accenti tragici e devoti (come il ricordo del sacco
di Roma, I xiv 23-28) [testo] [...]: tutto
ciò contraddice il mondo del Boiardo [...]. Non per nulla, mentre
il Boiardo si appella ad una corte effettiva, immersa nei miti cavallereschi,
il Berni petrarchista 'malgré lui', dichiarava di narrare per un
astratto pubblico di anime petrarchescamente elette e innamorate (si confronti
la protasi del Boiardo con la bernesca)" (pp. XXII-XXIII)
ROMEI Orlando
Dall'Orlando innamorato il "Berni espianta [...]
la moralità laica e cortese del Boiardo [...]; al suo posto impianta,
con ben più meditata larghezza, una siepe folta di esordi, retti
da una moralità conformista e devozionale, catechistica persino.
È un predicatore, talvolta arguto, più spesso accigliato
e pedante, che prende per primo la parola a ogni apertura di canto e mette
in riga il lettore, ricreandolo e ammaestrandolo a una lezione di ortodossa
dottrina e di saggia moralità: [...] il proemio del benpensante,
dell'uomo 'dabbene'" (p. 9)
VIRGILI
Accade spesso al Boiardo di cadere nel lascivo, usando
espressioni "grossolane" o "compiacendosi e dilungandosi in certi racconti
e pitture troppo particolari e minute. Le espressioni grossolane [...]"
sono il più delle volte cambiate dal Berni; quanto poi a certe pitture
egli cerca "di attenuarne le tinte" e di chiuderle con poche parole (è
l'esempio del canto XIX). Ma l'elemento più caratteristico sta nel
fatto che "non [si possa] trovare in tutto il lungo Poema un tratto, aggiunto
o rifatto, che veramente offenda la decenza o il pudore." È istruttivo
il fatto che il Berni simili scrupoli non li abbia mai avuti nelle rime
giocose (che non avrebbe mai voluto vedere stampate), mentre li abbia avuti
nel poema (l'unico che evrebbe voluto dare alla stampa). Tutto questo è
di non poca importanza per entrare nell'animo dell'autore e per capire
le sue intenzioni segrete "d'uomo e d'artista" (pp. 330-331)
I tratti che maggiormente si distinguono nei proemi sono
soprattutto: la pietà per i deboli e gli oppressi e l'isofferenza
per i prepotenti e gli oppressori; "un sentimento dell'inferiorità
dell'uomo nel creato e dell'umana miseria [IX
2]"; un odio profondo per le ipocrisie, per le ingratitudini dei padroni
fedelmente serviti, per i "millantatori di stemmi e di titoli, cui manchi
la miglior gentilezza, cioè dei costumi e dell'animo [XX,
XXI, LXV, XLVIII];
ed infine una sentita compassione ed indulgenza per le follie umane. E
"sotto quella sua ingenuità quasi infantile, [si cela], il più
delle volte, un'ironia sottilissima, [...] una conoscenza profonda dell'umana
natura, un senso di osservazione acutissimo di quello che succede nel mondo,
una facoltà portentosa di scrutarne e rivelarne la cause" (p. 332)
WOODHOUSE
L'analisi testuale di Woodhouse ci fornisce alcuni esempi
significativi sulla disposizione censoria e corretiva del Berni, partendo
proprio dalle sottrazioni che il poema boiardesco ha subito. Una delle
stanze eliminate - nella quale il soggetto è Astolfo – è
la seguente:
Quindeci pezzi de uno uomo vo' fare.
Prenderò vivo l'altro cavalliero,
Intorno al capo me il voglio aggirare,
Poi verso il cel tanto alto il lascio gire,
Che penarà tre giorni a giù venire.
(Boiardo I xix 28)
E ancora, la stanza I xx 26 del Boiardo, nella quale il gigante Ranchera
sfoggia le sue bravate, è un'altra vittima del Berni:
Prima che rimontar possi in arcione,
Te augurerai sei leghe esser lontano.
Or chi t'ha consigliato, vil stirpone,
Smontar al piede e combatter al piano?
E non mi giongi col capo al gallone,
Stroppiato bozzarello e tristo nano!
Che se io te giongo un calcio ne la faccia,
De là del mondo andrai ducento braccia. -
Il rifacitore interviene sul carattere 'primitivo' della minaccia e
del vanto. In questo secondo caso gli epiteti messi in bocca a Ranchera
dal Boiardo (v. 3: "vil stirpone"; v. 6: "stroppiato bozzarello") provocano
una reazione nel Berni che si rispecchia chiaramente nel riassunto che
fa della stanza omessa:
E disse scioccamente in suo linguaggio,
Ch'a smontar era stato poco saggio.
(Berni I xx 31 7-8)
Gli interventi berneschi ricadono, come abbiamo visto,
sia sulla forma che sul contenuto dell'opera boiardesca. I numerosi che
riguardano il contenuto manifestano una tendenza che mira a salvaguardare
la moralità e il costume. Il Berni propende ad attenuare o a sopprimere
i momenti più irreligiosi o più licenziosi del Boiardo. Questo
atteggiamento fu sicuramente influenzato dallo stretto contatto con il
pio Giberti. Si può supporre che in un diverso contesto, l'umorismo
del Boiardo sarebbe stato in linea con il Berni.
Come abbiamo detto, il Berni tende ad eliminare nel Boiardo
le espressioni blasfeme ed irrispettose. Woodhouse ci fornisce in tal senso
una serie di esempi significativi, nei quali l'umorismo boiardesco risulta
notevolmente attenuato:
E per sprezar la gente cristïana
Robberò il Papa e 'l suon de la campana
(Boiardo II iii 42 7-8)
Di tor la luce al sol mi vo' dar vanto,
Il suono all'acque,ed agli uccelli il canto.
(Berni XXXII [II iii] 45 7-8)
Lo stesso procedimento è messo in atto in un altro passo del
Boiardo, nel quale Brunello, parlando dell'antichità del suo stemma,
interpreta parodisticamente un brano del vangelo di San Giovanni ("Hoc
erat in principio"). Il Brunello del Berni è, in questo caso, molto
più evasivo:
- Ben - dicendo - fo antico, e ciò ti provo:
Ché lo evangelio, che è dritto iudicio,
Afferma che la oca era nel principio
(Boiardo II xxix 7 6-8)
L'antica stirpe mia (diceva) io trovo
Da quello uccello esser discesa, il quale
Fu fatto innanzi ad ogni altro animale.
(Berni LVIIII [II xxix] 11 6-8)
In altri due casi una similitudine del Boiardo adotta imprudentemente
un secondo termine di paragone che è bene non nominare invano. Il
Berni lo sostituisce con una perifrasi basata sulla mitologia classica:
Con tante perle e oro e zoie intorno,
Che il paradiso ne sarebbe adorno
(Boiardo I ii 36 7-8)
E tante perle ed oro hanno d'intorno,
Ch'il teatro di Giove è meno adorno
(Berni II 38 7-8)
Intrarno in sala, e ben fu loro aviso
Veder il celo aperto e il paradiso
(Boiardo II i 20 7-8)
E nella sala entrati, parve loro
Veder dove fa Giove il concistoro.
(Berni XXX [II i] 27 7-8)
Ed ancora, mentre il Boiardo permette ad un cavaliere cristiano di pronunciare
un'imprecazione che giunge all'empietà, il Berni la minimizza in
una smorfia:
La vita vo' lasciarvi tutta quanta,
E l'anima allo inferno e il corpo a' cani
(Boiardo II xxiv 50 6-7)
Volea gridar, ma i denti si strigneva
(Berni LIII [II xxiv] 50 7).
Nella prima parte dell'opera il Berni tende ad evitare il saluto "A
Dio ti raccomando" sostituendolo con "Io mi
ti raccomando" (V 67 3, VI 20 6, XI 50 1, XXV 54 3). E comunque
evita abitualmente l'uso di qualsiasi epiteto riferito a Dio:
Pur li rispose: - Per lo Dio beato
(Boiardo I ix 18 3)
Pur disse: Per quel Dio che m'ha creato
(Berni IX 22 3)
Molto ringrazïava Iddio divino
(Boiardo II xiii 30 2)
Ne dava grazie all'aiuto divino;
(Berni XLII [II xiii] 32 2).
Nel qualificare il Creatore l'unico epiteto che il Berni ammette - in
perfetta linea con la Controriforma - è "vero":
Rispose Orlando - per lo Dio beato! -
(Boiardo I iii 81 2)
Rispose Orlando: per lo vero Dio,
(Berni III 90 3)
E per lo Iddio del celo, e per Macone,
(Boiardo I i 47 7)
Per lo Dio vero, ed anche per Macone,
(Berni XI 47 7).
Ed ecco come il Berni esclude la tradizionale benedizione che Boiardo
usa qualche volta per concludere un canto:
Ne l'altro canto ve sarà contato
Come il fatto passasse e la gran giostra;
Dio vi conservi e la Regina nostra.
(Boiardo II xxvii 62 6-8)
Nell'altro canto vi sarà narrato
Quel che seguì, s'alla fatica nostra
Darete grata l'audïenzia vostra.
(Berni LVI [II xxvii] 64 6-8).
Gli scrupoli nel rispettare il nome di Dio non procedono, però,
di pari passo con la faceta libertà che il Berni si prende occasionalmente
contro coloro che professano la religione. Probabilmente l'intervento più
divertente si ha nella conclusione del canto LI [II xxii] 64 5-7:
Ma la indiscrezïon sarebbe troppa,
E più di quella de' preti e de' frati,
Se non mi ricordassi di finire.
L'ispirazione di questo passo sarà, indubbiamente, stata tratta
dal ritratto comico del diavolo Malagriffa del Boiardo, situato poco sopra
("E piglia preti e frati e i scapulari" in
II xxii 55 5), ma anche dalla percezione di una incongruenza verbale nella
chiusura del canto del Boiardo ("Io voglio mo finire
il mio sermone" in II xxii 61 5).
Una "gentile irriverenza" il Berni se la concede anche
nel descrivere la devozione di personaggi umoristici del poema, primo fra
tutti Astolfo:
Dicendo sue devote orazïone,
Come era usato il cavalier soprano.
(Boiardo II ii 7 3)
E borbottava una certa orazione
Divotamente, ch'era buon cristiano.
(Berni XXXI [II ii] 10 3-4).
Lo stesso, però, avviene, in questo passo, con Orlando:
Che a Dio se aricomanda a più non posso,
Chiamando ciascun Santo benedetto,
(Boiardo II xii 12 6-7)
Ch'era con l'orazione a' Santi addosso,
E borbottava e davasi nel petto,
(Berni XLI [II xii] 13 6-7).
Tuttavia, anche nel caso di Orlando, il seguito della narrazione (e
soprattutto la frase "drittamente crede" in
XLI [II xii] 14 8) non lascia dubbio sulla vera fede del personaggio (pp.
157-161)
La tendenza censoria del Berni colpisce, ovviamente, anche
la franchezza del Boiardo in materia sessuale. A XXIV 48 7-8, per esempio,
sostituisce un detto impertinente con una allusione molto più velata:
Che ogni servigio di dama si perde
Chi non adacqua il suo fioretto verde.
(Boiardo I xxiv 44 7-8)
Ché non sarebbe buon medico stato,
Non conoscendo l'umor del malato.
(Berni XXIV 48 7-8).
A XXX [II i] 29 3-4 dà una vernice di rispettabilità alla
narrazione senza imbarazzi del Boiardo (p. 161):
Che una regina in forma de serpente
Avea gabbata, e preso il suo appetito.
(Boiardo II i 22 3-4)
Ch'una regina in forma di serpente
Gabbò, di lei facendosi marito
Simile l'intervento al canto XII, nel quale la relazione di Iroldo con
Tisbina è variata da quella di "amante" a quella di "marito" (Boiardo
I xii 13 e Berni XII 13 8; Boiardo I xii 23 1 e Berni XII 21 1); questo
genere di manipolazione risulta abbastanza significativo se si pensa alle
posteriori revisioni del Decamerone che procederanno nella stessa
direzione.
Nel canto II il Berni espunge ogni riferimento ad un caso
di verginità minacciata:
Giamai di man non gli uscirà polcella.
(Boiardo I ii 25 4)
Che già mai dalle man gli uscirà quella
(Berni II 27 4)
e al canto LVI avviene lo stesso per due casi di verginità discutibile:
Non so se alcun trovò la sua polcella.
(Boiardo II xxvii 32 8)
Mai comedia non fu simil a quella.
(Berni LVI [II xxvii] 35 8).
Nel poema boiardesco l'ottava II
xxvii 3, che tratta della modestia delle spose, esprime un nostalgico
rimpianto per la mitica età della cavalleria. La stanza suddetta
risulta omessa nella versione del Berni. Tale omissione costituisce una
forma sostanziale di purificazione (p. 162). Con lo stesso procedimento
il rifacitore esclude due stanze (Boiardo I xi 6 e I xii 89), che esprimono
sentimenti essenzialmente misogini, ed altre due, inerenti un episodio
di Tisbina (Boiardo I xii 14 e 15), dedicate al tema del carpe diem.
Ed ancora, omette una stanza (Boiardo I xxix 48) nella quale si descrive
l'attesa amorosa di Orlando in merito a Origilla; si vedano i versi 3-4:
Perché, benché non sappia dir parole,
Pur spera de far fatti alla bisogna.
Lo stesso accade per altri otto versi del Boiardo (da II iv 10 7 a II
iv 11 6), nei quali, in una simile situazione, Orlando è frustrato
dalle condizioni restrittive di una usanza ostacolante (p. 162):
Ben gli rincresce il gioco che gli è guasto
Ch'esser conviene a quella impresa casto
(Boiardo II iv 10 7-8).
Il Berni riassume il corteggiamento di Bradamante e Fiordelisa (i cui
dettagli occupano le stanze del Boiardo I xix 61-63) con un sommario, stavolta
esplicito, ma che esclude la carnale corposità che invece piacerà
all'Ariosto (Furioso VII 29 7-8: "Del gran
piacer ch'avean, lor dicer tocca; / Che spesso avean più d'una lingua
in bocca"):
Lor lo dican per me, poi che a lor tocca,
Che ciascaduno avea due lingue in bocca
(Boiardo I xix 61 7-8)
Quivi degli amorosi ultimi frutti
Saziâr la lunga fame avidamente
(Berni XIX 63 1-2).
Tra questa serie di omissioni non si può far a meno di citare
quella del resoconto di Leodilla sulla sua prima notte con Ordauro. Il
sano edonismo della protagonista (Boiardo I xxii 26-27) viene sostituito
con un'esperienza dominata dalla colpa e con un appello all'indulgenza
morale:
Ciascun che è saggio, il suo piacere aprezza
(Boiardo I xxii 27 5)
Ma sia pietoso ognuno al fallo mio
(Berni XXII 30 7).
Tuttavia, nonostante le censure concettuali elencate di sopra, il Berni
interviene principalmente per moderare il linguaggio sconveniente di alcuni
personaggi, per esempio quelli femminili, i paladini cristiani o il loro
re (pp. 161-162)
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